I mercati emergenti offrono ancora un adeguato livello di diversificazione agli investitori che hanno una visione globale? Mettendo a confronto l’andamento dell’ultimo mese (fino al 16 marzo e calcolato in euro) dell’indice Morningstar Emerging Markets con quello del paniere Global Markets verrebbe da dire che l’azionario dei paesi in via di sviluppo è decisamente decorrelato dall’andamento dell’equity mondiale.
Il primo in quattro settimane ha perso il quasi il 4%, mentre il secondo ha avuto un progresso superiore al’1%. Il quadro cambia, tuttavia, se si sposta più lontano l’orizzonte temporale. Da inizio anno i due basket hanno guadagnato circa l’8%. Dal 2016 hanno avuto entrambi un rendimento, annualizzato, poco superiore al 12%.
Indici Morningstar EM e Global Markets a confronto negli ultimi 5 anni
Dati in euro aggiornati al 16 marzo 2021
Base: 10.000 euro
Fonte: Morningstar Direct
Questo maggiore legame di lungo periodo fra l’azionario emerging e quello del resto del mondo ha diverse ragioni. Una è la composizione degli indici EM che, nel corso degli anni, si sono trasformati per riflettere i cambiamenti delle dinamiche economiche che si stanno verificando anche nelle aree in via di sviluppo.
“Prendiamo il rally delle azioni della new economy: non è più solo un fenomeno degli Stati Uniti, ma una corsa alla quale anche i mercati emergenti stanno partecipando”, spiega Ben Johnson, Director della Global research di Morningstar. “La transizione da portafogli dominati da materiali di base e giganti dell'energia a investimenti con al centro grandi società dei paesi emergenti nei settori della tecnologia, delle comunicazioni e dei beni di consumo discrezionali ha segnato la più recente evoluzione dell’interesse verso i mercati azionari emerging”.
Basta dare un’ occhiata alla composizione settoriale dell’indice Morningstar Emerging Markets per vedere la preponderanza del settore tecnologico rispetto, ad esempio, all’energy o ai materiali di base, una volta considerati driver delle economie in via di sviluppo.
I settori che formano l’indice Morningstar EM
Dati aggiornati al 28 febbraio 2021
Fonte: Morningstar Direct
“I mercati emergenti sono dinamici per definizione”, dice Johnson. “Sono cambiati drasticamente negli ultimi tre decenni e il ritmo della traformazione non ha fatto altro che accelerare negli ultimi anni”.
Emergenti e sviluppati sempre più connessi
Ma ci sono anche altri elementi che portano verso un maggior legame fra l’azionario emergente e quello globale. “Molti investitori continuano a considerarlo come un asset distinto dal resto dell’azionario mondiale”, dice Johnson. “Allo stesso tempo, però, è indiscutibilmente aumentato il grado di integrazione di questi paesi nella più ampia economia globale. In una fase in cui le prospettive di queste nazioni sono sempre più legate a quelle delle economie più avanzate è normale vedere questi due asset di investimento muoversi insieme”.
Va poi considerato che la crescita nei mercati emergenti è stata cavalcata da molte aziende globali negoziate nelle borse dei paesi developed, ma che realizzano una parte delle loro revenue in zone in via di sviluppo.
“Tutto questo sottolinea il grado di connessione tra i mercati emergenti e quelli sviluppati”, dice Johnson. “È improbabile che questa interdipendenza diminuisca. Anzi, è possibile che la correlazione rimanga elevata, diventi meno volatile e aumenti. E questo diminuirebbe i potenziali vantaggi di una diversificazione attraverso un allocation in azioni dei mercati emergenti”.
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