Pubblichiamo l'intervento di Leslie Norton, Morningstar Editorial Director specializzata sulla sostenibilità, in risposta alle recenti critiche di greenwashing nell'industria dei fondi. Sullo stesso tema, leggi anche l'articolo di Simon MacMahon, capo della ricerca ESG e corporate governance di Sustainalytics.
Negli ultimi tempi, si parla molto di greenwashing nell’industria dei fondi. Uno degli ultimi affondi è arrivato dal professor Aswath Damodaran della New York University, che, in un post, ha denunciato gli investimenti attenti ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) come “un errore che costerà denaro alle aziende e agli investitori e renderà il mondo peggiore”.
Ho fatto alcune verifiche con diversi colleghi di Morningstar e altre fonti affidabili sull’articolo di Damodaran. La loro conclusione: Damodaran solleva alcuni punti positivi, ma si sbaglia sulla sua ipotesi chiave.
Damodaran afferma che l'investimento sostenibile si basi sull'aspettativa di poter misurare la “bontà” nelle aziende, nonostante il diffuso disaccordo sui modi per definirla e misurarla. “La bontà è negli occhi di chi guarda e quello che tu percepisci come grave potrebbe non essere nemmeno nella mia lista delle controversie”, scrive il professore della New York University. Questa caratteristica, dice, è confermata dal fatto che i rating ESG possono variare notevolmente a seconda dell'agenzia di rating presa a riferimento.
Il problema è che la maggior parte dei criteri ESG non riguarda “l’essere buoni”. La “bontà” si collega a una prima versione di “investimenti socialmente responsabili”. Oggi, quando si parla di investimento sostenibile ci si riferisce alla misurazione e la gestione del rischio finanziariamente rilevante. Per contro, l'allineamento con i propri valori non è la finalità principale per la maggior parte degli investitori ESG.
Il vero focus degli investimenti sostenibili
“Le buone metriche ESG mirano a migliorare la valutazione azionaria e tenere conto dei rischi posti alle aziende dai cambiamenti climatici e dalle normative sulle risorse umane”, ha commentato Sarah Newcomb, economista comportamentale di Morningstar sul feed Twitter di Damodaran. "So che sei più esperto di me nella valutazione azionaria, ma concentrarsi sul concetto di ‘bontà’, fa sì che non si prenda nella giusta considerazione gli aspetti più concreti della misurazione dei costi dell'uso delle risorse sociali e naturali e la loro integrazione nel calcolo delle valutazioni”, ha aggiunto Newcomb.
Allo stesso modo, Jon Hale, responsabile della ricerca sulla sostenibilità per l’America di Morningstar, rifiuta l'idea che gli investimenti sostenibili riguardino principalmente l'esclusione di aree critiche come il tabacco o, nel lessico di Damodaran, “l'acquisto solo di buone aziende”. L'investimento sostenibile è molto di più: "Si tratta di valutare come un’azienda gestisce i rischi e le opportunità finanziariamente rilevanti e il suo impatto più ampio sul mondo”.
L'ampia gamma di rating ESG, afferma Hale, rappresenta un continuum che aiuta gli investitori a confrontare le aziende. In effetti, sono un “proxy” del concetto più qualitativo, ma astratto, di sostenibilità aziendale, un concetto che sempre più investitori oggi considerano importante per valutare in modo completo una impresa. Pertanto, non ci si dovrebbe aspettare che i rating ESG siano sempre allineati tra loro”, scrive.
È un punto su cui Simon MacMahon, capo della ricerca ESG e corporate governance di Sustainalytics, ritorna ripetutamente. I prodotti e la ricerca ESG non sono focalizzati sul “fare del bene”, afferma MacMahon: mirano a fornire dati e indicatori migliori e più comparabili “per supportare l’analisi di fattori che in precedenza erano difficili da interpretare per gli investitori”. Per i gestori di fondi, “incorporare i rischi finanziari materiali ESG nel processo decisionale di investimento fa parte dei loro obblighi fiduciari”.
MacMahon sostiene che l’attenzione per i temi ESG abbia portato a un ampio numero di iniziative meritevoli, come il Piano d'azione dell'Unione europea sulla finanza sostenibile, le proposte di regolamenti della Securities & Exchange Commission sull’informativa obbligatoria sul clima o le azioni legali contro, ad esempio, Royal Dutch Shell per greenwashing (Shell è stato recentemente riconosciuto parzialmente responsabile del cambiamento climatico e gli è stato ordinato di ridurre le emissioni). “In linea generale, la sostenibilità sta spingendo nella giusta direzione”, afferma.
Il mondo e il portafoglio
Alla fine, tutto ciò porta ad adempiere a un obbligo fiduciario chiave: gestire il rischio sistemico, che è forse il più grande per i mercati finanziari. Il principale oggi è il cambiamento climatico. "Il punto di partenza dell’approccio sostenibile è che il valore e il rischio vengono creati nel mondo reale, non sui mercati dei capitali e quindi vanno affrontate le fonti di rischio del mondo reale” che alla fine influenzano i mercati dei capitali, afferma Jon Lukomnik, fondatore di Sinclair Capital e coautore di Moving Beyond Modern Portfolio Theory: Investing That Matters.
Prendiamo ad esempio una società di servizi che cerca di migliorare le pratiche sulla diversità. Non si tratta semplicemente di “essere buoni”, per prendere in prestito l’espressione di Damodaran. Invece, le politiche sulla diversity riguardano “il turnover dei dipendenti e quindi il rischio sul capitale umano” che alla fine influiscono sulla valutazione aziendale, afferma Lukomnik. “Si tratta di essere consapevoli del rischio”.
Un ecosistema sostenibile in continua evoluzione continuerà ad essere oggetto di critiche. Non è passato molto tempo da quando gli investimenti sostenibili erano una nicchia. Non è più così: gli investitori stanno investendo nei fondi sostenibili: nel secondo trimestre, hanno raccolto 139 miliardi di dollari a livello globale.
Sguardo al futuro
Le divergenze tra i rating ESG dovrebbero attenuarsi man mano che la disclosure migliorerà. Le accuse di scarsi rendimenti degli investimenti sostenibili sono sempre più smentite: un’analisi di Morningstar ha rilevato che, a livello globale, non ci sono prove statisticamente significative che gli investitori debbano sacrificare i rendimenti quando investono in buone società ESG a livello globale.
Gli investimenti sostenibili presentano diversi approcci e quindi l’investitore deve scegliere in base alle sue preferenze e ai suoi obiettivi. Morningstar ha recentemente pubblicato una guida per orientarsi in questo universo, “4 Steps to Add Sustainable Investing Strategies to Your Portfolio,”curata da Alyssa Stankiewicz e Josh Charlson.
La speranza è che molte di queste critiche vengano superate man mano che le pratiche ESG miglioreranno, l’informazione aumenterà e il numero di aziende che sposano la sostenibilità crescerà. Avere standard comuni sarà di aiuto.
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