In occasione della Settimana Speciale dedicata alla finanza comportamentale, abbiamo deciso di fare luce sui principali errori cognitivi in cui tipicamente incappano gli investitori.
Prima di tutto due parole per definire la finanza comportamentale. La finanza comportamentale è un campo di studio che applica la ricerca scientifica della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni finanziarie e come queste si riflettono nei prezzi di mercato e nell’allocazione delle risorse. Sostanzialmente, si interessa alla razionalità, o meglio alla sua mancanza, da parte degli agenti economici.
La finanza comportamentale è una disciplina relativamente nuova che è stata definitivamente consacrata con il premio Nobel per l’economia assegnato nel 2017 a Richard Thaler, il più noto studioso della behavioral economy.
La prima distorsione cognitiva che tratteremo è sicuramente tra le più comuni: la paura di perdere, in inglese loss aversion.
Si tratta di un concetto che si riferisce alla tendenza generalizzata delle persone a preferire di evitare una perdita piuttosto che “rischiare” di incassare un guadagno. Alcuni studi hanno dimostrato che le perdite sono psicologicamente due volte più potenti rispetto ai guadagni. In sostanza, questo significa che in generale chi perde 100 euro avrà un “tasso di insoddisfazione” più elevato rispetto al “tasso di soddisfazione” di chi ha guadagnato 100 euro. Razionalmente, invece, le due reazioni dovrebbero essere speculari.
Prendiamo un altro esempio: preferireste ottenere uno sconto del 10% su di un bene che volete comprare, oppure evitare un sovrapprezzo sullo stesso bene pari al 10%? A rigor di logica, il risparmio è esattamente lo stesso. Eppure, numerosi esperimenti hanno dimostrato che il consumatore medio dà irrazionalmente molta più importanza allo sconto, esattamente come l’investitore medio dà più importanza a 100 euro di capitale preservato piuttosto che a 100 euro di capitale guadagnato.
Uno degli effetti che produce la paura di perdere, è quello di sbagliare le tempistiche nelle proprie manovre di investimento. In genere gli investitori esitano a convertire una perdita potenziale in una perdita reale; tendono a mantenere le stesse posizioni anche se sono in rosso, nella speranza che la tesi originaria su cui si sono basati si rivelerà giusta alla fine, peggiorando spesso la situazione. Oppure, alternativamente, liquidano le proprie posizioni troppo in fretta, monetizzando così una perdita che poteva essere evitabile.
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