Nessuno ama perdere tempo e denaro. Per semplificarmi la vita utilizzo spesso scorciatoie o regole pratiche, a volte funzionano, ma non necessariamente per sempre.
Alcune regole includono la sostituzione di cose prima che si esauriscano, come ad esempio nel caso dello shampoo. E anche nelle mie finanze cerco di seguire dei dettami pratici come "non spendere più di quanto guadagni" o "avere un fondo di emergenza di sei mesi". Non funzionano sempre allo stesso modo per tutti, ma in molti casi rappresentano un buon punto di partenza.
Il team di finanza comportamentale di Morningstar ha condotto un sondaggio negli Stati Uniti utilizzando un campione rappresentativo a livello nazionale per identificare le regole che le persone utilizzano per le loro decisioni finanziarie. Hanno trovato una correlazione negativa tra quanto sia difficile seguire queste regole e il benessere finanziario. In altre parole, più facile era per una persona prendere queste decisioni, migliori erano le sue finanze. Gli autori hanno anche riscontrato una correlazione positiva tra l'uso abituale di una regola da parte di un soggetto e il suo benessere finanziario, evidenziando il potere delle buone abitudini e la capacità che queste regole hanno nel promuovere il benessere finanziario.
Una regola che interessa molti lettori riguarda il tasso annuo di prelievo dei propri risparmi pensionistici. Il consenso generale è che esso sia pari al 4%.
Qual è la regola del 4%?
Nel 1994, il pianificatore finanziario William Bengen ha aperto la strada alla regola del tasso di prelievo sicuro scoprendo che una percentuale iniziale del 4%, con adeguamenti annuali in base all'inflazione, è un sistema "sicuro" per i nuovi pensionati. Bengen ha dimostrato che questa regola ha avuto successo nella maggior parte dei periodi di 30 anni nella storia del mercato moderno.
La regola del 4% potrebbe non funzionare...
Le regole pratiche potrebbero non funzionare per tutti. Christine Benz (Director of personal finance di Morningstar), Jeffrey Ptak (Chief Ratings Officer di Morningstar) e John Rekenthaler (Vice President of Research di Morningstar) hanno deciso di analizzare i tassi di prelievo e vedere se la regola del 4% fosse ancora valida in un periodo di bassi rendimenti obbligazionari e valutazioni azionarie elevate. Hanno pubblicato i loro risultati in una ricerca dal titolo "The State of Retirement Income: Safe Withdrawal Rates" e hanno scoperto che il tasso di prelievo del 4% dovrebbe essere abbassato al 3,3%, supponendo un portafoglio bilanciato, prelievi reali fissi su un orizzonte temporale di 30 anni e una probabilità di successo del 90% (ovvero un'alta probabilità di non esaurire i fondi nell'orizzonte temporale).
"Date le condizioni attuali, i pensionati dovranno probabilmente riconsiderare il calcolo del loro tasso di prelievo al fine di far durare i loro risparmi. La nostra ricerca rivela che i pensionati possono ottenere un tasso di prelievo iniziale e successivi più elevati se sono disposti ad adeguare alcune variabili, ad esempio tollerando un tasso di successo inferiore o rinunciando ad aggiustamenti per l'inflazione. Quelli che invece utilizzano sistemi di prelievo variabili basati sulla performance del portafoglio, ovvero prelevando meno durante le fasi di mercato ribassista e di più quando invece sono buoni, possono aumentare significativamente i loro prelievi iniziali e durante il corso della vita pensionistica”, afferma Benz.
…Ma una regola del 3,3% potrebbe andare bene
Benz, Rekenthaler e Ptak hanno utilizzato le stime di rendimento di asset class a 30 anni fornite da Morningstar Investment Management, ipotizzando rendimenti azionari compresi tra il 6% e l’11%, rendimenti obbligazionari compresi tra il 2% e il 3,5% e un’inflazione media del 2,1%, e hanno riscontrato che un tasso di prelievo iniziale del 3,3% potrebbe essere una percentuale sicura in caso di un portafoglio bilanciato.
La conclusione? Sii flessibile
Gli autori sono arrivati alla conclusione che i pensionati possono ottenere tassi di prelievo iniziale e successivi più alti se sono disposti a rinunciare a prelievi fissi per adottare un sistema variabile.
“Anche variazioni modeste, ad esempio rinunciando agli aggiustamenti dell'inflazione nel caso in cui il portafoglio abbia registrato una perdita, supportano prelievi iniziali e permanenti più elevati rispetto a un sistema di prelievo fisso. Essere disposti a fare aggiustamenti più significativi, prelevando meno quando un portafoglio ha registrato una perdita e di più quando ha chiuso in attivo, può garantire percentuali di prelievo più elevate", spiega Benz.
Tuttavia, regolare il reddito non è facile. “I sistemi variabili comportano una maggiore volatilità della spesa durante la vita pensionistica e spesso producono saldi finali più bassi rispetto a sistemi di prelievo fisso. Per questi motivi risultano essere meno attraenti per i pensionati che cercano flussi di cassa prevedibili e per quelli hanno intenzione di lasciare in dote un capitale quando saranno passati a miglior vita”, dice Benz.
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