La Cina frena. Colpa di alcune cattive notizie che arrivano da diversi fronti regolamentari ma che, dicono gli analisti di Morningstar, stanno rendendo l’azionario del paese asiatico particolarmente appetibile.
L’indice Morningstar China in un mese (fino al 9 agosto e in euro) ha perso quasi il 6%, portando a -8,2% la performance da inizio anno. In quattro settimane il paniere Global Markets ha segnato +2%, mentre da gennaio il progresso è stato del 18,6%.
Indici Morningstar China e Global Markets a confronto
Dati in euro
Dal punto di vista delle valutazioni, attualmente, secondo il Morningstar Global Market Barometer l’azionario cinese è sottovalutato del 20% rispetto al rapporto Price/Fair value (relativamente alle stock coperte dall’analisi Morningstar. Dati in valuta locale aggiornati al 9 agosto 2021).
Il rallentamento del paniere si è inevitabilmente riflesso nell’andamento delle diverse categorie Morningstar in cui sono suddivisi i fondi che investono in Cina e che ora risultano essere fra le peggiori in termini di performance delle ultime quattro settimane. Gli strumenti raccolti nel segmento China si sono lasciati per strada (mediamente) quasi il 5% (-3,5% da inzio anno). Le strategie Greater China hanno perso quasi il 3% (+2,3% da gennaio) e le China A Shares lo 0,36% (+3,7%).
Andamento categorie Morningstar dedicate alla Cina
Dati in euro
Perché la Cina frena
Ma cosa c’è alla base di questa frenata? Avvicinandosi al 2021, le azioni cinesi hanno avuto un lungo rally (+20,6% per l’indice Morningstar China contro il +6,5% del basket Global nel 2020). Anche perché quella del colosso asiatico è stata la prima grande economia a riprendersi dalla pandemia. Tuttavia, le valutazioni hanno iniziato a diminuire durante il primo trimestre. Il trend negativo è poi accelerato nelle ultime settimane, dopo le mosse del governo cinese per tenere a freno il settore dei servizi di istruzione privata e per la possibilità che arrivassero norme più stringenti per quanto riguarda Internet, soprattutto nel segmento dei giochi online (definiti “oppio per lo spirito”, secondo alcune dichiarazione governative riferite da organi statali di informazione).
Il timore è che nuove regole più severe arrivino per altre società che operano sul Web. Solo il mese scorso, ad esempio, le autority cinesi hanno multato Alibaba per violazioni della legge antitrust.
Sul fronte esterno, ad aggravare le questioni per le società cinesi c’è stata la presa di posizione della Securities and Exchange Commission (la Consob Usa) che, a fine luglio, ha annunciato di voler rafforzare i requisiti di trasparenza per le società cinesi che desiderino quotarsi negli Stati Uniti. Le aziende, fra le altre cose, dovrebbero dettagliare se gli investitori sono azionisti diretti o attraverso società di comodo, ma dovranno anche dire se è stata loro negata l'autorizzazione a essere quotate in Borse estere.
Timori eccessivi?
Conviene, quindi, liberarsi dell’azionario cinese? “I timori per delle strette normative nel settore tecnologico sono esagerati”, spiega Ivan Su, Senior equity analyst di Morningstar. "La maggior parte dei regolamenti annunciati finora non esistono. Sono solo dichiarazioni sui siti dei media statali”.
“Le preoccupazioni degli operatori riguardo ai possibili rischi normativi paiono aver travalicato il settore Internet cinese e ci sembra che abbiano provocato una reazione eccessiva”, spiega Chelsey Tam, Senior equity analyst di Morningstar. “Riteniamo che gli investitori dovrebbero valutare i rischi caso per caso”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.