Qualcosa sta cambiando nei mercati privati e i venture capitalist ora vedono un concorrente farsi sempre più minaccioso: l’equity crowdfunding. Con il termine crowdfunding (che mette insieme la parola crowd, folla e funding, finanziamento) si indica un processo di collaborazione con il quale un gruppo di persone mette il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e imprese.
L’equity crowdfunding è un segmento di questo universo e prevede che le persone che hanno messo insieme i propri soldi li diano a una azienda in cambio di sue quote azionarie. Il fenomeno non è nuovo se si pensa che, ad esempio, da gennaio 2000 fino a settembre 2020, a livello globale, sono stati effettuati 6.571 deal (per un ammontare di 4 miliardi di dollari) con l’intervento di campagne di crowdfunding (dati PitchBook).
Il fenomeno è stato affrontato da tempo anche a livello legislativo. In Italia dal 2012 esiste una normativa ad hoc dedicata a questo sistema di finanziamento per le start up con aggiornamenti che sono andati avanti fino all’anno scorso. Le piattaforme di equity crowfunding, peraltro, devono avere l’autorizzazione della Consob per operare.
La SEC alza il tetto
Negli Stati Uniti, il mercato più grande del mondo per il venture capital, l’ultimo intervento delle autorità di controllo (ed è quello che potrebbe dare il via a un cambiamento del panorama) è di inizio novembre di quest’anno quando la Securities and Exchange Commission (la Consob Usa) ha alzato il livello di capitale che una società può raccogliere esclusivamente attraverso il crowdfunding portandolo da 1 milione di dollari a 5 milioni. “Questo apre ai crowdfunders una miniera di nuove opportunità”, spiega Kyle Stanford, analista di PitchBook.
Dal 2010 a fine 2019 negli Usa, le operazioni con un controvalore compreso fra 1 milione e cinque milioni sono passate da 1.500 circa a poco più di 3.500. “Da inizio 2020 fino alla fine del terzo trimestre le operazioni all’interno di questa forchetta sono state 2.500 e questo suggerisce che sta crescendo il bacino di società che potrebbero utilizzare il sistema come mezzo privilegiato di finanziamento”, dice l’analista.
Attività di venture capital comprese fra 1 e 5 milioni dal 2010 in Usa
Fino a ottobre 2020 più di 150 milioni sono già stati raccolti attraverso l’equity crowdfunding, praticamente il doppio del risultato del 2018 e 30 milioni in più rispetto al 2019. “Questo risultato è stato prodotto nel pieno della pandemia di Coronavirus e potrebbe migliorare quando ci sarà una ripresa dell’economia”, spiega l’analista. “L’impatto che avrà questo tipo di regolamento si vedrà nel lungo periodo, ma ci aspettiamo che aumenterà l’interesse per questa forma di finanziamento mano a mano che soluzioni simili verranno adottate anche in altri paesi”.
Le differenze in Italia
In Italia la situazione è un po’ diversa rispetto agli Usa. Nella prassi l’emittente fissa un importo minimo (di solito al di sotto o pari a 500 euro) e lo indica nel documento informativo dell’offerta. L’importo massimo, invece, coincide con l’intero ammontare richiesto. Per le persone fisiche e per quelle giuridiche non investitori professionali, il tetto massimo è il 95% dell’ammontare. Tuttavia, è molto raro che ci siano operazioni di quella portata, soprattutto senza il supporto di venture capitalist.
Restando in Italia gli aggiornamenti fatti nell’ottobre 2019 dalla Consob al regolamento hanno introdotto alcune novità. Fra quelle più rilevanti ci sono:
-La possibilità di emissione dei mini-bond sulle piattaforme di crowdfunding da parte delle piccole e medie imprese.
- La possibilità di istituire sui portali delle società abilitate all’equity crowdfunding bacheche online per la “compravendita di strumenti finanziari, che siano stati oggetto di offerte concluse con successo nell'ambito di una campagna di crowdfunding”. Una scelta che, almeno sulla carta, dovrebbe rendere più liquido il settore.
-L’apertura del settore anche ad emittenti esteri.
Attenti ai rischi
I rischi connessi a questo tipo di investimento sono diversi. La Consob in particolare segnala “la mancanza di elementi economici e razionali cui fare riferimento e, conseguentemente, l'approccio inevitabilmente emozionale con cui si valuta l'investimento, oltre che la intrinseca rischiosità di società neo costituite operanti in settori innovativi”.
Anche negli Stati Uniti la questione dei pericoli è dibattuta. “Ai piccoli investitori spesso mancano i soldi o gli asset necessari per creare un portafoglio di società private necessario a difendersi dalle perdite che, in molti casi, arriveranno inevitabilmente”, ha detto il commissario della Sec, Caroline Crenshaw, in un comunicato in cui ha spiegato perché ha votato contro la riforma. “A differenza degli investitori che operano tramite crowdfunding, i venture capitalist hanno una maggiore consapevolezza dei rischi”.
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