I mercati di frontiera non riescono a riprendere il passo che avevano trovato quando si erano messi al traino dei mercati mondiali.
La categoria Morningstar in cui sono raccolti i fondi che investono nei paesi non ancora emergenti ha perso in un mese (fino al 19 agosto e calcolata in euro) lo 0,09%, portando a -19,5% la performance da inizio anno (+11,4% nel 2019).
Andamento categoria Morningstar Global Frontier market da inizio anno
La frenata evidenzia i due aspetti che caratterizzano i mercati di frontiera: da una parte il fatto di essere considerati un asset rischioso da trattare con cautela; dall’altro la decorrelazione che a volte presentano rispetto agli altri mercati mondiali e che può essere utile in termini di diversificazione dei portafogli.
Al di là dei movimenti di breve periodo, comunque, il sentiment degli operatori riguardo al futuro delle aree frontier resta improntato al’ottimismo. “In un mondo sempre più caratterizzato da fenomeni di deglobalizzazione, continuiamo a guardare a quelli che possono essere i vincitori del prossimo decennio”, spiega uno studio del Global Emerging market team di Morgan Stanley AM.
Fra questi ci sono i paesi che potrebbero beneficiare delle nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina che dovrebbero spingere alcune aziende a trovare nuovi paesi in cui produrre. Fra questi, secondo gli operatori, il Vietnam è in testa. “Ma ci sono anche stati, come l’Indonesia e l’Egitto, in cui una grande parte della crescita domestica non dipende esclusivamente dalle esportazioni”.
Nella tabella in basso sono elencati, in ordine alfabetico, i fondi della categoria Morningstar Global Frontier markets con la loro esposizione netta all’azionario del Vietnam, dell’Egitto e dell’Indonesia.
I fondi Global Frontier markets e l’esposizione a Vietnam, Egitto e Indonesia
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