Il mercato è troppo severo con le banche italiane. Da inizio febbraio, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Unicredit (gli istituti coperti dalla ricerca di Morningstar) hanno registrato in Borsa perdite comprese tra il 45% e il 55% e ora sono scambiate a tassi di sconto elevati rispetto al fair value. Ma, dicono gli analisti di Morningstar, gli attuali corsi azionari non valutano adeguatamente i risultati dell’ultimo trimestre e le prospettive di crescita future delle tre banche italiane.
Intesa, crescita media degli utili del 5%
I numeri di Intesa Sanpaolo nel primo trimestre del 2020 indicano un aumento dell’utile netto del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno anche grazie al forte contributo del segmento del trading alla crescita dei ricavi (+12%) e al calo del 3% dei costi operativi. “Il management della banca torinese ha annunciato l’intenzione di distribuire il 75% degli utili del 2020, il 70% di quelli del 2021 e di pagare la cedola del 2019 ancora in sospeso in seguito alle indicazioni dell’organo di vigilanza della Bce. Oltre alla volontà di proseguire con il piano di fusione con Ubi Banca. Queste dichiarazioni sono segnali di forza che l’istituto di credito dà al mercato, ma avremmo preferito che Intesa si concentrasse sull’operazione di M&A in modo da risparmiare liquidità che potrebbe tornare utile in futuro”, dice Johann Scholtz, analista azionario di Morningstar.
“A favore della banca gioca il basso aumento dei crediti deteriorati nel primo trimestre, ma nonostante il management ostenti fiducia sullo stato di salute delle imprese italiane, migliore rispetto a quello del 2008, e sulle misure a sostegno dell’economie da parte del Governo italiano è lecito aspettarsi un aumento dei prestiti insoluti. Sulla base delle nostre previsioni per i prossimi cinque anni, che indicano una crescita media degli utili per azione del 5%, stimiamo un fair value pari a 2,10 euro” (report aggiornato al 7 maggio 2020).
Mediobanca ringrazia il segmento delle gestioni patrimoniali
Nel terzo trimestre del 2020 (che termina a giugno) Mediobanca ha dimezzato gli utili netti, scesi da 176 a 85 milioni di euro, per effetto dell’aumento delle rettifiche sui crediti e dell’incremento delle svalutazioni. Tuttavia, il margine da interesse è cresciuto del 4%, le commissioni hanno registrato un +7%, i costi operativi sono rimasti stabili e la qualità del credito è rimasta solida, con la percentuale dei crediti deteriorati addirittura in calo.
“Mediobanca ha una significativa esposizione all’economia italiana, considerato che la quasi totalità dei prestiti alle famiglie è concessa sul territorio nazionale, per questo ci aspettiamo che la banca aumenti gli accantonamenti per perdite su crediti durante tutto il periodo fiscale 2020 fino a raggiungere il picco massimo nell'esercizio 2021 e ipotizziamo anche un incremento delle perdite su crediti. Diversamente da molti dei suoi competitor, il forte posizionamento nel segmento della gestione patrimoniale le permetterà nei prossimi anni di beneficiare di una crescita attesa dei ricavi non da interesse. La nostra stima del fair value pari a 9 euro tiene conto della partecipazione del 13% nel capitale sociale di Generali (valutata circa 4 euro) ed è pari a 0,8 volte il book value della banca nel 2019 e a 10 volte l'utile atteso per il 2020”, dice Scholtz (report aggiornato all’11 maggio 2020).
Unicredit, rimbalzo degli utili nel 2021
Unicredit ha registrato nel primo trimestre una perdita di 2,8 miliardi di euro, superiore alle attese del consensus del mercato. Nei primi tre mesi del 2020 la banca ha dovuto registrate la minusvalenza sulla cessione di una quota del capitale della banca turca Yapi Kredi e i costi relativi al piano di ristrutturazione, ma nonostante queste voci straordinarie, dicono gli analisti, il risultato netto sarebbe stato comunque negativo a causa del forte incremento degli accantonamenti per le perdite sui crediti e della contrazione dei ricavi (-8%) in seguito al drastico calo delle entrate provenienti dalle attività di trading.
“Per il 2020 ci aspettiamo una forte diminuzione della redditività a causa dell'aumento degli accantonamenti per perdite su prestiti, dei costi di ristrutturazione aziendale e delle ricadute del deterioramento dell’economia domestica. Tuttavia, nei due anni successivi, quando l’impatto delle voci straordinarie diminuirà in maniera sensibile, prevediamo una forte ripresa degli utili. In base a queste ipotesi stimiamo un fair value pari a 12 euro”, conclude Scholtz (report aggiornato al 6 maggio 2020).
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