I mercati tra narrazione e realtà

Le Borse sono dominate da interventi di salvataggio per mano delle banche centrali, per evitare collassi che colpirebbero l’economia reale. Ormai, ha spiegato Mario Seminerio in apertura delle MICIT 2021, si ha quasi l’impressione che vogliano convincere che tutto sia sotto controllo. Ma le cose potrebbero essere meno rassicuranti.

Marco Caprotti 10/11/2021 | 14:51
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Quanto potrà andare avanti la narrazione delle banche centrali? L’inflazione è davvero transitoria come dicono? Ha ancora senso un portafoglio bilanciato 60-40? Sono alcune delle domande poste dall’economista Mario Seminerio, in apertura delle Morningstar Investment Conference Italia 2021 nel suo intervento intitolato “Mercati, narrazione e realtà. Un sentiero stretto tra Minsky Moment e disordine monetario”.

Il ragionamento di Seminerio parte dall’osservazione delle crisi con cui negli ultimi 20 anni hanno avuto a che fare le economie e i mercati. “Sono un’alternanza di eventi determinati da varie cause – e non tutte finanziarie, come ha dimostrato quello che è successo con la pandemia – ai quali le banche centrali reagiscono mettendo in campo tutta una serie di politiche monetarie e fiscali espansive”, ha spiegato Seminerio. “Questo, a sua volta, porta a una corsa all’indebitamento, sia da parte del settore privato che pubblico. A livello nazionale questo produce elaborazioni politiche in cui si fa strada l’idea che i vincoli di bilancio non siano più un tema attuale”. Sul fronte equity, la corsa delle azioni spesso non trova giustificazione nei fondamentali delle aziende.

Cosa narrano le banche centrali
In questo contesto, secondo Seminerio, si innesta il concetto di narrazione, portato avanti soprattutto dagli istituti di politica monetaria quando, ad esempio, parlano di inflazione transitoria. “Questa definizione è incoerente. Se non si ha una sfera di cristallo, non si può dire quanto durerà. E, infatti, non viene specificato”.

Secondo Seminerio il quadro è un po’ più complesso. “La riapertura postpandemica ha dato sfogo alla domanda repressa e questo, a sua volta, ha spinto il carovita. Una reazione naturale”, ha spiegato aggiungendo, però, che ci sono elementi di rischio nuovi rispetto ad altri momenti di inflazione. Ad esempio, le tensioni nei rapporti fra occidente e Cina, oppure il fatto che, a fronte di una domanda in crescita e di un’offerta che scarseggia, ci siano politiche monetarie di stimolo ai consumi. “Del resto, nessun banchiere centrale si prenderebbe la responsabilità di mettere in campo scelte restrittive che potrebbero portare a una recessione”, ha detto.

La narrazione delle banche centrali continua, portando al pericolo di un Minsky Moment (così viene definito un crollo improvviso e consistente dei valori degli asset originato da un ciclo economico positivo che riduce la percezione del rischio). Queste istituzioni comunicano tanto, ha spiegato Seminerio. Lo fanno più che in passato. E può essere un problema in un momento in cui i mercati sono diventati degli aruspici di ogni loro sospiro. “Non è un caso che alcuni degli scoppi di volatilità dei mercati negli ultimi anni siano stati innescati proprio dalle dichiarazioni delle banche centrali,” ha detto Seminerio. “Gli istituti di politica monetaria si sono presi il compito di non far spaventare i mercati cercando, ad esempio, di non spingerli a buttare via il debito liberandosi dell’obbligazionario e dando l’impressione che, prima o poi la situazione si normalizzerà”, ha detto Seminerio. “Del resto, a cosa servirebbero i bond con questi rendimenti? E, quindi, che senso avrebbe avere un portafoglio bilanciato 60-40?”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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