Il 5 giugno 2021, Giornata mondiale dell’ambiente, si aprirà il decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, con l’obiettivo di prevenire, fermare ed invertire la rotta sul degrado ambientale. E’ un passaggio fondamentale per raggiungere diversi Sustainable development goal (SDG) dell’Agenda 2030 dell’Onu, tra cui la lotta al cambiamento climatico (obiettivo n.13), lo sradicamento della povertà (n. 1), la conservazione della vita sott’acqua e sulla terra (obiettivi n. 14 e 15). Risanare l’ecosistema è una via obbligata per affrontare e superare la pandemia di Coronavirus e ridurre le possibilità di nuove crisi simili.
L’importanza degli ecosistemi
Alcuni dati tratti da un documento del Programma ambientale (UNEP) e dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) delle Nazioni unite aiutano a comprendere l’importanza degli ecosistemi.
- Foreste, mangrovie e torbiere assorbono fino a un terzo delle emissioni di CO2.
- Terreni sani possono far crescere piante di miglior qualità, permettendo di alimentare un numero crescente di persone (entro il 2050 si stima che la popolazione mondiale toccherà quota 9 miliardi), senza dover abbattere altre foreste.
- Circa un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione.
- Si stima che tra il 20 e il 50% degli ecosistemi oceanici e costieri sia già danneggiato e, secondo, gli analisti, se fosse ripristinato potrebbe contribuire per il 14% all’assorbimento delle emissioni di CO2 (cosiddetto blue carbon ecosystem).
- Risanare 350 milioni di ettari di terreni degradati entro il 2030, potrebbe aiutare le economie rurali e alleviare la povertà.
Il ruolo dei gestori di portafogli
Il decennio è stato proclamato dall’assemblea generale dell’Onu il 1° marzo 2019 con il supporto di oltre 70 paesi, con in testa El Salvador. I promotori sono convinti che la sfida per salvare l’ecosistema possa essere vinta solo se ciascuno fa la sua parte, inclusi i governi nazionali, il settore privato, gli accademici e la società civile.
Ne abbiamo parlato con Ingrid Kukuljan, Head of Impact Investing di Federated Hermes e responsabile del fondo Impact opportunities equity. “Gli ecosistemi valgono circa 120 mila miliardi di dollari l’anno”, dice. “Gli asset manager giocano un ruolo cruciale con le loro decisioni di allocazione dei capitali e le attività di engagement. Impegnarsi solo nella prevenzione non basta più, oggi bisogna ripristinare la biodiversità”.
Quanto costano i danni all’ecosistema
Le attività umane, come i consumi, le abitudini alimentari e l’impiego di fonti energetiche, ha alterato circa il 75% della superficie terrestre, secondo il Rapporto 2019 sulla biodiversità e gli ecosistemi di Ipbes (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services). Inoltre, in base alle stime del WWF, i danni all’ecosistema potrebbero costare all’economia globale 10 mila miliardi di dollari di qui al 2050.
“Oggi più che mai gli investitori devono considerare l’impatto dei loro investimenti”, dice Kukuljan. “Noi abbiamo identificato nove temi-chiave, che sono allineati con gli SDG: l’acqua, la sicurezza alimentare, la salute, l’educazione, l’inclusione finanziaria, la mobilità del futuro, la transizione energetica, l’economia circolare e le imprese con soluzioni innovative per combattere la perdita di biodiversità”.
Il riuso dei materiali, ad esempio, riduce l’impiego di risorse naturali e l’inquinamento. Il riciclo della plastica preserva gli oceani, che sono essenziali per la vita umana. Eppure, si stima che solo il 9% della plastica nel mondo sia riciclata, mentre nei mari ce ne sarebbero circa 260 mila tonnellate. Le energie rinnovabili, come il vento o il sole, rendono le economie meno dipendenti dalle fonti fossili.
L’impegno per un impatto netto positivo sulla biodiversità
I gestori di portafoglio hanno due strumenti a disposizione: l’allocazione dei capitali, quindi la selezione dei titoli da mettere in portafoglio, e l’azionariato attivo (engagement).
“Siamo impegnati con le aziende alimentari e delle bevande a livello globale, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, sul ruolo che l’agricoltura giocherà nel rispettare gli impegni climatici e nel proteggere/ripristinare la biodiversità”, spiega Kukuljan. “Oltre a incoraggiare le imprese ad avere strategie ambiziose, chiediamo loro di essere chiare su come misureranno l'impatto in termini di carbonio, acqua e biodiversità”.
L’ambiente è solo uno dei temi di engagement e non può essere separato da quello “sociale”. Ad esempio, per contrastare la deforestazione, Federated Hermes ha instaurato un dialogo attivo di lungo termine con KLK e Posco International. “A seguito di questa attività, KLK ha rafforzato gli standard di lavoro e aumentato la trasparenza su questi aspetti; oltre a dimostrare un approccio pro-attivo sulle questioni relative alla catena dei fornitori”, dice Kukuljan. “Con Posco Internationl abbiamo cominciato l’engagement sulla deforestazione nel 2016 e la società si è impegnata per una politica NDPE (No-deforestation, No-peat and No-exploitation – No-deforestazione, torba e sfruttamento, Ndr) a marzo 2020, promettendo di preservare le aree forestali che sono enormi serbatoi di carbonio. Più in generale, stiamo chiedendo alle imprese di impegnarsi per avere un impatto netto positivo sulla biodiversità entro il 2030 in diversi settori, dalla moda al farmaceutico”.
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