Il 22 aprile si celebra la Giornata mondiale della terra. Quest’anno sarà la cinquantesima e il tema è “l’azione climatica”. Mai come in questi tempi di Coronavirus dobbiamo riflettere ed agire. Se è vero che oggi la priorità è contrastare la diffusione del Covid-19, la risposta di lungo periodo non potrà che essere quella di porre fine alla perdita di biodiversità e alla distruzione di habitat naturali, come ha detto Inger Andersen, direttore esecutivo del programma per l’ambiente delle Nazioni Unite in un’intervista al quotidiano britannico The Guardian. Sul sito ufficiale dell’Earth Day si legge: “Il cambiamento climatico rappresenta la più grande sfida per il futuro dell’umanità e del sistema di supporto vitale che rende il pianeta abitabile”.
Tutto inizia nel 1970
La Giornata è nata il 22 aprile 1970 quando 20 milioni di americani, corrispondenti al 10% della popolazione di allora, manifestarono nelle strade, nei collegi e nelle università per protestare contro il degrado ambientale e domandarono un nuovo corso nella gestione delle risorse ambientali. Da allora si susseguirono le iniziative di questo tipo e contribuirono a spianare la strada al vertice delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro del 1992, prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente. Parteciparono 172 governi. In quell’occasione si arrivò all’accordo sulla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici per la riduzione delle emissioni, che portò, alcuni anni dopo alla stesura del Protocollo di Kyoto (1997). Quest’ultimo, di natura volontaria, entrò in vigore solo nel 2005 e terminò nel 2012, rivelandosi insufficiente per contrastare il climate change.
COP21
Si arriva così al dicembre 2015, quando, durante la conferenza sul clima di Parigi (COP21), 195 paesi firmano il primo accordo universale e giuridicamente vincolante per rimettere il mondo sulla buona strada, limitando l’aumento medio della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali come obiettivo di lungo termine.
Il Green deal dell’Unione europea
L’Unione europea è stata sempre in prima linea su questo fronte e sta già adottando misure per ridurre le emissioni almeno del 40% entro il 2030. Inoltre, l’11 dicembre 2019 ha presentato il Green deal, una tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 attraverso una serie di azioni per promuovere l’uso efficiente delle risorse passando a un’economia pulita e circolare, ripristinando la biodiversità e riducendo l’inquinamento.
Il piano coinvolge tutti i settori economici, da quello dello sviluppo di tecnologie rispettose dell’ambiente, ai trasporti, all’energia fino alle costruzioni. Per fornire sostegno finanziario e assistenza tecnica alle persone, imprese e aree più colpite dal passaggio all’economia verde, l’Ue ha anche definito il “meccanismo per la transizione giusta” per mobilitare almeno 100 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027 nelle regioni più colpite.
Il Piano di azione per la finanza sostenibile
Le istituzioni europee hanno avviato un piano per finanziare la crescita sostenibile, subito dopo la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi. Nel dicembre 2016 è stato costituito il gruppo di esperti che ha formulato le prime raccomandazioni che sono state alla base dell’Action plan lanciato nel marzo 2018 con l’obiettivo di orientare flussi di capitale verso il finanziamento di progetti sostenibili e di promuovere l’integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) nei processi e nei prodotti finanziari, con particolare riferimento alla gestione dei rischi e all’orizzonte temporale di lungo periodo.
Tra le proposte vi sono una tassonomia europea per la finanza sostenibile, gli standard per i green bond, la modifica delle direttive comunitarie Mifid II e IDD e le linee guida Esma (l’autorità europea di vigilanza sui mercati) sulla valutazione di adeguatezza dei prodotti, una maggior trasparenza nella costruzione degli indici di sostenibilità, l’integrazione dei criteri ESG da parte delle società di rating e l’inserimento dei criteri di sostenibilità nella definizione di dovere fiduciario (principio in base al quale gli investitori istituzionali devono agire nel miglior interesse dei beneficiari). Altri punti-chiave sono il miglioramento della rendicontazione non finanziaria delle imprese, l’adozione di un approccio di lungo periodo nei processi decisionali dei consigli di amministrazione, la valutazione di una riduzione dei requisiti patrimoniali minimi delle banche in relazione agli investimenti sostenibili e l’incremento dei flussi di capitali verso il supporto alle infrastrutture “verdi”.
La settimana ESG di Morningstar
In occasione della cinquantesima Giornata mondiale della terra, Morningstar ha deciso di dedicare l’intera settimana ai temi ambientali, sociali e di governance. Riprenderemo alcuni concetti chiave della nostra ricerca e metodologia sostenibile, oltre ad affrontare temi nuovi come la gestione dei rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici e al degrado degli eco-sistemi. Guarderemo anche come gli investimenti sostenibili si sono comportati durante la recente fase di calo dei mercati.
Lunedì 20 aprile
Il nuovo Morningstar Sustainability Rating
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Martedì 21 aprile
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Mercoledì 22 aprile
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Giovedì 23 aprile
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Venerdì 24 aprile
Il pianeta malato è anche un rischio finanziario
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