Secondo i dati Morningstar, a novembre, tra il miglior fondo passivo (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono circa 66 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o inversi).
Questi strumenti, essendo prodotti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo.
Il mondo degli ETP
La Top 10 di novembre dei fondi passivi quotati in Borsa, cioè gli Exchange traded products (ETP), vede ben quattro replicanti esposti al settore finanziario europeo. Le banche, infatti, dopo aver vissuto nel 2020 uno dei loro periodi peggiori, hanno rimbalzato con vigore sulla scia del risultato elettorale negli Stati Uniti e soprattutto sulle buone notizie riguardo ai vaccini contro il Coronavirus, le quali portano un barlume di speranza rispetto alla crescita economica e in prospettiva anche dei tassi d’interesse. Il settore è stato inoltre influenzato da possibili operazioni di fusione, come quella tra Bper e Banco BPM.
I progressi sul fronte del vaccino – assieme alla contemporanea discesa del dollaro Usa – hanno spinto al rialzo anche il settore energetico, tra i più colpiti dalla pandemia, con il Crude Oil ai massimi da otto mesi a questa parte. I prezzi del greggio sono stati anche sostenuti dalle aspettative degli investitori riguardo all’eventuale prolungamento da parte dell’Opec+ della durata dei tagli alla produzione. I paesi produttori si sono ritrovati a inizio dicembre; il vertice è durato quattro giorni e si è concluso con un compromesso: a partire da gennaio l’offerta aumenterà di 500 mila barili al giorno, dopodiché si deciderà mese per mese in funzione dell’evoluzione della domanda petrolifera.
Da segnalare anche il rimbalzo del Rize Medical Cannabis & Life Sci ETF, lanciato su diverse Borse europee lo scorso febbraio.I titoli del settore della marijuana terapeutica sono schizzati a seguito dei risultati del referendum sulla legalizzazione e depenalizzazione delle sostanze stupefacenti che si è tenuto negli Usa in contomitanza con le elezioni presidenziali lo scorso 3 novembre. In Arizona, Montana, New Jersey e Sud Dakota ha vinto il “sì” alla legalizzazione; in Mississippi, inoltre, è stata approvata la legalizzazione della cannabis terapeutica per i malati. Questi stati si aggiungono ad altri in cui la depenalizzazione e in alcuni casi la legalizzazione era già in vigore, come in Colorado e in Oregon.
Tra i replicanti che hanno sofferto di più, invece, troviamo due ETC esposti al gas naturale, una materia prima energetica in controtendenza. L’intero mese di novembre, infatti, è stato caratterizzato da temperature insolitamente calde nella maggior parte degli Stati Uniti, che hanno di conseguenza ridotto la domanda di riscaldamento e lasciato più gas in deposito del normale in questa stagione.
Male, infine, l’oro, che ha visto il proprio valore scendere del 6% nel mese di novembre. Il metallo giallo è stato oggetto di vendite a seguito del primo annuncio riguardo al vaccino contro il Covid-19, fatto da Pfizer il 9 novembre scorso, e che ha innescato un grande movimento risk-on sui mercati, con gli investitori che hanno privilegiato gli asset più rischiosi come le azioni, nella convinzione che sia in vista un ritorno alla normalità.
Tuttavia, l’appetito al rischio non è l’unica variabile da prendere in considerazione quando si ragiona sul metallo giallo. “Per la direzione del prezzo dell'oro è molto più importante il percorso dei tassi di interesse reali (tassi nominali corretti per l’inflazione) piuttosto che il sentiment verso il rischio”, commenta in una nota Chris Mahoney, gestore gold & silver di Jupiter Asset Management. “In periodi di tempo significativi il prezzo dell’oro ha una relazione inversa con i tassi d’interesse reali e ciò è del tutto logico, dato che l’oro, che non produce alcun reddito, è in concorrenza con altre asset class per il capitale degli investitori.”
“Il danno economico che il Covid-19 ha portato implica che la ‘banca centrale del mondo’, la Federal Reserve americana, che ha ridotto i tassi a zero, dovrà sostenere l’economia con tassi di interesse nulli per un bel po’ di tempo”, prosegue Mahoney. “Secondo le sue stesse proiezioni, la Fed non aumenterà i tassi fino al 2023 e non mi sorprenderei se il suo primo aumento dei tassi non si concretizzasse prima del 2025. Inoltre, Mi sembra inevitabile che anche la Banca d’Inghilterra manterrà la politica dei tassi zero per gli anni a venire.”
Il mondo dei fondi indicizzati
Per quanto riguarda i fondi passivi non quotati (senza quindi la componente di trading intra-day), la Top 5 vede in cima il fondo ING Direct Top Italia Arancio, trainato soprattutto dal comparto bancario.Bene anche il mercato russo, sulla scia del rimbalzo del petrolio.
L’analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.
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