In un momento in cui anche l’industria degli investimenti cerca di ridurre le differenze di genere, la questione del pregiudizio nella consulenza finanziaria assume un nuovo rilievo. “È importante che i consulenti si assicurino di offrire alle donne consigli imparziali e accurati, cosa che molti sondaggi e studi accademici suggeriscono potrebbe non accadere sempre”, spiega Samantha Lamas, ricercatrice sulle scienze comportamentali di Morningstar.
Uno studio del National Bureau of Economic Research (BRS) sulla questione di genere, ad esempio, ha rilevato che, rispetto agli investitori di sesso maschile, alle donne è stato chiesto meno frequentemente della loro situazione personale e finanziaria e più spesso è stato consigliato di detenere più liquidità, avere una minore esposizione internazionale e pochi fondi gestiti attivamente.
”Altri studi condotti sull’argomento hanno dato risultati simili”, dice Lamas. “Molte investitrici hanno riferito che il loro consulente mostrava di comportarsi seguendo deglistereotipi nelle loro conversazioni. Ad esempio, alcuni presumono automaticamente che le donne abbiano una bassa tolleranza al rischio o che siano interessate a concentrarsi su investimenti sostenibili”.
Questi tipi di studi hanno aperto la strada a una più profonda comprensione dell'impatto che il pregiudizio di genere ha sulla consulenza finanziaria. “Nella nostre ricerche, abbiamo cercato di identificare specificamente quando questo pregiudizio emerga nel corso del processo decisionale del consulente e in che modo i consulenti possano imparare a evitarlo”, dice Lamas.
Il processo decisionale dell'advisor può essere suddiviso in una serie di passaggi:
-Una conversazione iniziale con un potenziale cliente.
-La fase di raccolta di informazioni aggiuntive.
-L'utilizzo di software e dell'esperienza del consulente per arrivare a un consiglio iniziale.
-La revisione del consiglio e la sua comunicazione al cliente.
Alcune analisi di Morningstar si sono concentrate sull'identificazione di potenziali pregiudizi di genere durante la terza fase del processo, quella in cui un consulente dà un consiglio iniziale basato sul software o sulla propria esperienza di investimento.
Per arrivare al risultato è stato chiesto a un gruppo di consulenti di dare un consiglio sull'asset allocation migliore. “Ogni consulente ha ricevuto lo stesso scenario di base”, dice Lamas. Tuttavia, e in maniera casuale, gli advisor sono stati messi di fronte a una variabile: se il potenziale cliente era una donna, se un uomo o in cui il genere non era indicato.
“I nostri risultati sono stati incoraggianti. Non abbiamo riscontrato differenze significative tra i consigli forniti a un investitore donna rispetto a un uomo o un investitore neutrale”, dice Lamas. “Questo indica che i consulenti non tengono sostanzialmente conto del genere quando prendono decisioni di allocazione degli asset basate su informazioni standardizzate. Questa analisi, tuttavia, non significa necessariamente che il pregiudizio di genere non esista in altri aspetti del rapporto consulente-cliente”.
Dove si nasconde il pregiudizio
Dove si nasconde allora il pregiudizio di genere nella consulenza finanziaria? Cercare la risposta a questa domanda ha portato ad analizzare un altro passo importante nel processo: il periodo di raccolta delle informazioni. Gli studi come quello del BRS indicano che alle donne vengono richieste informazioni personali e finanziarie meno frequentemente rispetto agli uomini. Questo suggerisce che questa fase potrebbe essere la fonte di pregiudizi di genere nella consulenza finanziaria.
“Ciò può essere dovuto al fatto che i consulenti spesso non raccolgono le informazioni necessarie dalle donne durante le riunioni iniziali”, dice Lamas. “E quando i consulenti non considerano la situazione finanziaria completa di un investitore femminile, le donne possono sentirsi come se i loro consulenti non fossero interessati a loro. Temono di essere fraintese e ricevere consigli di asset allocation non corretti”.
I consulenti per ovviare a questo problema possono usare una tecnica conosciuta come intervista strutturata che prevede una serie standard di domande. “Questa semplice tecnica può aiutare i consulenti a concentrarsi sui dettagli importanti della vita finanziaria di un potenziale cliente e garantire che ognuno, indipendentemente dal genere, abbia una consulenza in linea con le aspettative e costruttiva”, dice Lamas.
Le differenze
Questo, tuttavia, non implica che la consulenza finanziaria debba essere uguale per le donne e per gli uomini a prescindere, anche perché ci sono delle differenze di cui tenere conto.
“Le donne hanno esigenze diverse da pianificare rispetto agli uomini”, spiega Sarah Newcomb, Senior Behavioral Scientist di Morningstar. “Ad esempio, hanno una aspettativa di vita più lunga rispetto agli uomini, tendono a prendersi cura di genitori e figli e, di conseguenza, possono ricorrere a pause dal lavoro. E, anche quando lavorano, tendono a guadagnare meno degli uomini”.
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