Quando si effettua un investimento si sta facendo un sacrificio a breve termine per ottenere guadagni a lungo termine. Ma quando ci si guarda indietro, come si fa a stabilire se questo guadagno c’è veramente stato? Il solo fatto di aver ottenuto una performance positiva non è sufficiente (anche se è già un inizio). In finanza, infatti, occorre ricordare che tutto è relativo: se ho guadagnato il 7% quando il mio mercato di riferimento ha fatto +10% non posso ritenermi soddisfatto.
Nella maggioranza dei casi, gli investitori passano il loro tempo a rivedere i rendimenti ottenuti rispetto a un benchmark designato, ma ciò può comportare un confronto parziale, in cui le cose sbagliate vengono confrontate tra loro nel periodo di tempo sbagliato.
Un territorio complesso
Immaginiamo uno scenario in cui si è guadagnato il 5% in un determinato periodo di tempo. È stato un successo? Forse. E se aggiungessimo che il rendimento è stato inferiore del 4% rispetto all'anno precedente; del 3% al di sopra della media dei portafogli dello stesso tipo; del 2% al di sopra dell’inflazione; dell’1% in meno rispetto al livello di rendimento desiderato? È un successo?
Aggiungiamo anche il fatto che, ipoteticamente, solo a un asset tra tutti quelli presenti in portafoglio è attribuibile il rendimento totale. Magari che si è preso più rischio del previsto aumentando la volatilità a breve in certi periodi dell’anno. È davvero un successo questo 5% di rendimento? Difficile a dirsi.
Questo esempio aiuta a illustrare la complessità del benchmarking appropriato. Ci sono molte variabili, alcune delle quali è possibile controllare: il rischio assunto, le risorse detenute, il tempo considerato. Altre, invece, non è possibile tenerle sotto controllo.
“Come individui, è importante che ognuno di noi possa misurare il proprio successo in modo appropriato alla circostanza. Idealmente, questo includerà un framework robusto e ripetibile, che può o non può usare strumenti di benchmarking. L'elenco degli strumenti a disposizione è teoricamente infinito, sebbene debba essere appropriato”, spiega Dan Kemp, responsabile degli investimenti di Morningstar Investment Management EMEA.
Il benchmark ideale
Uno studio pubblicato nel 2012 dal Center for Applied Research di State Street, dal titolo The Influential Investor: How Investor Behavior is Redefining Performance, ha cercato di definire le forze che cambieranno l’industria finanziaria nel futuro. Il report sottolinea che mentre la performance relativa misurata tramite benchmark classici serve alla società di gestione, la visione dell’investitore è più complessa e riflette la personale miscela di ricerca di Alfa, generazione di Beta, protezione dai ribassi e gestione degli asset.
In questo contesto, lo studio dimostra come, per gli investitori, la performance di portafoglio sia lo strumento principale attraverso cui giudicano la propria società di gestione, il che però può anche essere una debolezza. Insomma, la perfomance assoluta è diversa da quella relativa. In parole povere, lo stesso rendimento ha effetti diversi sui vari investitori.
Proviamo a fare un esempio: il signor Rossi ha 60 anni, ha un reddito di 2.000 euro al mese, ha tre figli e non ha ancora finito di pagare il mutuo per la casa. Il signor Verdi, invece, ha 40 anni, ha un reddito di 3.000 euro al mese, non ha figli e la casa l’ha ereditata, quindi non è indebitato. I due hanno investito nello stesso fondo, che dall’inizio dell’anno è in perdita del 5%. Questo risultato avrà effetti molto diversi sul bilancio personale del signor Rossi e su quello del signor Verdi, evidentemente più pesanti per il primo. Stessa performance assoluta, ma diversa performance relativa.
Analizza te stesso
Il miglior benchmark è quello che guarda al futuro rimanendo allineato agli obiettivi finanziari individuati. In un mondo perfetto, ogni investitore meriterebbe il proprio quadro di valutazione cucito su misura per misurare il successo dei propri investimenti, con trasparenza e prospettiva.
La sfida, ovviamente, è che una valutazione lungimirante è incredibilmente difficile da quantificare, e non esiste un approccio adattabile a tutti. Gli strumenti di benchmarking classici (Peer relative, Index relative, Absolute return, Real return) sono utili, ma limitati. Ciò che conta per un investitore è se si possa aspettare che il suo investimento lo aiuti a ottenere guadagni a lungo termine nel futuro.
“Questo evidenzia un punto importante riguardo la relazione tra processo d’investimento e risultato”, commenta Kemp. “In particolare, è del tutto possibile avere un processo forte, prendere una buona decisione, e ottenere un risultato negativo, così come è possibile avere un processo fragile ma ottenere un risultato positivo. Tuttavia, il più delle volte un processo d’investimento solido e delle decisioni sensate porteranno a buoni risultati. Ecco perché è fondamentale fare confronti su un orizzonte temporale più lungo; ciò consente alla forza del processo, o alla combinazione di molte decisioni, di svelarsi”.
Per dare un impulso concreto a questo concetto, gli analisti di MIM EMEA hanno prodotto una lista di controllo per rafforzare il collegamento tra obiettivi e investimenti, che può essere usata come punto di partenza per costruirsi un metodo di valutazione dei propri risultati finanziari o di quelli dei propri clienti.
Allineare il tuo quadro di riferimento alle tue ambizioni
- Esiste un obiettivo finanziario chiaramente definito a cui il tuo portafoglio può fare riferimento?
- Stai valutando i tuoi risultati di investimento in un orizzonte temporale adeguato?
- Se si utilizza un benchmark, è realistico e investibile?
- Hai bisogno di tenere conto dell'inflazione?
- Hai preso in considerazione il rischio assunto?
- Il tuo portafoglio ha la forza di ben performare nel lungo periodo?
Evitare decisioni sbagliate
- Riuscirai a evitare il recency bias, evitando di focalizzarti solo sul passato recente?
- Sei consapevole della tua avversione alla perdita, evitando così di vendere in preda al panico?
- Riuscirai a evitare la overconfidence, l’eccesso di fiducia?
L’analisi comparativa appropriata è uno strumento potente, sia dal punto di vista analitico che comportamentale. Fatta correttamente, può aiutare gli investitori a rimanere in linea con i propri obiettivi e concentrarsi sulle cose giuste, ma, se fatta in modo errato, può avere conseguenze significative.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.