Quali paesi e industrie saranno maggiormente colpiti dalle sanzioni imposte alla Russia per il suo attacco all'Ucraina.
Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda attraverso l’utilizzo dell’analisi Revenue Exposure, uno strumento di Morningstar Direct che misura la percentuale di ricavi prodotta in un determinato paese o in una specifica regione.
I numeri di questo report (Figura 1) ci dicono che il 70% delle entrate delle società inserite nel paniere dell'indice Morningstar Russia è prodotto sul mercato interno e solo il 30% deriva dall'estero. In base a quest’analisi il paese più esposto alle sanzioni russe sarebbe la Turchia, le cui aziende ricavano il 2,8% del proprio fatturato in Russia, seguita dall'Italia (2,4%) e dalla Francia (2,3%).
Figura 1: I paesi più esposti alla Russia
Fonte dati: Morningstar Direct
Facendo l'esercizio inverso, per vedere in quali paesi le società russe generano i loro ricavi (Figura 2), notiamo come la Svizzera sia il mercato da cui le aziende russe dipendono maggiormente, seguita da Cina e Stati Uniti.
Figura 2: I paesi in cui le aziende russe producono il loro fatturato
Fonte: Morningstar Direct
I settori a livello globale più esposti alla Russia (Figura 3) non sono solo quelli legati al gas e al petrolio, ma anche l’industria della siderurgia e della carta.
Figura 3: I settori maggiormente esposti alla Russia
Fonte: Morningstar Direct
Le aziende italiane più esposte alla Russia
Da uno studio di Intesa Sanpaolo sulle società coperte dai suoi analisti si nota come i settori maggiormente esposti a eventuali sanzioni ai danni della Russia siano quelli dell’energia e dei beni di consumo.
Maire Tecnimont, la società italiana che fornisce servizi e prodotti di ingegneria e costruzione per le industrie dell’oil&gas e della green energy, è esposta per il 25% del suo fatturato per via di una controllata del gruppo operativa nel paese. Inoltre, il management ha precisato che il 17% dell’attuale portafoglio ordini (pari a circa 1,5 miliardi di euro) si riferisce alla Russia. Sempre nel settore energy, Eni ha invece un’esposizione minima pari al 2% del suo giro d’affari complessivo.
All’interno del comparto beni di consumo, le aziende maggiormente esposte al mercato russo sono quelle del lusso e dell’abbigliamento retail. Geox, ad esempio, produce nella regione l’8% del suo fatturato, più indietro ci sono Brunello Cucinelli con il 5%, Moncler, Aeffe e Safilo con il 2% circa, mentre ancora più marginale è il peso della Russia sul giro d’affari di Tod’s e Ferragamo. Tra le altre industrie del settore consumer goods è da sottolineare l’esposizione del 6% di De’Longhi e quella del 3% di Davide Campari.
Tra i manifatturieri, la Buzzi Unicem, azienda attiva nella produzione di cemento e calcestruzzo, genera il 10% dei suoi ricavi e del suo reddito operativo in Russia, LU-VE, società che produce prodotti per la refrigerazione e il condizionamento, è esposta per il 7,6% del suo fatturato, mentre il peso della Russa sul totale dei ricavi di Pirelli non supera il 3%. Tra i farmaceutici, invece, Recordati è la più vulnerabile in caso di sanzioni economiche verso Mosca dato il peso del 4,5% che il paese rappresenta sul suo giro d’affari complessivo.
Ha contribuito all’articolo Francesco Lavecchia, Editor di Morningstar.
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