Ruth Saldanha: Se avete seguito attentamente l’andamento dei mercati nel 2020 avrete sicuramente notato come il prezzo dell'uranio sia stato in costante aumento. Kristoffer Inton, Director Equity Reserch di Morningstar, ritiene che i prezzi della materia prima siano aumentati a causa della pandemia e dei risultati delle elezioni presidenziali negli Usa del 2020. Ma questa tendenza può continuare? Kristoffer è qui oggi per condividere le sue opinioni.
Kris, grazie mille per essere qui oggi.
Kristoffer Inton: Grazie per il tuo invito.
Saldanha: Prima di tutto, il prezzo dell'uranio è aumentato notevolmente all'inizio della pandemia, poi è sceso leggermente per poi risalire. Qual è stata la ragione di questa prima fluttuazione dei prezzi?
Inton: All'inizio della pandemia abbiamo registrato alcuni tagli temporanei alla produzione da parte delle principali società di produzione come la canadese Cameco e la Kazatomprom, controllata dal governo kazako. Va ricordato che l'industria dell'uranio ha sofferto nell'ultimo decennio un eccesso di offerta sul mercato a causa dello shock del sistema dopo il disastro di Fukushima e il successivo ritiro del Giappone come acquirente nel mercato dell'uranio. Questo eccesso di offerta ha pesato sui prezzi. Per questo motivo i tagli alla produzione sono stati visti come una potenziale accelerazione del riequilibrio tra domanda e offerta.
Saldanha: Bene, dopo quella fluttuazione iniziale, il prezzo si è stabilizzato prima di aumentare di nuovo di recente. Qual è la ragione di questo ottimismo sull'uranio?
Inton: È interessante notare come non ci sia stato un altro aumento del prezzo dell'uranio, come è successo all'inizio della pandemia. Quello che abbiamo visto, invece, è che il prezzo delle azioni Cameco è aumentato in maniera importante dall'inizio di dicembre. É difficile identificarne le cause, ma direi che probabilmente è dovuto a un nuovo stop alla produzione da parte di Cameco, a causa della pandemia, a una nuova riduzione della produzione da parte di Kazatomprom, nonché all'ottimismo per il settore del nucleare in seguito all’elezione di Biden alla Casa Bianca. Il Presidente degli Stati Uniti ha infatti nominato per il nuovo ruolo di Climate Czar John Kerry, che negli ultimi anni ha sempre mostrato il suo sostegno per lo sviluppo dell’energia nucleare.
Saldanha: Hai citato le società che controllano una quota significativa della produzione di uranio, il che significa anche che potrebbero potenzialmente controllarne i prezzi. Questa situazione potrebbe essere paragonata a quella che abbiamo visto con il petrolio e l'OPEC?
Inton: Direi che è simile nel senso che l'OPEC genera circa il 40% della produzione mondiale di petrolio e il Kazakistan e il Canada insieme controllano una quota quasi del 60% di quella dell’uranio. Ma in questo caso è molto diverso in quanto l'OPEC è un cartello, ovvero coordina la produzione per influenzare il prezzo. Nel mercato dell’uranio, invece, non esiste un tale coordinamento. Ogni azienda prende la migliore decisione per sé.
Saldanha: Cosa comporta tutto questo per Cameco? Come hai detto, le sue quotazioni sono già salite dall'inizio di dicembre. Cosa credi possa succedere al titolo nel prossimo futuro?
Inton: Abbiamo a lungo considerato Cameco come sottovalutata a causa della differenza tra la quotazione dell'uranio, depressa dall'eccesso di offerta, e la nostra stima del prezzo di equilibrio di medio periodo. Ora, dato che il titolo è cresciuto di circa il 40% dall'inizio di dicembre, ci sembra che la sua valutazione sia grossomodo in linea con il nostro fair value.
Saldanha: Fantastico. Grazie mille Kris per aver condiviso con noi le tue previsioni.
Inton: Grazie.
Saldanha:Per Morningstar, Ruth Saldanha
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