Il debito finanziario è un obbligo di un individuo privato, di un’azienda, di uno Stato o delle pubbliche amministrazioni di adempiere una determinata prestazione a un creditore, che in genere consiste nel dare o restituire denaro.
Mutui e prestiti personali
Ad esempio, se non ho abbastanza soldi per comprare una casa, chiederò alla banca di concedermi un mutuo, ossia di prestarmi la somma e io mi dovrò impegnare a restituirla a scadenza oltre che a pagare gli interessi. Il mio “debito” è l’obbligazione nei confronti del creditore. Se sono inadempiente risponde con i miei beni.
Altre forme di finanziamento per gli individui sono i prestiti personali erogati dalle banche o dalle società finanziarie. Sono prodotti di credito al consumo con i quali si finanzia una determinata somma ad un tasso di interesse fisso e rimborsabile in rate costanti. Non è previsto un bene o servizio a garanzia (anche se l’erogatore può prevedere delle forme per ridurre il rischio di insolvenza) e il prestito viene erogato direttamente al consumatore. Ne sono esempi il prestito per l’acquisto di un’auto, per un viaggio o per un elettrodomestico.
I debiti delle imprese
Con il termine “capitale di debito” ci si riferisce a quella porzione di capitale di un’azienda costituita da crediti concessi da terzi. Come si legge nel “Glossario” di Borsa italiana, ci sono i debiti di regolamento e quelli di finanziamento. I primi sono concessi dai fornitori sotto forma di dilazioni di pagamento, quindi hanno un carattere operativo. I secondi sono di natura finanziaria e comprendono i prestiti bancari, i mutui, gli scoperti di conto corrente e i prestiti obbligazionari.
Le obbligazioni (o bond, in inglese) rappresentano, dunque, il debito contratto dalla società nei confronti di quanti le hanno sottoscritte e, dunque, indipendentemente dal risultato di gestione raggiunto (a differenza delle azioni). Danno diritto al rimborso del capitale e alla corresponsione di un interesse. A differenza dell’equity, il capitale di debito è soggetto solo in parte al rischio d’impresa: infatti in caso di perdite con conseguente avvio della procedura di liquidazione dell’azienda si procede al rimborso dei creditori e poi, con i mezzi residui, si rifondono i titolari del capitale proprio (o di rischio).
Le obbligazioni societarie possono essere sottoscritte dagli investitori direttamente o attraverso i fondi, in particolare quelli specializzati in corporate bond investment grade, ossia con una elevata qualità del credito (aziende con minor probabilità di insolvenza), o high yield, cioè che offrono un più alto rendimento ma sono più rischiose.
Il debito pubblico
Il debito pubblico è quello contratto da uno Stato per far fronte al proprio fabbisogno. Serve a finanziare la crescita economica, i servizi ai cittadini e gli investimenti. Gli strumenti più utilizzati sono i titoli obbligazionari a breve o medio e lunga scadenza. Ad esempio, in Italia le emissioni più comuni sono i BoT, Buoni ordinari del Tesoro (3-12 mesi), i BTp, Buoni del Tesoro poliennali (3-50 anni) e i CcT, Certificati di credito del Tesoro (7 anni).
L’equivalente tedesco è il Bund, con cui la Germania finanzia il proprio debito pubblico, e ha scadenza variabile tra i 10 e i 30 anni. I Bund sono considerati il riferimento (benchmark) europeo per calcolare lo spread, ossia la differenza tra i rendimenti del decennale tedesco e quelli del pari-scadenza di altri paesi del Vecchio continente. La crisi finanziaria del 2010-2022 ha reso familiare il concetto di spread a un più vasto pubblico di risparmiatori. Ci siamo, infatti, abituati a sentire parlare di “spread BTp-Bund”, che tende ad allargarsi quando la situazione politica diventa instabile (come in questi giorni), perché indica che il mercato percepisce un maggior rischio legato alla capacità dello Stato italiano di onorare i propri debiti. Quest’ultimo si troverà, dunque, nella condizione di dover offrire rendimenti maggiori per attrarre gli investitori e quindi sostenere un costo superiore in termini di interessi pagati.
Il concetto di debito pubblico non va confuso con quello di deficit, che si verifica quando nel bilancio annuale di uno Stato le uscite superano le entrate. Proprio in questo caso, è necessario indebitarsi per coprire la differenza. La voce “uscite” è composta da spesa pubblica e interessi sui titoli governativi. L’incremento eccessivo degli interessi può determinare la incapacità di uno Stato di farvi fronte e il conseguente default.
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