Secondo i dati Morningstar, a marzo, tra il miglior Exchange traded product (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono oltre 49 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o inversi).
Questi strumenti, essendo prodotti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo.
I Top
La Top 15 di marzo dei fondi passivi quotati in Borsa, cioè gli Exchange traded products (ETP), vede al primo posto il WisdomTree Nickel - EUR Daily Hedged, seguito dalla sua versione non coperta dal rischio di cambio. Il mese scorso, il metallo industriale (usato soprattutto come ingrediente dell’acciaio e nelle batterie dei veicoli elettrici) ha vissuto quello che in gergo tecnico viene definito uno short squeeze, una situazione innescata da un brusco rialzo nel valore di un asset che costringe gli investitori ribassisti – cioè chi aveva scommesso su di un ribasso di quello stesso asset – ad acquistarlo per evitare di perdere tutto, il che, ovviamente, spinge ancora di più il prezzo verso l’alto.
Lo scorso 8 marzo, infatti, i futures sul nichel hanno toccato il massimo storico a oltre 100.000 dollari la tonnellata, con un balzo intraday del 90%, costringendo la London Metal Exchange a sospendere le negoziazioni per una settimana e introdurre una serie di limiti agli scambi una volta riaperte.
La Russia rappresenta circa il 10% della produzione globale di nichel e i trader sono preoccupati che le forniture possano subire forti limitazioni a causa delle sanzioni occidentali su Mosca. “Il rischio che nel breve termine ci possa essere un altro short squeeze rimane alto sul mercato del nichel”, si legge in una recente nota rilasciata da S&P Global Commodity Insight, “perciò abbiamo aumentato la nostra previsione sul prezzo di questo metallo nel 2022 del 46%, a 32.868 dollari la tonnellata”.
Anche il prezzo del gas naturale continua a essere condizionato dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni geopolitiche. Gli operatori temono infatti che le forniture di gas russo (che passano in gran parte dall’Ucraina) possano essere tagliate man mano che il conflitto si intensifica o che il gas russo fornito attraverso altre rotte possa essere interrotto dalle sanzioni occidentali. Secondo molti esperti, alternative come il gas naturale liquefatto proveniente dagli Stati Uniti farebbero fatica a colmare il buco lasciato qualora le esportazioni russe venissero bloccate, oltre al fatto che i prezzi salirebbero molto.
Il rialzo generalizzato delle commodity fa bene ai Paesi esportatori, in primis al Brasile, che vede la propria valuta recuperare terreno nei confronti del dollaro, ai massimi da due anni a questa parte, e il proprio mercato azionario ampiamente sovraperformare l’insieme dei Paesi emergenti.
Mese positivo anche per le criptovalute, in particolare Altcoin, Ethereum e Bitcoin.
E i Flop
Lo scorso 4 marzo, Euronext, Borsa Italiana, Deutsche Boerse e London Stock Exchange hanno comunicato di aver sospeso le negoziazioni di diversi ETF azionari Russia fino a nuovo ordine. Una mossa arrivata dopo che tutti gli emittenti di replicanti che offrono esposizione all’equity russa sono stati costretti a fermare le negoziazioni sul mercato primario, chiuso dal 28 febbraio e parzialmente riaperto il 24 marzo. Questi ETF, quindi, non sono stati presi in considerazione per le nostre classifiche del mese.
I primi tre posti della Flop 15 sono occupati da tre replicanti dello STOXX Europe 600 Retail Index (forniti da Invesco, iShares e Lyxor). I titoli esposti al settore delle vendite al dettaglio, infatti, hanno sofferto particolarmente del sostanziale fallimento dei negoziati di pace tra Mosca e Kiev e dell’incertezza legata all’evolversi del conflitto; pesano in particolare i timori legati alle possibili conseguenze economiche delle sanzioni occidentali anche sulle economie europee.
In difficoltà anche l’equity cinese, colpito da uno dei periodi più volatili di sempre. I titoli del Dragone hanno patito la nuova ondata di casi di Coronavirus che ha scosso il Paese il mese scorso e che ha convinto le autorità di Pechino a optare per nuovi lockdown. In base alle valutazioni degli analisti di Morningstar, le azioni cinesi sono scambiate mediamente a un tasso di sconto del 30% rispetto al fair value, ma, come ci ricorda il mio collega Francesco Lavecchia, questo non è da solo un buon motivo per farsi ingolosire.
L’analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.
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