Decisamente, la Brexit assomiglia sempre di più a una telenovela che non lesina colpi di scena. Da David Cameron, passando da Theresa May, fino a Boris Johnson, il Regno Unito non ha ancora trovato la strada da percorrere per uscire dignitosamente dall’Unione europea e – forse per questo – ha deciso di tirare la corda a costo di rischiare di spezzarla.
A distanza di oltre quattro anni dal referendum da cui tutto è nato, infatti, la questione rischia di finire in tribunale. Il nodo della discordia è che il governo britannico è deciso a far approvare al Parlamento una legge che rinnega gli accordi presi con l’Ue l’anno scorso in materia di diritto commerciale. In sostanza, l’accordo stabiliva che l’Irlanda del Nord sarebbe rimasta parte del mercato unico europeo per evitare la possibile reintroduzione di un confine fisico con la Repubblica d’Irlanda. Tuttavia, per Londra è difficilmente accettabile che l’Irlanda del Nord, pur facendo parte del Regno Unito, rimanga all’interno dell’Unione doganale europea, perché questo significherebbe trattare la Gran Bretagna come un paese terzo.
Bruxelles ha ufficialmente dichiarato che nel caso in cui il governo Johnson non ritirasse il disegno di legge entro la fine di settembre, ci sarebbero tutti i presupposti per un’azione legale. Londra, dal canto suo, ha fatto sapere che non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro, nonostante – è il caso di dirlo – in Inghilterra molti si siano apertamente dichiarati contrari alla linea del Primo ministro (il capo del dipartimento legale del governo britannico, Jonathan Jones, ha dato infatto dato le dimissioni la settimana scorsa).
Peggio del Coronavirus
Allo stato attuale, quindi, l’ipotesi di una Brexit senza accordo diventa sempre più probabile (ricordiamo che dal primo gennaio 2021 il Regno Unito sarà ufficialmente fuori dall’Ue qualsiasi cosa accada), ipotesi che potrebbe avere ripercussioni economiche particolarmente pesanti. Secondo l’economista Thomas Sampson, docente alla London School of Economics, le conseguenze finanziarie ed economiche di una hard Brexit sarebbero sul lungo periodo addirittura superiori a quelle provocate dalla pandemia di Coronavirus. Per Sampson, da qui al 2035 più gli effetti del Covid sarebbero passati, mentre l’economia potrebbe ancora pagare le conseguenze di una Brexit no-deal.
Uno sguardo al mercato
La Borsa di Londra ha ovviamente sofferto dell’incertezza attorno alle negoziazioni degli ultimi anni. Il Morningstar UK NR Index ha lasciato per strada il 25,7% del proprio valore da inizio anno, contro il -9,3% del Morningstar Eurozone NR Index e il -4,6% del Morningstar Global Markets NR Index. Ma tale tendenza arriva da più lontano: il benchmark UK ha segnato negli ultimi tre anni una performance annualizzata del -3,6%, contro il +7,4% offerto dal mercato globale (in euro all’11 settembre 2020).
Evoluzione degli indici Morningstar UK e Morningstar Global Markets a tre anni
Dati in euro all’11 settembre 2020. Fonte: Morningstar Direct.
Nonostante il grande punto di domanda che pesa sul futuro economico del Regno Unito, la piazza londinese potrebbe rappresentare tuttavia una scommessa interessante per chi non ha paura della volatilità e un orizzonte temporale abbastanza lungo.
Secondo il Global Market Barometer di Morningstar, infatti, l’azionario UK è attualmente sottovalutato del 20% rispetto al fair value (relativamente alle titoli coperti dall’analisi Morningstar. Il dato è in euro, al 14 settembre 2020).
L’offerta italiana
Per gli investitori italiani ci sono disponibili 49 fondi comuni aperti e 23 Exchange traded fund che offrono esposizione diretta al mercato azionario britannico, attraverso cinque diverse categorie. Di seguito, una tabella con quelli coperti dalla ricerca qualitativa di Morningstar.
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