Quando guardano alla tenuta in Borsa dei paesi emergenti negli ultimi mesi gli investitori che puntano su questo asset non possono fare a meno di chiedersi quanto durerà lo stato di forma della Cina.
L’indice Morningstar EM nell’ultimo mese (fino al 17 agosto e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,3%, portando a -5,8% la performance da inizio anno (+20,3% nel 2019). Risultati che non sono poi molto distanti da quelli segnati dal paniere Global Markets.
Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto da inizio anno
Dati in euro aggiornati al 17 agosto 2020
Fonte: Morningstar Direct
Farsi domande sul futuro della Cina è naturale, considerando che l’azionario del Regno di mezzo pesa, mediamente, per il 33% delle holding contenute nei portafogli dei fondi di investimento specializzati negli emerging market e, in alcuni casi, ne rappresenta più della metà.
Nella tabella in basso sono elencati (in ordine decrescente) i 10 fondi della categoria Morningstar Global Emerging Markets che hanno la maggior presenza di azionario cinese.
I 10 fondi che hanno più azionario Cina in portafoglio
La questione Cina
La Cina, secondo le comunicazioni ufficiali arrivate da Pechino, nel secondo trimestre dell’anno avrebbe registrato una crescita del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e dopo il -6,8% segnato nel primo quarter. Complessivamente, nella prima metà dell'anno, l'economia cinese ha segnato una contrazione dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo le previsioni di Morningstar, per l’intero 2020 la frenata dovrebbe essere del 2,4%.
I dati che economici che arrivano dalla Cina, tuttavia, sono sempre presi con le pinze dagli addetti ai lavori. Tanto che la maggior parte delle società di analisi utilizza strumenti di misurazione propri per capire quale sia lo stato di salute del paese asiatico.
“Abbiamo qualche dubbio che la crescita del secondo trimestre sia stata così forte”, spiega Preston Caldwell, analista e responsabile del China Economics Committee di Morningstar le cui metriche di misurazione parlano di un progresso nel quarter dello 0,4%. “Tuttavia, anche secondo i nostri calcoli è innegabile che ci sia stata una buona ripresa rispetto al trimestre precedente”.
La questione a questo punto è capire se il recupero sia sostenibile.
Nel grafico in basso è rappresentato l’andamento del Pil cinese dal 2008 e le previsioni per i prossimi anni.
“Siamo preoccupati per la sostenibilità del recupero che sta mostrando la Cina”, dice Caldwell. “Le esportazioni e, soprattutto, i consumi domestici restano deboli. Questo significa che a guidare la ripresa sono gli investimenti fissi e le scorte. Ma si tratta di due elementi che non possono dare una spinta che duri a lungo”.
Alla luce di questa situazione, il China Economics Committee di Morningstar si attende che la fase di recupero si indebolisca nella seconda metà del 2020 e oltre. “A questo va aggiunto che non vediamo piani di stimolo al credito come quelli messi in campo subito dopo la crisi del 2009”, dice Caldwell. “Ci aspettiamo un rallentamento del Pil cinese nel lungo termine che sarà il risultato di elementi che erano in corso già prima della pandemia di Covid-19, quando una crescita sostenuta dagli investimenti e dall’aumento del debito era già insostenibile”.
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