Con la Federal Reserve pronta ad alzare i tassi di interesse Usa, chi investe nei mercati emergenti globali sembra avere validi motivi per sentirsi un po’ nervoso.
Di solito le condizioni finanziarie globali si irrigidiscono quando la Fed aumenta i tassi e, di conseguenza, i più fragili tra i mercati emergenti tendono ad avere problemi a rifinanziare il proprio debito estero.
Nella prima riunione del 2022, la Banca centrale Usa ha lasciato i tassi invariati. Il costo del denaro negli Stati Uniti per ora, quindi, resta fermo fra lo 0% e lo 0,25%. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha però detto che prevede un aumento dei tassi alla riunione di marzo se le attuali condizioni resteranno invariate.
Obiettivo di rialzo dei tassi al meeting della Fed di marzo
Fonte: CME, dati aggiornati al 26 gennaio 2022
“Il dibattito ora è incentrato su quante strette si verificheranno nel 2022. Saranno tre, quattro o anche di più?”, dice Preston Caldwell, Senior equity analyst di Morningstar. “Per ora, noi continuiamo a prevedere tre rialzi dei tassi nel 2022 e altri tre nel 2023, e non crediamo di dover modificare sostanzialmente le nostre stime. Tuttavia, riconosciamo che i rischi sembrano essere per un numero maggiore di rialzi. I mercati dei tassi di interesse, ad esempio, stanno attualmente scontando quattro strette per quest'anno”.
Gli effetti sugli emergenti
Gli effetti che queste manovre avranno sui mercati emergenti saranno differenti, considerato che sono un universo eterogeneo. “La vulnerabilità a una stretta monetaria della Fed varia ampiamente tra le diverse economie in via di sviluppo”, spiega Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management.
Per analizzare le differenze, la società svizzera di investimenti ha creato un modello che prende in esame 13 fattori di rischio, tra cui diverse misure del debito pubblico e privato, i saldi delle partite correnti, la forza delle riserve valutarie e i differenziali dei tassi di interesse rispetto agli Stati Uniti. Le 25 economie dei mercati emergenti nel modello vengono quindi classificate partendo dalla migliore (1) fino alla peggiore (25) per ciascun indicatore.
Vulnerabilità dei paesi emergenti al rialzo dei tassi della Fed
I punteggi aggregati indicano che Colombia, Ungheria, Cile e Romania saranno probabilmente i paesi più vulnerabili ai rialzi dei tassi Usa. “Tutti e quattro hanno elevate esigenze di finanziarsi esternamente, spesso in valuta forte”, dice Zweifel.
All'estremo opposto della scala, Taiwan, Russia, India, Cina e Corea saranno probabilmente i più resilienti. “Generalmente dispongono di sufficienti riserve valutarie, il che significa che possono intervenire per sostenere le loro valute contro il dollaro, se necessario, e hanno bassi livelli di debito estero”, dice dice Zweifel.
Emergenti sì o no?
In una situazione di rischio per alcune zone è meglio quindi eliminare dal portafoglio i mercati emergenti? La regola generale dice che la decisione di liquidare un investimento dovrebbe basarsi sugli obiettivi e sulla situazione finanziaria del singolo investitore e non sul flusso di notizie o sulle performance a breve termine.
Nel caso dei mercati emergenti, inoltre, ci sono delle dinamiche di lungo periodo che, con l’asset giusto, potrebbero essere cavalcate. Uno sono i bond in valuta locale.
“Riteniamo che i fondamentali sovrani dei mercati emergenti siano ampiamente più forti che in passato”, spiega Philip Straehl, Global Head of Research di Morningstar Investment Management. “Il miglioramento dei saldi delle partite correnti, l'aumento delle riserve, il passaggio a una politica monetaria ortodossa e la creazione di una base di investitori domestici consentono il passaggio ai finanziamenti in valuta locale”.
Va anche detto che sul fronte del rialzo dei tassi di interesse i paesi in via di sviluppo non stanno a guardare. “Molte banche centrali dei mercati emergenti hanno aumentato in modo proattivo i tassi reali (i tassi di interesse adeguati all'inflazione) a un ritmo molto più rapido rispetto ai loro omologhi dei mercati developed, poiché sono meno disposte a verificare se l'inflazione si rivelerà transitoria”, spiega Mike Mulach, analista di Morningstar. “Di conseguenza, la differenza tra i tassi reali dei mercati emergenti e quelli dei paesi sviluppati è ai massimi degli ultimi 15 anni. Questo, combinato con la dinamica del petrolio favorevole, la continua ripresa della crescita e il picco dell'inflazione potrebbe portare a un rimbalzo del debito locale dei mercati emergenti”.
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