Nel 2020, il 75% degli indici Morningstar sostenibili ha battuto i corrispondenti tradizionali. Nell’anno del crollo vertiginoso delle Borse a marzo a causa dello scoppio della pandemia di Covid-19 e del successivo rally, i panieri che considerano i rischi legati ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) hanno dimostrato una certa resilienza agli shock. Lo conferma anche il fatto che il 91% ha perso meno nelle fasi di ribasso degli ultimi cinque anni. Tutto merito, come molti affermano, del sovrappeso dei titoli tecnologici, che sono stati tra i protagonisti, e del sottopeso degli energetici?
Indici sostenibili, occhio alla selezione azionaria
Un rapporto sugli indici Morningstar rivela, in realtà, che la questione è più complessa. Partiamo dall’analisi della famiglia di Sustainability index, che sono basati sull’esclusione di aree critiche come le armi e il tabacco, oltre che di imprese con alte controversie, e sulla selezione delle società con il più basso ESG risk rating assegnato da Sustainalytics (gruppo Morningstar). In tutto sono 21 benchmark geografici (regionali e su singoli paesi). 18 di essi hanno battuto i corrispondenti tradizionali nel 2020, con l’eccezione dell’azionario globale, statunitense e canadese. I primi due hanno sofferto per la mancanza di titoli come Tesla, Amazon e Alphabet a causa del loro elevato rischio riconducibile a fattori ambientali, sociali o di governance. In Europa e Asia, per contro, la selezione azionaria ha determinato performance migliori. Nel Vecchio continente, a fare la differenza è stato il sovrappeso di società come ASML, Louis Vuitton Moet Hennessy, and Vestas Wind Systems e l’esclusione di Hsbc. Il confronto tra panieri sostenibili e tradizionali è a vantaggio dei primi anche su un orizzonte temporale di cinque anni.
Profilo di rischio/rendimento dei Morningstar Sustainability index a confronto con i tradizionali
I leader ESG battono gli indici tradizionali
I risultati sono ancora più netti se consideriamo la famiglia dei Morningstar Sustainability leader index, i cui panieri rispondono a criteri più stringenti, come l’esclusione di più aree critiche rispetto ai precedenti (gioco d’azzardo, alcol, intrattenimento per adulti), così come di aziende con alte controversie, elevato carbon risk e che non aderiscono al Global compact delle Nazioni Unite. Nel 2020, tutti i 10 indici di questo tipo hanno battuto quelli corrispondenti tradizionali e su un orizzonte di cinque anni lo hanno fatto in nove. “E’ bene ricordare che sono benchmark più concentrati”, afferma Dan Lefkovitz, index strategist di Morningstar. “Di conseguenza, aumentano i margini di sovra-sottoperformance. Ad esempio, la concentrazione è stata favorevole nei panieri globale e statunitense, perché la maggior esposizione a tecnologici come Nvidia e Adobe ha incrementato i rendimenti. Ma la minor diversificazione si è anche tradotta in un più elevato downside capture ratio (misura di quanta parte del ribasso del mercato è stata catturata dall’indice, Ndr)”.
Profilo di rischio/rendimento dei Morningstar Sustainability leader index a confronto con i tradizionali
Indici ambientali e low carbon, risultati diversi
Infine, diamo uno sguardo alla famiglia di indici ambientali, composti da aziende che agiscono nel rispetto della natura, dotandosi di standard e procedure per la gestione dei rifiuti, l’uso efficiente dell’acqua, il controllo dell’inquinamento, ecc. In sostanza, cercano di limitare il loro impatto sull’ambiente e il carbon risk. Nel 2020, tutti e dieci i benchmark di questo tipo hanno battuto i corrispondenti tradizionali e lo stesso è accaduto nel quinquennio, con l’eccezione dell’azionario paesi nordici. Nella quasi totalità dei casi, inoltre, hanno protetto di più gli investitori durante i ribassi delle Borse.
Profilo di rischio/rendimento dei Morningstar Sustainable environment index a confronto con i tradizionali
Hanno rappresentato una nota fuori dal coro i panieri Low carbon risk, composti dalle aziende allineate con la transizione verso un’economia a basse emissioni di CO2. Solo due su dieci indici hanno sovraperformato i tradizionali nel 2020 e otto l’hanno fatto nel quinquennio. A penalizzarli è stata soprattutto la minore esposizione ai titoli tecnologici che sono saliti molto l’anno scorso, come Apple e Amazon.
I rischi ESG sono anche finanziari
“Le performance degli indici sostenibili negli ultimi cinque anni sono incoraggianti”, commenta Lefkovitz. “Le evidenze suggeriscono che i rischi ESG sono materiali dal punto di vista finanziario. Inoltre, le sovraperformance non si spiegano solo con l’esposizione settoriale, ma nella maggior parte dei casi è più rilevante la selezione dei singoli titoli”. Questi risultati, seppur incoraggianti per chi vuole investire in modo sostenibile, non sono garanzia di performance ugualmente superiori in futuro.
L'articolo è stato pubblicato la prima volta su We Wealth il 7 aprile 2021.
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