Confermiamo il fair value di Facebook a quota 407 dollari per azione anche dopo i recenti problemi tecnici che hanno bloccato per ore anche WhatsApp e Instagram e le polemiche in seguito alle dichiarazioni di Frances Haugen, ex-dipendente di Zuckerberg, che dice di aver presentato diverse denunce alla SEC, la Consob americana, nelle quali accusava il social di aver allentato la censura dei messaggi d'odio e di disinformazione.
Il blackout verificatosi nei giorni scorsi avrà un impatto irrisorio sui ricavi del gruppo e non mette in alcun modo in discussione il Moat di Facebook e la sua capacità di generare rendimenti superiori alla media. Anche nell’ipotesi che la crescita degli utenti, il grado di coinvolgimento degli stessi e la loro monetizzazione in termini di introiti pubblicitari dovessero rallentare, grazie a 3 miliardi di utenti mensili attivi in tutto il mondo l’effetto netwok sul quale si basa il vantaggio competitivo di Facebook rimarrebbe intatto. E anche nel caso in cui alcuni importanti partner commerciali decidessero di abbandonare il social network per timore di un danno di immagine, le piccole e medie imprese continueranno a trovare nelle proprietà di Facebook uno dei modi più efficienti per raggiungere i consumatori.
Lo scenario peggiore
In passato, come dimostra lo scandalo di CambridgeAnalitica, l’azienda ha dimostrato di essere in grado di affrontare e superare questi danni di immagine con un impatto di lungo termine trascurabile sulla crescita degli utenti, sulla domanda degli inserzionisti e in generale sui conti aziendali. Tuttavia, questa vicenda dimostra ancora una volta che Facebook, come tutti gli altri social network, saranno costretti a prendere dei provvedimenti che potrebbero danneggiare i propri interessi economici.
Piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok e Snap vogliono chiaramente aumentare il coinvolgimento degli utenti, che è guidato da contenuti che suscitano emozioni positive o negative. Pertanto, non saremmo sorpresi di vedere nei prossimi mesi o anni un maggiore controllo sull'utilizzo dei social network imposto a vari livelli dalle stesse aziende produttrici, dai genitori e dai legislatori. Questo potrebbe avere l’effetto di ridurre la crescita e il coinvolgimento degli utenti, rendendo il pubblico dei social meno attraente per gli inserzionisti. Ma nel caso di Facebook questo problema potrebbe essere mitigato dal ritorno di grandi marchi che tornerebbero a considerare l’azienda come un partner più sicuro. Inoltre, ci aspettiamo che il gruppo americano implementi vere riforme con l’obiettivo di migliorare la sua piattaforma e ridurre l’effetto negativo di alcuni suoi contenuti. Nello scenario peggiore, in cui il persistere di questi problemi si traduca in un rallentamento della crescita degli utenti e degli introiti pubblicitari, il valore delle azioni scenderebbe a 379 dollari, ma a questa ipotesi attribuiamo una probabilità inferiore al 15% (report aggiornato al 5 ottobre 2021).
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