La decisione di Shell di uscire dalla Russia non cambia la stima del fair value del titolo che resta ferma a 19 sterline (report aggiornato al 28 febbraio 2022). Da inizio anno la compagnia energetica britannica ha guadagnato oltre il 20% (in euro al 28 febbraio 2022) e ora è scambiata a prezzi che sono in linea con la nostra valutazione.
Shell ha annunciato che intende uscire dalle sue joint venture con Gazprom, inclusa la partecipazione del 27,5% in Sakhalin-2, quella del 50% in Salym Petroleum Development e la venture capital con l'impresa energetica, Gydan. L’azienda intende inoltre porre fine al suo coinvolgimento nel gasdotto Nord Stream 2, per il quale si era impegnata a finanziare il 10% del costo totale di 9,5 miliardi di euro.
Nel 2020 Shell ha prodotto in Russia 151mila barili di petrolio al giorno (il 4,5% del totale). Gli utili derivanti dalle joint venture russe ammontano nel 2021 a 0,7 miliardi di dollari su un totale di 19,3 miliardi, mentre le attività non correnti detenute nella regione sono stimate pari a 3 miliardi, circa l'1% del totale del gruppo.
Tale decisione si tradurrà inevitabilmente in una perdita per Shell, dato che trovare acquirenti per questi asset sarà molto difficile e le valutazioni finiranno per deprimersi in maniera significativa. Rystad Energy, società di ricerca energetica, stima il valore delle attività russe di Shell in 2,8 miliardi di dollari, circa l'1,5% della sua capitalizzazione di mercato di 195 miliardi. Considerato l’impatto marginale che questa decisione avrà sul valore complessivo della società abbiamo lasciata invariata la stima del fair value.
Quella presa dal management è una scelta saggia, dato che continuare ad investire in Russia non avrebbe valso il prezzo della elevata pressione politica che questo avrebbe comportato. Inoltre, il management ha confermato la sua strategia e ha tranquillizzato gli investitori sulla sua situazione finanziaria ribadendo il piano di crescita dei dividendi e l'intenzione di restituire agli azionisti una percentuale compresa tra il 20% e il 30% del flusso di cassa operativo generato nell’esercizio.
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