Trump e Biden agli antipodi, ma ciò che conta è il ciclo economico

Per Matteo Ramenghi (UBS), i settori farmaceutico e petrolifero potrebbero soffrire di una regolamentazione più rigida in caso di vittoria dei democratici, i quali punterebbero invece su infrastrutture e green economy. La ripresa del terzo trimestre è stata disomogenea e ha provocato la dicotomia tra economia reale e Borse. 

Valerio Baselli 30/10/2020 | 09:27
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Mancano ormai pochi giorni alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, un appuntamento seguito dal mondo intero non solo per il suo peso politico, ma anche perché si tratta di uno di quegli avvenimenti che possono influenzare l’andamento dei mercati globali, almeno nel breve periodo.

Per il momento i sondaggi sembrano premiare Joe Biden, anche se in questi ultimi anni abbiamo imparato a diffidare dalle previsioni. A prescindere da questo, cosa significherebbe per i mercati la riconferma di Trump? E cosa invece potrebbe cambiare con la vittoria di Biden?

Allargando un po’ l’orizzonte, il mercato azionario Usa ha vissuto un rally spettacolare in questi ultimi 10 anni – al netto del crollo dello scorso mese di marzo che comunque è stato rapidamente recuperato – coi principali indici equity americani che hanno battuto record storici. Le valutazioni sono sostenibili? Dove sono le maggiori opportunità e i principali rischi?

Dando uno sguardo all’economia, nel primo trimestre dell’anno il Pil americano è sceso del 5%, per poi crollare nel secondo trimestre del 31%; in compenso le previsioni per il terzo trimestre sono molto positive, tanto da far intravedere la famosa ripresa a V. È realistico?

Qual è, infine, il giusto peso che gli investitori devono dare alle elezioni americane e più in generale ad appuntamenti politici di questo tipo?

Ne abbiamo discusso con Matteo Ramenghi, responsabile investimenti di UBS Wealth Management Italia.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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