A trainare le Borse mondiali nel 2021 sono stati ancora una volta i listini Usa. L’indice Morningstar Global Markets ha guadagnato da inizio anno il 23,11% (al 30 novembre 2021, in euro) e il maggior contributo alla sua performance è arrivato proprio dall’azionario a stelle e strisce, che pesa per oltre il 50% della capitalizzazione di mercato dell’indice e che nello stesso periodo è cresciuto di circa il 30%. Le Borse mondiali non erano andate oltre il 6,48% nel 2020, frenate dalle forti perdite accumulate nel primo trimestre sulla scia delle preoccupazioni legate alla diffusione della pandemia, mentre quest’anno stanno capitalizzando i positivi dati sulla ripresa dell’economia mondiale.
Listini Usa davanti a tutti
Guardando ai rendimenti dei listini mondiali nel 2021 possiamo dire che nel complesso i mercati sviluppati hanno fatto meglio di quelli emergenti. Oltre all’exploit di New York, le Borse europee hanno fatto molto bene guadagnando il 16% e il Giappone è salito di quasi il 6%. L’indice Morningstar Emerging Markets, invece, si è fermato al 4% a causa delle debolezze dei listini asiatici e del negativo andamento di quelli dell’America latina.
Partendo dalle Borse dei paesi sviluppati, l’analisi delle performance dell’indice Morningstar US Market ci dice che Wall Street è stata spinta dai tecnologici. Il comparto high-tech pesa per circa un quarto della capitalizzazione di mercato del benchmark e ha contribuito a un terzo del suo rendimento grazie ai forti rialzi messi a segno nel periodo da titoli come Microsoft, Apple, Nvidia e Alphabet. Prezioso anche l’apporto fornito dai finanziari e dai consumer cyclical, che insieme pesano per un altro 25% della market cap dell’indice e che hanno fatto segnare rialzi superiori al 10%.
L’indice Morningstar Europe ha beneficiato del contributo di tutte le regioni che la compongono: l’Eurozona e il Regno Unito, che insieme contano per il 70% della sua capitalizzazione di mercato, hanno realizzato entrambi guadagni attorno al 15%, i paesi fuori dalla zona euro sono saliti di oltre il 20%, mentre quelli emergenti, che pesano per circa il 3%, hanno realizzato quasi il 25%. Finanza, beni industriali e salute, che insieme rappresentano il 45% della capitalizzazione di Borsa dell’indice, sono stati quelli che hanno contribuito maggiormente al risultato della regione grazie ai rialzi di titoli come ASML, Novo Nordisk e Roche. L’Europa emergente è stata trainata dall’ottimo risultato realizzato dalla Borsa russa, che conta per il 65% della market cap dell’indice Morningstar EM Europe e che ha fatto segnare un rialzo più alto del 30% (in euro). Bene anche i listini polacchi (+18%), ungheresi (24%) e greci (+17%), che insieme pesano per circa il 20%, mentre ha deluso la Turchia che ha accusato una perdita superiore al 20%.
Tra gli emergenti deludono Cina e America latina
In Asia, la Borsa di Tokyo (+5,7%) è riuscita a sovraperformare largamente la regione grazie ai forti rialzi delle Big dei settori tecnologia e beni industriali come Sony e Toyata. Sull’indice Morningstar Asia ex-Japan ha invece pesato la debolezza dei listini emergenti che non sono andati oltre il 3% a causa dei passivi realizzati dalla Cina (-13%) e dalla Corea del Sud (-4,5%), mentre India e Taiwan, che insieme contano per il 30% della capitalizzazione di mercato della regione, hanno guadagnato rispettivamente il 36% e il 33%.
Le Borse emergenti si sono posizionate in coda ai mercati azionari globali. La regione è salita appena del 4% da inizio anno perché frenata della debolezza dei listini asiatici e dalla pessima performance di quelli dell’America latina. L’indice Morningstar EM Americas ha ceduto infatti il 10% a causa delle forti perdite accumulate dalla Borsa brasiliana (-18%), che rappresenta il 65% circa della market cap del benchmark e che ha accusato la cattiva intonazione del comparto finanziario (-24%), mentre quella messicana è stata la migliore guadagnando quasi il 13%.
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