Nel secondo trimestre del 2021 il miglioramento del quadro economico globale si è consolidato. L’andamento pandemico, seppur frenato dalla prosecuzione delle campagne vaccinali, continua tuttavia a rappresentare una fonte di incertezza, mentre la politica monetaria delle banche centrali rimane espansiva nonostante segnali di ripresa dell’inflazione.
Dopo i rialzi dei primi mesi dell’anno, nel secondo trimestre i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono lievemente diminuiti negli Stati Uniti e rimasti stabili nell’Eurozona. Allo stesso tempo tempo i corsi azionari hanno continuato a salire in tutte le principali economie avanzate con l’eccezione del Giappone. La volatilità, dal canto suo, è rimasta contenuta.
I risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, soprattutto per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nei primi sei mesi del 2021 i fondi negoziali hanno mediamente guadagnato il 2,7%, i fondi pensioni aperti sono saliti in media del 3,9%, mentre i PIP di tipo unit linked sono rimbalzati in media del 6,6%. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico (e non a valori di mercato) e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, la performance semestrale media è stata pari allo 0,7%.
Valutando i rendimenti su orizzonti più consoni al risparmio previdenziale, nel periodo da inizio 2011 a fine giugno 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 3,7% per i fondi negoziali, al 3,9% per i fondi aperti, al 3,8% per i PIP di ramo III (unit linked) e al 2,3% per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9% annuo.
Le adesioni
Alla fine del primo semestre del 2021, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,48 milioni; la crescita rispetto alla fine del 2020 è pari a 138.000 unità (1,5%). A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,565 milioni di individui. Nelle singole tipologie di forma pensionistica, i fondi negoziali crescono di 49.000 posizioni (1,5%), per un totale a fine giugno di 3,31 milioni; più della metà dell’incremento si registra in fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, in particolare nel fondo rivolto ai lavoratori del settore edile (circa 17.000), nel fondo dei lavoratori del commercio e dei servizi (circa 5.500) e nel fondo del pubblico impiego (circa 4.600). Nelle forme pensionistiche di mercato, si registrano 50.000 posizioni in più nei fondi aperti (+3,1%) e 41.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+1,2%); alla fine di giugno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,678 milioni e 3,551 milioni di unità.
Le risorse in gestione
Al 30 giugno, le risorse destinate alle prestazioni sono 205,5 miliardi di euro, circa 7,6 miliardi in più rispetto alla fine del 2020. Nei fondi negoziali l’attivo netto risulta pari a 63 miliardi di euro, il 4,4% in più. Per i fondi aperti esso si attesta a 27,2 miliardi e a 41,4 miliardi per i PIP “nuovi” aumentando, rispettivamente, del 7,3 e del 6%. Nel primo semestre del 2021 le forme pensionistiche di nuova istituzione hanno incassato 5,9 miliardi di euro di contributi. Rispetto al corrispondente periodo del 2020, segnato dalla diffusione dell’emergenza epidemiologica, i flussi contributivi aumentano di circa 475 milioni di euro, pari all’8,7% in più. Il deciso recupero si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 6,5% dei fondi negoziali, al 10% dei PIP fino al 13,2% dei fondi aperti.
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