Green deal, Piano europeo per la finanza sostenibile: quanto sono lontani questi temi dalle nostre personali scelte di investimento? La risposta è “molto meno di quanto possiamo pensare”. Lasciamo da parte le procedure, i termini tecnici e gli inglesismi perché per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, l’Ue ha bisogno di tutti, compresi i gestori di grandi patrimoni, i consulenti finanziari e i risparmiatori.
Il Piano di azione per la finanza sostenibile, che è attualmente in una fase di revisione, si pone principalmente tre obiettivi: creare un quadro abilitante per gli investimenti sostenibili con strumenti e strutture adeguati, accrescere le opportunità per cittadini, istituzioni finanziarie e imprese di contribuire alla sostenibilità; gestire e integrare appieno i rischi climatici e ambientali nel sistema finanziario.
Tocca direttamente gli investitori finali, perché rappresenta un cambiamento nel modo in cui i governi vogliono regolare il mercato dei capitali. “Tradizionalmente, l’attenzione è stata posta sulla protezione degli investitori, assicurando trasparenza, correttezza ed evitando falle sistemiche o crisi di liquidità”, spiega Andy Pettit, responsabile Policy Research Emea di Morningstar. “Il Piano europeo di azione per la finanza sostenibile ha l’obiettivo di coinvolgere i mercati finanziari nella più ampia agenda per promuovere la sostenibilità come elemento chiave della crescita economica e a beneficio della società”.
L’importanza delle informazioni agli investitori
In particolare, la nuova regolamentazione avrà un impatto significativo sulle informazioni agli investitori finali e, se sarà implementata in modo efficace, renderà più facile esprimere le proprie preferenze con riferimento alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG).
La trasparenza è un cardine della futura regolamentazione per diverse ragioni:
- Fornirà un quadro di riferimento per le attività sostenibili (tassonomia). Se da un lato, questa classificazione aiuterà gli investitori a prendere decisioni consapevoli, ha un grande limite nel fatto che è focalizzata sulle questioni ambientali ed è quindi auspicabile che evolva poi per abbracciare anche i fattori sociali e di governance.
- Integrerà la regolamentazione sulla disclosure per le società di gestione, le quali dovranno dire come includono i rischi ESG nel processo di investimento, quali metriche usano e come considerano le decisioni di investimento che potrebbero avere un impatto sui fattori ambientali. Le due più grandi sfide, secondo i ricercatori di Morningstar, sono il grado di consistenza e comparabilità delle comunicazioni e il disallineamento temporale tra la tassonomia (che dovrebbe entrare in vigore nel 2022) e le regole sulla disclosure (che dovrebbero diventare efficaci nel marzo 2021).
- Richiederà che nel questionario sulla adeguatezza, previsto da Mifid 2 insieme a quello di appropriatezza, gli intermediari prendano in considerazione anche l’interesse degli investitori per gli strumenti sostenibili. Tale previsione, si aggiungerà a informazioni come l’orizzonte temporale, il profilo di rischio e gli obiettivi finanziari degli investitori. La principale sfida, spiega Pettit, sarà quella di disegnare un meccanismo per accertare le preferenze, perché la sostenibilità comprende un’ampia gamma di attività, a differenza di altre metriche di adeguatezza, più facilmente misurabili.
- L’Ue intende incorporare le considerazioni ESG nel dovere fiduciario del gestore, che consiste nell’obbligo di agire nel miglior interesse dell’investitore finale. La proposta regolamentare prevede che oltre i rischi finanziari, vengano considerati quelli di sostenibilità che potrebbero avere un impatto negativo sui ritorni finanziari.
Come le proposte normative possono aiutare a raggiungere gli obiettivi del Piano di azione europeo per la finanza sostenibile
Le sfide
“I requisiti di disclosure possono dare agli investitori un’importante spinta ad integrare la sostenibilità nelle scelte finanziarie”, dice Pettit. “Il successo, però, dipenderà da come verranno applicate le nuove regole dall’Ue e dagli stati membri, da come le nuove normative si tradurranno in prodotti green con costi vantaggiosi e dalla capacità del mercato di integrare i dati ESG negli investimenti”. Nel corso del 2020 cominceremo a capire se le nuove proposte normative avranno le potenzialità per indirizzare i flussi finanziari verso un’economia più sostenibile, proteggendo allo stesso tempo i risparmiatori da greenwashing e prodotti finanziari non adeguati ai loro obiettivi e alla loro tolleranza al rischio.
L'articolo è stato pubblicato per la prima volta sul WeWealth il 22 maggio 2020
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