Il primo meeting del 2022 della Federal Reserve ha risposto ad alcune domande del mercato riguardo al futuro della politica monetaria Usa. Ma, dicono gli analisti di Morningstar, alcune questioni restano da chiarire.
La Banca centrale Usa ha lasciato i tassi invariati. Il costo del denaro negli Stati Uniti per ora, quindi, resta fermo fra lo 0% e lo 0,25%. Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha però detto che prevede un aumento dei tassi alla riunione di marzo, se le attuali condizioni resteranno invariate.
Nel comunicato seguito alla due giorni di meeting, il Fomc (Federal open market committee, il braccio operativo della Fed) ha specificato chiaramente che l'inflazione è “ben al di sopra del 2%” e che il mercato del lavoro è “forte”.
“In altre parole, a questo punto non c'è nulla che trattenga il Fomc da una serie di aumenti dei tassi”, dice Preston Caldwell, Senior equity analyst di Morningstar.
Tassi di interesse e inflazione Usa
Fonte: Federal Reserve Economic Database. Dati al 26 gennaio 2022
Il dibattito ora è incentrato su quante strette si verificheranno nel 2022. “Saranno tre, quattro o anche di più?”, si chiede Caldwell. “Per ora, noi continuiamo a prevedere tre rialzi dei tassi nel 2022 e altri tre nel 2023, e non crediamo di dover modificare sostanzialmente le nostre stime. Tuttavia, riconosciamo che i rischi sembrano essere per un numero maggiore di rialzi. I mercati dei tassi di interesse, ad esempio, stanno attualmente scontando quattro strette per quest'anno”.
L'altro tema principale dell'incontro era quando la Fed avrebbe iniziato a invertire il programma di acquisto di obbligazioni (il quantitative easing), che aveva utilizzato per pompare denaro nell'economia durante la pandemia.
A dicembre, la Fed aveva annunciato che avrebbe ridotto il ritmo con cui ha effettuato gli acquisti. “La domanda che ne era nata era quando la Banca centrale avrebbe iniziato a ridurre completamente la quantità di obbligazioni che deteneva nel suo bilancio (quantitative tightening)” dice l’analista. “La Fed non ha offerto dettagli specifici su quando inizierà, tuttavia il comitato ha rilasciato una serie di principi che intende seguire”.
La Banca centrale Usa vuole cominciare a ridurre le dimensioni del bilancio dopo l’inizio delle strette monetarie. “Quindi ci aspettiamo che emergano dettagli specifici nella riunione di marzo”, dice Caldwell.
Crescita, inflazione e Omicron
Parlando di crescita economica e inflazione è inevitabile menzionare la variante Omicron del Coronavirus e gli effetti che potrebbe avere su questi due elementi.
“Osservando le massicce ondate di casi di Covid che si stanno diffondendo in tutto il mondo a causa della variante Omicron, gli investitori possono aspettarsi solo un leggero colpo alla crescita economica”, dice l’analista. “Ma quando si tratta di inflazione, le notizie non sono così buone”.
A seguito dell’arrivo della variante Omicron, Morningstar ha ridotto la previsione di crescita del Pil Usa per il 2022 al 3,9% dal 4% stimato a novembre. “L'impatto di Omicron è determinato dalla riduzione della spesa per i servizi di consumo, ma questo è compensato dal fatto che la domanda di beni di consumo è più forte del previsto. L'impatto della variante si concentrerà nel primo trimestre e, in seguito, prevediamo un forte rimbalzo dell'attività dei servizi”, dice l’analista. “Anche con un aumento astronomico dei casi, la gravità notevolmente ridotta di Omicron dovrebbe impedire un forte rallentamento dell'attività economica”.
Effetto di Omicron sul Pil Usa
Per quanto riguarda l’inflazione, le stime per il 2022 sono state portate al 3,6% dal 2,8% precedente. “Questo, principalmente, perché, anche prima di Omicron, i rallentamenti nelle fornitura sembravano risolversi più lentamente delle attese”, dice l’analista. “E’ probabile che la variante peggiori la situazione ed è possibile che i tentativi della Cina di mantenere la sua strategia "zero-Covid" portino a un'escalation dei blocchi a fronte di una maggiore trasmissibilità di Omicron”.
Effetto Omicron sull’inflazione Usa
La buona notizia è che i problemi alle forniture non potranno durare per sempre e l’attenuazione dei picchi di prezzo delle automobili e di altri beni durevoli dovrebbe esercitare una significativa pressione deflazionistica nel corso del 2023 e nel 2024. “In termini di indice dei prezzi al consumo, ci aspettiamo un'inflazione media del 2,4% nel periodo 2022-25, rispetto a circa il 2,9% previsto dal consensus”, dice Caldwell.
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