Un occhio alle propettive di crescita delle maggiori economie mondiali e uno ai diversi settori di investimento che potrebbero tornare in auge dopo la pandemia di Coronavirus. E’ questo, in sintesi, l’atteggiamento che terranno i responsabili delle gestioni delle case di investimento a partire dall’anno che sta per iniziare.
Dopo un 2020 con tassi di crescita negativi in diverse parti del mondo, le prospettive macroeconomiche per il biennio sono incoraggianti. Il team di economisti di Axa, ad esempio, prevede un forte rimbalzo del Pil mondiale nel 2021 (+5,2%) e un’altra forte crescita nel 2022 (+4,1%).
Entrando nei dettaglio delle previsioni, Axa parla di:
-Una crescita oltre le attese negli Stati Uniti (+4,6%). “Questo grazie a interventi fiscali e monetari molto mirati che sono riusciti in parte a contenere gli effetti negativi della pandemia su consumi e investimenti”, spiega Alessandro Tentori, Chief investment officer di AXA IM Italia.
-Un andamento più tranquillo avrà la crescita nel Vecchio continente (+3,7%), che però dovrebbe accelerare nel 2022 con un +4,4%.
-La Cina, dal +2,3% stimato per quest’anno, è prevista in forte accelerazione a +8% e +5,5%, rispettivamente nel 2021 e 2022.
-“Per l’Italia prevediamo una crescita leggermente superiore al 4%, sia nel 2021 che nel 2022”, dice Tentori.
In un quadro eterogeneo dal punto di vista macroeconomico, la cosa certa pare essere la continua ripresa dei mercati azionari. Passato lo shock iniziale causato dalla pandemia l’equity globale ha ripreso a viaggiare. Il risultato è che, da inizio anno (fino al 10 dicembre 2020), l’indice Morningstar Global Market ha registrato un rialzo vicino al 5% (+28,5% nel 2019).
Indice Morningstar Global Markets. Andamento mensile da inizio anno (in euro)
Usa
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’attenzione sarà sulla nuova amministrazione che prenderà la guida della Casa Bianca. “Probabilmente l’elezione di Joe Biden come 46esimo Presidente degli Stati Uniti comporterà l’adozione di nuove politiche economiche e ulteriori stimoli fiscali”, spiega Ingo Mainert, Interim Head of Multi Asset Investments di Allianz GI. “La grande attenzione dell’amministrazione Biden a spesa infrastrutturale, iniziative legate al cambiamento climatico e alle energie pulite potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori, anche nel segmento dei private market. Un graduale ritorno dell’attività economica statunitense ai livelli precedenti la crisi da Coronavirus potrebbe creare un contesto generalmente favorevole agli asset più rischiosi Made in Usa”.
Europa
Spostando lo sguardo da questa parte dell’Atlantico è inevitabile occuparsi di Brexit, considerando che l’addio del Regno Unito all’Unione europea scatterà a fine anno. “Il paese ha attraversato un periodo estremamente difficile, segnato dalle continue incertezze su Brexit, da turbolenze politiche e dalla pandemia”, dice William Davies, Chief Investment Officer EMEA di Columbia Threadneedle Investments. “Le società del paese appaiono convenienti, come dimostra l'aumento delle operazioni di fusione e acquisizione. Una qualsiasi notizia positiva, che si tratti di vaccino, di Brexit o di altro, potrebbe innescare un rialzo delle azioni britanniche nel 2021”.
Per quanto riguarda l’intero Vecchio continente, un suggerimento è quello di avere uno sguardo che vada al di fuori dei singoli confini nazionali. “Ci sono aziende che hanno la capacità di crescere più rapidamente delle anemiche economie locali, soprattutto se operano in settori in crescita o hanno un prodotto e un servizio senza precedenti”, spiega Matthew Benkendorf, responsabile degli investimenti della boutique Quality Growth di Vontobel Asset Management. “Inoltre, l'Europa è la patria di molte aziende globali, come le società del lusso o quelle dei beni di consumo”.
Cina
Guardando più a oriente, l’attenzione non può che fermarsi sulla Cina. E non solo perché è stato il primo paese ad avere a che fare con il Coronavirus e a uscirne. Dall’anno prossimo, infatti, partirà il nuovo piano quinquennale basato sulla cosiddetta “strategia di doppia circolazione”: in pratica si tratta di dare un ruolo più forte alla domanda interna nel guidare la crescita e, allo stesso tempo, non chiudere la porta agli scambi internazionali. Al contrario, l’intenzione è quella di richiamare investimenti e tecnologia dall’estero aprendo ulteriormente i mercati finanziari.
“La Cina sta facendo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione i principali motori della crescita in questa prossima fase e intende investire in settori quali i semiconduttori, il 5G e i veicoli elettrici”, spiega Mobeen Tahir, Associate Director della research di WisdomTree. “Il paese asiatico sta cercando di aumentare la propria autosufficienza in termini di supply chain tecnologiche per garantire una crescita di qualità, sostenibile ed ecologica”.
I settori
Uscendo dall’analisi regionale, i gestori buttano un occhio anche all’investimento settoriale. Soprattutto dopo che, nel corso del 2020 e causa dell’incertezza causata dalla pandemia, hanno affollato i segmenti più sicuri rifugiandosi su titoli growth e difensivi come quelli tecnologici.
Tuttavia, dopo gli annunci sullo sviluppo di alcuni vaccini contro il Covid-19, hanno cominciato a pensare a una situazione più normale anche alla luce della ripresa economica nel 2021 e nel 2022. “Gli investitori hanno iniziato a guardare al potenziale di crescita dei ricavi e dei guadagni in molte aree poco battute che hanno sofferto durante la pandemia”, dice Alex Tedder, Head of Global and Thematic Equities, Schroders. “Le più evidenti sono quelle che sono state effettivamente chiuse, come alberghi, ristoranti, società nel comparto del tempo libero e compagnie di viaggi. Sembra altamente plausibile che, quando la ripresa prenderà piede, molte di queste imprese vedranno un forte rimbalzo”.
L’attenzione resterà alta sulle tematiche ambientali. “Il Covid-19 ha accelerato una serie di temi di investimento di lungo termine che erano già in corso”, dice Sonja Laud, CIO di Legal and General Investment Management. “La transizione energetica globale è un esempio ovvio, poiché lo shock del Coronavirus ha focalizzato l'attenzione sulla minaccia incombente del cambiamento climatico proprio come ha scosso i settori ad alta intensità di carbonio. È probabile che le normative ambientali si irrigidiscano sotto la nuova amministrazione statunitense, le cui politiche climatiche avranno un impatto a livello mondiale”.
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