Wall Street continua a piacere agli investitori in Exchange traded fund (Etf). Ma nel primo trimestre si è delineata una nuova tendenza nelle scelte dei replicanti su cui puntare.
Secondo le statistiche di Morningstar, gli azionari Usa large cap blend (ossia quelli che adottano uno stile misto tra titoli growth e value) hanno raccolto in Europa 6,67 miliardi di euro e sono stati la migliore categoria nel primo trimestre. Altri 2,61 miliardi sono andati nei replicanti sulla Borsa di New York con un orientamento al valore.
Deflussi dagli Etf sull’S&P 500
Se guardiamo alla raccolta dei singoli Etf, notiamo, però, che alcuni importanti nomi che hanno come benchmark l’indice S&P 500 sono stati tra quelli con i maggiori deflussi nel periodo gennaio-marzo 2021. Il più penalizzato è stato iShares Core S&P 500 (-1,66 miliardi di euro), che è il più grande in Europa nella sua categoria, con un patrimonio di oltre 39 miliardi di euro (al 30 aprile). Il fondo, quotato anche in Borsa italiana, ha un Analyst rating pari a Gold (riferito alle classi in dollari ad accumulazione e distribuzione, report di Briegel Leitao del 25 febbraio 2021). Tra i punti di forza, ci sono i costi competitivi (0,07% annuo) sia rispetto ai concorrenti passivi sia alle strategie attive. Inoltre, opera su un mercato, quello statunitense, che è molto liquido ed efficiente per cui è difficile per i gestori aggiungere valore rispetto a uno strumento indicizzato. Le stesse considerazioni valgono per Vanguard S&P 500, che è il secondo più grande Etf europeo tra gli azionari Usa blend (Analyst rating Gold) e ha subito riscatti per 94 milioni di euro nel primo trimestre.
Gli Etf europei che hanno raccolto di più e quelli con i più alti deflussi nel primo trimestre
Cambio di rotta
“Può apparire singolare vedere questi deflussi all’interno della categoria che è stata la più popolare tra gli investitori dall’inizio dell’anno”, commenta Jose Garcia-Zarate, associate director della ricerca sulle strategie passive di Morningstar. “Tuttavia, i dati a livello di singoli fondi rivelano che la maggior parte della raccolta tra gli azionari Usa large cap blend si è diretta verso gli Etf sostenibili. Possiamo quindi pensare che alcuni investitori che prima puntavano sui tradizionali replicanti sull’S&P 500, ora si siano diretti sulle versioni attente ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG)”.
Gli Etf sostenibili più popolari
Tra i maggiori beneficiari di questo cambiamento ci sono stati iShares Msci Usa ESG screened Etf (+1,08 miliardi di euro di raccolta nel trimestre) e Amundi IS Amundi Msci Usa Sri (+1,07 miliardi). Il primo (non quotato su Borsa italiana) ha un Analyst rating Gold (report di Leitao dell’11 maggio 2020) e un Morningstar Sustainability rating di tre globi (al 28 febbraio 2021). “L'indice del fondo, l'Msci Usa ESG Screened Net return, offre un'esposizione alle società di grande e media capitalizzazione statunitensi ed è composto da circa 630 titoli. Il provider dell’indice utilizza una metodologia di screening per escludere le società coinvolte in aree controverse come le armi nucleari, il tabacco e il carbone termico. In pratica, sono lasciate fuori circa 40 aziende del paniere Msci Usa generale. Si tratta di una selezione light rispetto ad alternative più rigorose”, afferma Leitao, analista di Morningstar.
L’Etf di Amundi non è coperto dall’Analyst rating, ma ha cinque globi, ossia il massimo del giudizio di sostenibilità, che significa un basso rischio legato a fattori ambientali, sociali e di governance. Replica l’indice Msci Usa Sri filtered ex fossil fuel che dà esposizione a società large e mid cap americane con alti rating ESG ed esclude aree critiche come l’energia nucleare, le armi, il tabacco, il carbone termico, gli alcolici e il gioco d’azzardo.
A entrambi gli Etf Morningstar assegna il Low carbon designation, la designazione che indica un basso rischio carbonio e una ridotta esposizione a fonti fossili.
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