I costi dei fondi europei sono nel mirino delle autorità regolamentari da tempo. L'ultimo intervento è del 4 giugno da parte dell'Esma, l'Autorità europea di vigilanza sui mercati, che ha inviato una nuova comunicazione alle authority locali per promuovere la convergenza nelle attività di supervisione dei costi applicati dagli organismi di investimento collettivo (Oicvm) e i fondi di investimento alternativo (Fia).
Le norme che regolano le società di gestione impongono loro di agire nel migliore interesse dei fondi e dei sottoscrittori. Il briefing dell'Esma mira a garantire che in ogni paese venga adottato un approccio normativo coerente e a impedire disparità di trattamento degli investitori nei diversi paesi.
Cosa prevede la comunicazione
In particolare, le autorità di regolamentazione hanno il compito di garantire che i costi addebitati a un fondo o ai sottoscrittori siano coerenti con l'obiettivo di investimento e non impediscano il raggiungimento di quest’ultimo, soprattutto quando un fondo paga delle spese a terzi (ad esempio fornitori di determinati servizi, come la banca depositaria o intermediari per l'acquisto e la vendita di titoli, oppure le spese dei revisori del bilancio annuale).
Le autorità di regolamentazione hanno il compito di assicurare che tali costi siano nell'interesse degli investitori e siano ragionevoli, sulla base di standard di mercato per i diversi tipi di fondi. Dovrebbero inoltre garantire che tutti gli investitori siano trattati allo stesso modo e che i fondi dichiarino chiaramente tutte le spese a carico dei sottoscrittori.
Confronto con il Regno Unito
I temi affrontati dall'Esma sono simili a quelli toccati dall'autorità di regolamentazione del Regno Unito all'inizio di quest'anno, anche se l’approccio è diverso. I fondi domiciliati nel Regno Unito hanno obblighi superiori rispetto a quelli dell'Unione europea, perché devono condurre una valutazione annuale del valore e pubblicare le loro conclusioni. I gestori sono, in sostanza, costretti a indossare il cappello degli investitori e dichiarare se il servizio fornito genera un buon valore rispetto ai costi applicati.
Ci sono però somiglianze nelle due regolamentazioni dal momento che le valutazioni del valore devono considerare i costi del fondo, gli indicatori di mercato comparabili e gli oneri addebitati ad altri investitori per servizi confrontabili. Inoltre, devono tenere in considerazione se vengono applicate economie di scala con l'aumentare delle dimensioni del fondo a beneficio dei sottoscrittori. Infine, i consigli di amministrazione devono giustificare il motivo per cui gli investitori si trovino in una classe di azioni più costosa rispetto a una di costo inferiore per la quale sono idonei e che offre sostanzialmente le stesse condizioni. Per completare il processo, questi elementi devono essere considerati insieme alle performance e alla qualità del servizio fornito dalla società di gestione.
Cambiamento possibile
L'ultimo studio biennale di Morningstar dal titolo Global Investor Experience ha rilevato che 19 dei 26 mercati analizzati nel 2019 avevano commissioni complessive inferiori rispetto al 2017 e che la regolamentazione può essere un fattore determinante. Da allora, e con l’avvento delle nuove regole nel Regno Unito a febbraio, abbiamo assistito a una riduzione dei costi dei fondi inglesi, alla chiusura di quelli più costosi e al trasferimento dei clienti in classi con commissioni inferiori. Ci auguriamo che questo possa accadere anche per i sottoscrittori di fondi europei.
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