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Quando il rischio ESG diventa finanziario

Uno studio di Sustainalytics sulla deforestazione in Amazzonia dimostra come una cattiva condotta dal punto di vista ambientale possa tradursi in un danno economico per le aziende coinvolte e per i loro investitori e in un depauperamento della ricchezza del paese.

Francesco Lavecchia 24/04/2020 | 09:48
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La salvaguardia dell’ambiente non è solo un sano principio, è anche una necessità economica. Le aziende coinvolte in scandali legati all’ambiente rischiano di subire un forte danno reputazionale e di conseguenza finanziario. Lo stesso problema riguarda le banche finanziatrici. Gli azionisti, invece, devono fare i conti con la possibilità di accusare grosse perdite in portafoglio.

Il caso della brasiliana JBS
Sustainalytics, leader mondiale nella ricerca sulla sostenibilità, ha analizzato il caso della deforestazione in Amazzonia per valutare le molteplici ripercussioni di un simile danno ambientale sui diversi stakeholder. Prima dell’avvento di Internet e dei social network era molto più semplice per un’azienda far passare sottotraccia delle condotte dai profili illeciti. Le informazioni viaggiavano molto più lentamente e raggiungevano una platea limitata. Per questo, anche quando venivano accertate delle gravi irregolarità il danno reputazionale aveva un impatto contenuto sui conti finanziari dell’impresa. Ora, invece, notizie e immagini fanno il giro del mondo in un click e in attimo milioni di dollari di capitalizzazione di mercato possono andare in fumo.

Inoltre, negli ultimi anni la sensibilità alle tematiche della sostenibilità ambientale è molto aumentata e coinvolge tutti gli anelli della catena imprenditoriale. Le aziende committenti, ad esempio, controllano continuamente la loro supply chain per tutelarsi a loro volta da un danno d’immagine e possono interrompere dei rapporti commerciali se i fornitori non rispettano i loro standard ESG. I consumatori possono promuovere delle campagne di boicottaggio contro delle aziende ritenute colpevoli di arrecare un danno all’ambiente, mentre i governi nazionali o sovranazionali (come l’Unione europea) possono decidere di imporre delle restrizioni commerciali.

Gli analisti di Sustainalytics hanno preso ad esempio la brasiliana JBS, azienda numero uno al mondo nella lavorazione della carne, coinvolta in uno scandalo legato alla deforestazione in Amazzonia. L’azienda è stata multata dall’agenzia governativa brasiliana per l'ambiente e le risorse naturali rinnovabili (IBAMA) per 7,7 milioni di dollari perché tra il 2013 e il 2016 ha venduto carne proveniente da pascoli allevati in aree deforestate illegalmente e per questo sottoposte ad embargo da parte del Governo. Inoltre, a seguito di un rapporto di Greenpeace pubblicato nel 2012, che tracciava la relazione tra le pratiche illegali nelle foreste pluviali brasiliane e gli impianti di macellazione dell’azienda, la catena britannica di supermercati Tesco ha deciso di rescindere un importante contratto con JBS.

I rischi per gli investitori
Il rischio reputazionale, tuttavia, non ricade solo sull’azienda, ma si ripercuote poi anche su chi ci investe e su chi la finanzia. La letteratura economica è piena di studi (come quello di Jonathan M. Karpoff, docente di Finanza alla Michael G. Foster School of Business di Washington,del 2005), che, esaminando i dati raccolti tra il 1980 e il 2000 relativi a 478 titoli quotati in Borsa, ha dimostrano come le notizie relative a una violazione ambientale si ripercuotano direttamente sul valore di mercato delle azioni. Ricerche fatte sul settore beni di consumo indicano come la cattiva reputazione di un’azienda (principalmente relativi agli aspetti sociali e ambientali) possa tradursi in una sottoperformance del titolo del 30% rispetto alla media del settore e del 70% rispetto a un competitor che al contrario gode di buona reputazione. Nel caso di JBC, lo scandalo emerso dalle indagini dell’IBAMA a metà 2017 si è tradotto in deprezzamento del 40% del titolo, che a fine giugno di quell’anno ha toccato il suo minimo storico.

Nel caso delle banche finanziatrici il danno di immagine si somma a volte a quello finanziario. Le aziende coinvolte in scandali ambientali rischiano infatti di dover pagare multe salatissime e questo può tradursi in un peggioramento della qualità del portafoglio crediti degli istituti di credito che li finanziano e di conseguenza in un deprezzamento dei loro asset.

I rischi per il paese
Un danno ambientale rischia anche di ripercuotersi sulla ricchezza di un intero paese. La Banca Mondiale inserisce nella sua definizione di ricchezza di un territorio anche il capitale naturale, ovvero tutte le risorse rinnovabili e non rinnovabili che producono un beneficio per la popolazione. Nel caso del Brasile, i numeri dell’istituto internazionale indicano come il suo patrimonio naturale, costituito per quasi l’80% da foreste, aree protette, terre coltivate e pascoli, si sia raddoppiato tra il 1995 e il 2014 passando da 3.800 miliardi di dollari a 7.600 miliardi di dollari, ma l’amministrazione Bolsonaro rischia di depauperare questa ricchezza. Uno dei primi provvedimenti del nuovo presidente del Brasile è stato quello di affidare al Ministero dell’agricoltura alcune responsabilità proprie del Ministero dell’ambiente e di ridurre a quest’ultimo e alla sua agenzia per la deforestazione il budget di spesa. E i risultati non hanno tardato ad arrivare. Secondo rapporti preliminari, dicono gli analisti di Sustainalytics, la deforestazione a maggio scorso è aumentata del 34% rispetto all’anno prima e a giugno l’incremento è stato addirittura dell’88%. Ad agosto scorso, invece, le ispezioni condotte dalle agenzie del Ministero dell’Ambiente sono calate del 70% rispetto al 2019.

 

 

 

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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