I titoli bancari americani non hanno ancora esaurito la loro corsa. Ma le occasioni di investimento sui listini, dicono gli analisti di Morningstar, si stanno esaurendo. I numeri del 2021 spiegano che il comparto finanziario negli Usa è secondo solo a quello energia per rendimento YTD. Dopo un 2020 molto fiacco (+4% in USD), su cui hanno pesato le paure delle ripercussioni della pandemia sull’economia del Pase, da inizio anno (e fino al 18 ottobre) i guadagni ammontano a oltre il 30%.
Se gli energetici sono stati trainati sino ad ora dal rally del barile, i bancari Usa hanno beneficiato dell’annullamento delle riserve per perdite su prestiti. Gli istituti di credito accantonano della liquidità per far fronte a dei rischi, come quello dell’impossibilità di riscuotere un credito, e nel 2020, a causa dei timori che la pandemia avrebbe innescato una spirale recessiva molto forte, questo tipo di deposito è salito in maniera importante. Ora a queste riserve possono accadere due cose: se i prestiti vengono rimborsati, esse vanno ad incrementare gli utili, mentre se i prestiti non vengono restituiti, vengono convertite in perdite. Il forte intervento del Governo a sostegno dell’economia e una ripresa della domanda più veloce di quanto ipotizzato inizialmente hanno limitato i danni per il settore bancario e questo si è tradotto nel 2021 in un progressivo abbassamento di queste riserve. E dunque in un rimbalzo degli utili societari.
Cosa attendersi nei prossimi mesi
Se questa evoluzione degli accantonamenti poteva essere prevedibile da parte degli analisti, considerati gli aggiornamenti dei dati macro del Paese, la vera sorpresa per gli operatori è arrivata dalla crescita delle commissioni sulle operazioni di M&A (merging and acquisition) e sulle OPA (offerte pubbliche di acquisto). Questo trend ha giocato a favore delle banche di investimento come Goldman Sachs (GS), ma anche degli istituti di credito molto ben diversificati come ad esempio JPMorgna, che solitamente guadagna dai 500 ai 700 milioni di dollari per i suoi servizi di consulenza, e che nell’ultimo trimestre ha visto salire questa voce a un miliardo di dollari.
Questa tendenza è destinata a consolidarsi nei prossimi mesi, ma il vero sprint dei bancari Usa lo si avrà con la risalita dei tassi di riferimento che si tradurranno in un aumento dei margini di interesse (una delle voci principali tra le fonti di reddito delle aziende del settore). Anche se l’incremento del costo del denaro è atteso solo per la fine del 2022.
La brutta notizia per gli investitori è che il mercato ha pressoché scontato interamente l’effetto che queste tre variabili avranno sugli utili futuri degli istituti di credito statunitensi e ora le occasioni di acquisto scarseggiano. Tra i titoli bancari americani coperti dall’analisi di Morningstar solo Wells Fargo, Citigroup e Huntington Bancshares sono scambiati a sconto rispetto al fair value.
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