Siamo sempre più attenti a fare la raccolta differenziata, utilizziamo biciclette, monopattini o altri mezzi di trasporto poco inquinanti, scegliamo soluzioni di efficienza energetica e cerchiamo comprare prodotti ecologici. Ma mettiamo la stessa attenzione nel gestire le nostre finanze?
Le statistiche Morningstar rivelano che i flussi di investimento verso i fondi e gli Etf (Exchange traded fund) sostenibili sono in crescita. Il patrimonio globale ha superato i mille miliardi di dollari a fine giugno 2020. L’offerta di strumenti di questo tipo è in aumento, ma spesso ignoriamo la loro esistenza o non sappiamo come riconoscerli.
Investire in modo sostenibile
Iniziamo, dunque, con alcune definizioni. Per “investimento sostenibile” intendiamo un approccio di lungo termine che include i fattori ambientali, sociali e di governo societario (ESG, acronimo di Environmental, social and governance) nelle decisioni di allocazione del nostro patrimonio.
L’acronimo ESG racchiude, dunque, diversi universi. Il primo è quello dell’ambiente, che comprende rischi quali i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione. Il secondo include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile. Il terzo universo è relativo alle pratiche di governo societario, comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia.
Come riconoscere i fondi sostenibili
Molte società di gestione offrono fondi che sono intenzionalmente sostenibili. Si riconoscono perché nel prospetto informativo o in altri documenti obbligatori dichiarano di focalizzarsi su questo tipo di tematiche. Non tutti i prodotti sono uguali, perché esistono diverse strategie. C’è chi incorpora i fattori ESG nel processo di investimento, chi si focalizza su specifici obiettivi, come ad esempio le energie rinnovabili o l’acqua. Infine, alcuni strumenti fanno impact investing, ossia cercano di perseguire, oltre al rendimento finanziario, un risultato di impatto sull’ambiente o la società (decarbonizzazione del portafoglio, promozione della diversità ed equità di genere, ecc.).
Il quadro di riferimento Morningstar per classificare gli investimenti sostenibili
Strategie di esclusione
Esistono poi fondi che si limitano ad escludere determinate aree critiche, senza implementare strategie sostenibili vere e proprie. Ad esempio, escludono il tabacco, l’alcol, le armi, l’intrattenimento per adulti, il nucleare, i pesticidi, ecc. I criteri possono essere decisi sulla base di norme internazionali come il Global Compact delle Nazioni Unite o la Dichiarazione universale dei diritti umani.
La classificazione Morningstar delle strategie di esclusione
Partecipazione attiva
Infine, ci sono società di gestione che adottano strategie di azionariato attivo, ossia cercano di instaurare un dialogo con i vertici delle società che hanno in portafoglio per indurre cambiamenti positivi oppure propongono risoluzioni e votano nelle assemblee degli azionisti su temi ESG. Queste attività non sono sempre documentate nei prospetti informativi e possono essere o meno un complemento all’investimento sostenibile intenzionale.
Controllare il rischio ESG in portafoglio
Se un investitore desidera conoscere il rischio ESG che ha in portafoglio, indipendentemente dal fatto di avere fondi con mandato sostenibile, può utilizzare il Morningstar Sustainability rating, che si basa sull’ESG risk rating, calcolato da Sustainalytics (società del gruppo Morningstar), per le singole società. Questo indicatore misura il grado in cui il valore economico di un’impresa potrebbe essere a rischio a causa di questioni ambientali, sociali o legati al governo societario. Si tratta del rischio non gestito, che si ottiene una volta dedotta dall’esposizione totale ai rischi la parte che l’azienda sta effettivamente gestendo. La scala va da 0 a 100, dove i punteggi sopra 40 indicano un livello “severo”.
Per i fondi, il giudizio viene assegnato all’interno delle categorie globali di Morningstar, in una scala che va da uno a cinque globi, con i cinque globi che indicano i fondi più sostenibili, cioè con un minor livello di ESG Risk. Il calcolo avviene sulla base del punteggio di sostenibilità storico del portafoglio (12 mesi di osservazioni) e solamente se almeno il 67% degli asset è coperto dalla ricerca di Sustainalytics. All’interno del gruppo di riferimento, il Sustainability rating ha una distribuzione analoga allo Star rating (le stelle Morningstar, che sono calcolate come rapporto tra rischio e rendimento, tenuto conto dei costi). Il miglior 10% riceve cinque globi, il successivo 22,5% quattro e così via.
Il Morningstar Sustainability rating
Eliminare il rischio CO2
E’ possibile anche misurare quanto è “inquinato” il nostro portafoglio, ossia qual è l’esposizione al rischio carbonio e quanto gli investimenti sono allineati con la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2. Morningstar calcola per ciascun fondo il punteggio di Carbon risk: più basso è questo valore, minore sarà il rischio che si corre. Gli strumenti più virtuosi sono identificati da una designazione low carbon (raffigurata con una foglia stilizzata), che indica una bassa esposizione a fonti fossili e un limitato rischio carbonio.
Esempio di metriche sul carbonio nella scheda dei fondi sul sito Morningstar.it
Dove trovare informazioni
Tutte queste informazioni sono disponibili sul sito Morningstar.it nella scheda fondo di ciascun fondo, all’interno della sezione “Sustainability”. Rispetto a un tempo, quando questo tipo di analisi erano fruibili solo dagli investitori professionali, oggi anche i privati hanno a disposizione strumenti di facile comprensione per gestire in modo sostenibile i propri investimenti.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.