A causa di lavori di manutenzione ordinaria la sezione Portfolio del sito non è al momento disponibile. Ci scusiamo per il disagio.

La Fed alza i tassi. E i titoli growth soffrono

La Banca centrale Usa, dicono gli analisti di Morningstar, ha preso atto che l’inflazione non è transitoria e prepara nuove strette. In situazioni del genere, le azioni orientate alla crescita sono penalizzate.

Marco Caprotti 17/03/2022 | 12:11
Facebook Twitter LinkedIn

Usa picture

La Federal Reserve prosegue con la sua strategia per combattere l’inflazione. La Banca centrale Usa ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2018 in quello che è solo il primo passo di una serie di ritocchi al rialzo del costo del denaro nel 2022.

Con l'aumento di un quarto di punto, che porta i tassi in una forchetta fra lo 0,25% e lo 0,50%, insomma, la Fed volta pagina rispetto alla crisi creata dalla pandemia che ha fatto volare l'inflazione con le strozzature alle catene di approvvigionamento.

Per ora la Banca centrale stima sette rialzi dei tassi quest'anno, incluso quello appena annunciato. Il che vuol dire che ritoccherà il costo del denaro a ogni riunione. 

La Fed ha anche detto che prevede, per quest'anno, un'inflazione al 4,3% a fronte di un Pil in crescita del 2,8% e un tasso di disoccupazione al 3,5%.

Inflazione non transitoria
Preso nota delle indicazioni, gli operatori hanno però osservato che ci sono stati alcuni cambiamenti di linguaggio nel comunicato stampa con cui la Fed ha annunciato la sua decisione. “Ha eliminato i riferimenti alla pandemia di Coronavirus e alle vaccinazioni, ha aggiunto un paragrafo che evidenzia l'incertezza e i rischi economici derivanti dall'invasione russa dell'Ucraina e ha fatto un cenno alle pressioni sui prezzi come causa dell'inflazione”, spiega Eric Compton, Senior equity analyst di Morningstar. “L'ultimo elemento è particolarmente significativo a nostro avviso, in quanto illustra esplicitamente le crescenti preoccupazioni della Fed relative a livelli di carovita costantemente elevati. Una visione diversa dalla precedente descrizione dell'inflazione come transitoria".

Secondo l’analista, in ogni caso, le politiche monetarie vanno sempre analizzate nel contesto dell'inflazione con cui si ha a che fare al momento. “Un'inflazione ben al di sopra dei tassi di interesse attuali significa che la politica resta estremamente accomodante”, spiega Compton. “Per ora non vediamo nulla che impedisca alla Fed una sana serie di rialzi dei tassi, poiché pensiamo che l'economia possa gestirla”.

I growth soffrono
Una parte degli investitori, intanto, si è preparata all’inflazione e alle decisioni della Fed, spostandosi dai titoli growth a quelli value. Un movimento visibile, ad esempio, osservando le performance delle categorie Morningstar dedicate ai fondi Usa Large cap growth e Large cap value negli ultimi anni.

Andamento categoria Usa Large cap growth e Large cap value dal 2020

Dati in euro
Fonte: Morningstar Direct

-Nel 2020, quando l’ipotesi di un rialzo dei tassi era lontana, i fondi della categoria US Large cap growth hanno guadagnato, mediamente, il 24,1% (in euro), mentre i Large cap value hanno segnato -5% circa.

-L’anno scorso, quando si è iniziato a parlare di inflazione e di possibili strette monetarie, i fondi specializzati sulla crescita sono saliti del 29,9%, ma i value li hanno superati (+35%).

-Da inizio 2022 (fino al 16 marzo), i fondi sulle azioni di valore sono in territorio leggermente positivo, mentre i growth viaggano a -14,5%.

-Nell’ultimo mese, i fondi growth hanno perso quasi il 4% mentre i value hanno segnato +1,3%.

“I titoli growth tendono a essere colpiti più duramente durante i periodi inflazionistici perché una parte significativa del loro fascino è determinata dai guadagni che riusciranno a realizzare in futuro” spiega David Sekera, head strategist per il mercato statunitense di Morningstar. "Nel momento in cui gli investitori hanno a che fare con aspettative di crescita più basse e applicano uno sconto sugli utili futuri utilizzando un tasso di interesse più alto, il valore delle azioni scende più rapidamente rispetto al resto del mercato".

Portando lo sguardo alla Borsa Usa in generale, da inizio anno l’indice Morningstar US Markets ha perso il 5,9% (+34,8% l’anno scorso). Un risultato in linea con quello del paniere Global Markets (+26,7% nel 2021).

Andamento indici Morningstar US Market e Global markets dal 2021

Dati in euro
Fonte: Morningstar Direct

Dal punto di vista delle valutazioni, attualmente, secondo il Morningstar Global Market Barometer, l’azionario Usa è sottovalutato del 7% rispetto al rapporto Price/Fair value (relativamente alle stock coperte dall’analisi Morningstar. Dati in dollari aggiornati al 15 marzo 2022). 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Leggi altre analisi sugli Usa

Clicca qui

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures