L’azionario dell’Asia è un’opportunità o è un asset da trattare con prudenza? La domanda nasce guardando l’andamento dell’indice generale Morningstar dedicato all’area che, da inizio gennaio, è salito dell’8% (in euro). Anche gli altri panieri della zona mostrano progressi. Il Morningstar Asia Pacific ha segnato +8,5% mentre l’Asia ex Japan ha guadagnato il 10,1%. Questi risultati, tuttavia, non hanno permesso di raggiungere il basket Global Markets che, sempre da inizio anno, è salito del 15,6%.
Indici Asia e Global Markets a confronto
Dati in euro aggiornati al 29 giugno 2021
Fonte: Morningstar Direct
Dal punto di vista delle quotazioni, la regione mostra una quasi totale sottovalutazione. Attualmente, secondo il Morningstar Global Market Barometer l’azionario cinese (che, ad esempio, in termini di presenza netta, rappresenta quasi il 40% della categoria Morningstar Asia-ex Japan) è sottovalutato dell’8% rispetto al rapporto Price/Fair value. Quello della Corea del Sud (la più presente nella categoria Asia-Pacific ex Japan) è valutato in maniera equa. L’equity del Giappone, il più pesante nel segmento Asia-Pacific (40% circa) è sottovalutato dell’1% (tutti i dati sono relativi alle stock coperte dall’analisi Morningstar. Andamenti in valuta locale aggiornati al 28 giugno 2021).
Per quanto riguarda le diverse categorie in cui sono suddivisi i fondi che investono nell’area, il segmento Asia-ex Japan (tutta la regione escluso il Giappone) da inizio anno ha guadagnato (fino al 29 giugno e in euro) il 9,65%, mentre la categoria Asia-Pacific ex Japan (i paesi developed della regione escluso il Giappone) ha segnato +10%. Positivo anche l’andamento del segmento Asia-Pacific (+8,3%. Si tratta dei paesi della regione toccati dall’oceano Pacifico).
Andamento categorie Morningstar Asia a confronto
Dati in euro aggiornati al 29 giugno 2021
Fonte: Morningstar Direct
Occhio alla Cina
Quando si parla di Asia non si può fare a meno di menzionare la Cina, il più grande mercato della regione, che in questi giorni sta festeggiando i 100 anni della nascita del Partito comunista. “In questi 100 anni il paese è diventato un player globale, la seconda economia per Pil a valori nominali, prima per Pil a parità di potere d’acquisto, leader nel trade, nell’export e nel volume di investimenti esteri, con il maggior network di trattati bilaterali e multilaterali in ambito di commercio, fisco e tecnologia”, spiega Lorenzo Riccardi, economista presso la Shanghai University.
A marzo 2021, Pechino ha delineato i prossimi target di medio e lungo periodo e ha approvato il quattordicesimo piano per il quinquennio 2021-2025 e il progetto Vision 2035. Sviluppo economico sostenibile, riduzione delle disuguaglianze sociali, e miglioramento degli standard di vita sono gli obiettivi da raggiungere tramite innovazione tecnologica, economia digitale, doppia circolazione (puntare sull’economia interna e, solo in seconda battuta, sull’integrazione economica con il resto del mondo), urbanizzazione, creazione di nuovi posti di lavoro e commercio.
“Le strategie di sviluppo prevedono una maggiore attenzione verso la sostenibilità ambientale e il raggiungimento delle emissioni zero e la neutralità carbonica nel 2060. Le stime recenti prevedono che il Pil cinese supererà quello degli Stati Uniti già alla fine di questo decennio, mentre il livello della ricchezza pro-capite raggiungerà quello dei paesi europei entro il 2035, circa 30.000 dollari rispetto ai 10.400 del 2020”, dice Riccardi.
Nel frattempo, il paese asiatico deve fare i conti con qualche difficoltà. “La Cina ha guidato la ripresa economica globale nella seconda metà del 2020 (con il Pil che ha recuperato la sua tendenza pre-pandemica). Ma la crescita, in base ai dati ufficiali, è rallentata nel primo trimestre del 2021”, spiega Preston Caldwell, responsabile del China Economics Committee di Morningstar nell’ultimo China Diagnostic, il documento periodico di analisi in cui viene fatto il punto sul paese asiatico. “La crescita del Pil reale ha registrato appena il +2,4% (annualizzato) trimestre su trimestre. La scarsità di dati affidabili rende difficile analizzare il declino, ma sembra che i principali fattori trainanti siano stati una riacutizzazione dei casi di Coronavirus e una crescita degli investimenti più lenta. Mentre il primo fattore si è già dissipato, il secondo corrisponde alla nostra visione a lungo termine di un rallentamento della Cina”.
Muoversi in Asia
Ma come conviene muoversi sulle azioni dell’Asia? “Lo stock picking è particolarmente importante quando si ha a che fare con le azioni della regione e gli investitori dovrebbero fare particolare attenzione ai fondamentali delle aziende”, dice Lorraine Tan, Director della Equity Research sull’Asia di Morningstar.
Per avere un’idea di come alcuni gestori si muovono nell’area si può guardare al processo di investimento dei fondi. Per fare un esempio abbiamo preso, nella categoria Asia ex Japan, la strategia con l’Analyst rating più alto che da inizio anno ha avuto la performance migliore: Matthews Pacific Tiger Fd I USD Acc (+9,6%. Analyst rating: Silver). “I gestori cercano titoli growth nell’Asia emerging che vengano trattati a valutazioni moderate”, spiega William Samuel Rocco, Senior Analyst in un report del 26 maggio 2021. “Prestano particolare attenzione a quelle aziende che beneficeranno dell’aumento dei livelli di reddito in Asia. La concentrazione del portafoglio può andare dai 60 ai 75 nomi e il turnover è basso. Il processo porta a un portafoglio che di solito differisce significativamente dalla maggior parte degli strumenti della categoria e dal benchmark”.
Nella tabella in basso sono elencati i fondi della categoria Asia ex Japan con Analyst rating positivo ordinati dal migliore da inizio anno.
I fondi Asia ex Japan con Analyst rating positivo
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