Donne e lavoro, il triste primato italiano

GIORNATA MONDIALE DELLA DONNA 2022. Il tasso di occupazione femminile è il più basso nell’Ue. Intanto le aziende faticano a trovare i professionisti che cercano. Riusciranno gli investimenti del PNRR per migliorare il sistema scolastico a cambiare la situazione?

Sara Silano 07/03/2022 | 17:23
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donne

L’Italia ha il più basso livello di partecipazione delle donne alla forza lavoro di tutta l’Unione europea. E non è un triste primato dovuto alla pandemia di Covid-19, perché la situazione è così dal 2014. Inoltre, ha la più alta percentuale di persone che non vanno a scuola, non hanno un impiego e non seguono alcuna formazione, in gergo si parla di NEET (Not education, employment and training).

Tradizionalmente, il tasso di occupazione femminile in Italia è stato sotto il 60% e pari al 56,5% nel terzo trimestre 2021, un dato lontano dall’oltre 80% che si registra in Svezia o Paesi Bassi, che sono i più virtuosi. I NEET, invece, sono il 22,4% (a fine settembre 2021), una percentuale che non si trova in nessuna altra nazione dell’Ue e che si confronta con il fatto che circa un terzo delle imprese fatica a trovare le figure professionali da assumere.

Occupazione femminile in Italia e NEET

Un freno per lo sviluppo
“Questo rappresenta un limite per lo sviluppo economico e riflette in gran parte un'offerta inadeguata di servizi educativi e un'infrastruttura vecchia”, si legge in un recente report di DBRS Morningstar, curato da Carlo Capuano, vice president. “Riflette anche una qualità dell'istruzione pubblica che non riesce a fornire a molti giovani le competenze necessarie per il lavoro”.

Il governo, guidato da Mario Draghi, prevede di spendere complessivamente 17,6 miliardi di euro per migliorare il sistema di istruzione pubblico nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono programmate iniziative per gli asili e le scuole primarie, le strutture sportive, l’innovazione (scuola 4.0); oltre che investimenti in infrastrutture, formazione dei docenti e riforme del sistema.

Tempi lunghi
Riuscirà l’Italia a lasciarsi alle spalle i suoi tristi primati? Iniziative come l’aumento dei servizi educativi e delle ore di lezione possono favorire il lavoro femminile, ma non in tempi brevi, secondo i ricercatori di DBRS Morningstar. Le stime parlano di un incremento dello 0,5% dell’occupazione delle donne tra il 2024 e il 2026, tuttavia questo risultato dipenderà dal successo nelle procedure di appalto e nell’esecuzione dei lavori entro il 2024 e dalla decisione delle donne di entrare nel mercato del lavoro.

Se le aziende non trovano chi assumere
L’altra spina nel fianco dell’Italia è il disallineamento tra competenze e opportunità occupazionali. Secondo DBRS Morningstar, “i giovani mancano di quelle importanti competenze che servirebbero a un'economia manifatturiera orientata all'esportazione, come quella italiana”. La ragione potrebbe essere la carenza di iscritti agli istituti tecnici superiori (ITS o Istituti di istruzione terziaria a ciclo breve), i quali generalmente tendono ad essere più connessi con le imprese e le università, offrendo maggiori opportunità di impiego. “Il governo intende spendere 1,5 miliardi di euro con l'obiettivo di aumentare il numero di studenti del 100% dagli attuali 18.750, ma sarà fondamentale un forte coordinamento con le imprese e l'adozione di buone pratiche per replicare gli esempi di successo”, dice Capuano. “Inoltre, sarà necessario migliorare il marketing e le attività di orientamento per attirare più ragazzi. Il governo mira a completare i nuovi ITS entro il 2025 e, se questa iniziativa avrà successo, DBRS Morningstar prevede un graduale aumento degli studenti iscritti”.

Le resistenze alla riforma della scuola
Infine, le riforme del sistema scolastico sono considerate dai ricercatori un aspetto-chiave, con particolare riferimento alle pratiche di assunzione dei docenti e alla formazione. Inoltre, i salari sono bassi e ancorati all’anzianità, con conseguenze sulla motivazione e i risultati educativi. Il piano del governo prevede l'introduzione di requisiti più severi per l'esercizio della professione, la limitazione della mobilità, la formazione continua e un collegamento tra avanzamenti di carriera e performance. “Sebbene l’esecutivo intenda completare la riforma delle carriere nell'insegnamento entro giugno 2022, DBRS Morningstar prevede un complesso processo legislativo, compresi i decreti attuativi, sul quale peserà una forte resistenza interna, soprattutto se la riforma dovesse prevedere il collegamento tra carriera, aumenti di stipendio e performance”, conclude Capuano.

 

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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