L’impennata dei prezzi energetici, causata dall’invasione russa in Ucraina ha determinato rialzi medi del 38,5% tra gli ETC (Exchange traded commodity) specializzati su petrolio e gas naturale, nel primo trimestre. La categoria, che è composta da strumenti di investimento che non sono OICR, è stata la migliore tra quelle monitorate da Morningstar. Al secondo posto troviamo i fondi azionari Brasile (+33,4%), seguiti dai comparti con focus sull’America latina. Il sub-continente beneficia dell’aumento del prezzo delle materie prime, dal momento che è tra i principali esportatori al mondo. “La regione, non solo è fisicamente lontana e meno legata commercialmente alla zona del conflitto, ma è anche più positivamente correlata con il ciclo delle commodity, tramite petrolio, metalli o prodotti agricoli”, dice Yerlan Syzdykov, responsabile mercati emergenti di Amundi. “Gli asset dell’America latina sembrano un bene rifugio, con la rilevanza delle preoccupazione geopolitiche di gran lunga superiore ai rischi politici e fiscali locali”.
Il ruolo difensivo dell’oro
Tra i fondi con i guadagni maggiori nel primo trimestre troviamo anche gli azionari energia (+24,4%) e gli ETC su metalli e materie prime in generale. Sono ben posizionati anche i comparti che investono in compagnie minerarie, oro e preziosi, oltre che sull’equity dell’Africa e del Medio oriente. Anche in questo caso, il comune denominatore è il rincaro delle commodity. Un discorso a parte, tuttavia, merita l’oro, che sembra essere tornato ad assolvere un ruolo difensivo in portafoglio, da prima che scoppiasse il conflitto tra Russia e Ucraina, a causa dell’aumento dell’inflazione. “Le quotazioni sono correlate con la probabilità che il fenomeno inflattivo non sia controllabile”, spiega Marco Mencini, gestore senior di Plenisfer Investments SGR. “L’attuale situazione è ritenuta dagli investitori difficilmente domabile attraverso scelte di politica monetaria che, se attuate, avrebbero ricadute negative sull’economia. La recente revisione al ribasso della crescita e al rialzo delle attese di inflazione formulate sia dalla banca centrale statunitense che da quella europea, hanno ulteriormente rafforzato l’interesse degli investitori verso l’oro”.
Il ritorno degli alternativi
Nel primo trimestre, registrano rendimenti positivi alcune strategie alternative, tra cui systematic trend, market neutral e macro trading, la cui caratteristica è quella di essere decorrelate dal mercato. In un report Morningstar su questi strumenti pubblicato l’anno scorso, i nostri analisti avevano anticipato che le condizioni di mercato stavano cambiando per queste strategie che a lungo hanno deluso. In effetti, la prima parte dell’anno ha segnato una svolta, in un contesto di politica monetaria meno accomodante, aumento dell’inflazione e cali azionari. Tra le categorie in luce ci sono quelle Systematic trend (sfruttano il fattore momentum), Market neutral (non hanno un’esposizione netta al mercato) e Macro trading (possono beneficiare, tra l’altro, di shock macro come quello delle materie prime).
Bond, meglio inflation-linked
Nel segmento obbligazionario, i fondi specializzati in bond agganciati all’inflazione mostrano guadagni medi dell’1,69%. Sono pochi gli altri segni più, tra cui spicca il rialzo dei comparti specializzati nel debito in valuta cinese (+2,11%), da molti considerato oggi un investimento difensivo. “La Bank of China dovrebbe continuare ad allentare i tassi per sostenere la crescita, invece di varare misure di inasprimento monetario come sta accadendo sui mercati sviluppati”, spiega Michael Walsh, strategist di T. Rowe Price. “In più, le obbligazioni cinesi stanno beneficiando dell'inclusione nei principali benchmark del reddito fisso globale”. I titoli governativi in euro non hanno rappresentato un buon rifugio nella prima parte dell’anno. “Le crescenti aspettative di inflazione hanno spinto i rendimenti obbligazionari verso l'alto e hanno portato a una correlazione più positiva tra azioni e reddito fisso, proprio nel momento sbagliato per gli investitori che cercano diversificazione”, spiega Walsh. I fondi specializzati in questa asset class hanno perso in media il 4,79% da gennaio.
Strategie azionarie in rosso
Le strategie sui mercati azionari europei registrano perdite diffuse nel primo trimestre. In particolare, i comparti sulle small cap soffrono cali medi superiori al 12%, quelli sulle large-cap growth maggiori dell’11%. Vanno meglio i fondi con focus sui titoli value e ad alto dividendo, con ribassi intorno al 4%. Gli azionari Italia segnano in media -9,66%. Sono negative anche le principali categorie equity globali, con quelle specializzate sui titoli a larga capitalizzazione value che sono riuscite a contenere di più le perdite (-0,13%). Tra i fondi dedicati a Wall Street prevale il segno meno, con l’eccezione degli strumenti sulle società orientate al valore, che sono positivi (+1,29% in euro).
Azionari Russia, fanalino di coda
In fondo alla classifica per rendimenti nel primo trimestre, troviamo gli Azionari Russia (-68,77%), molti dei quali sono stati sospesi per settimane a causa della chiusura della Borsa di Mosca. Segue l’equity sull’Europa emergente (-49,28%). Il segno meno domina anche tra le strategie specializzate sui listini cinesi, con un -14,17% per quelle con focus sulle azioni di classe A, quotate a Shanghai e Shenzhen.
Ribassi a due cifre hanno colpito anche i tecnologici (-11,68%) e il private equity (-8,3%), con quest’ultimo settore che era stato uno dei migliori nel 2021.
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