Gli italiani hanno tradizionalmente un rapporto difficile con la previdenza complementare. Da una parte c’è la consapevolezza che l’assegno dell’Inps non basterà, dall’altra c’è però spesso una specie di blocco che impedisce di compiere l’ultimo passo. Cosa manca per far sì che i risparmiatori e i lavoratori pensino al fondo pensione semplicemente come parte integrante – di lungo periodo – del proprio portafoglio finanziario e non a qualche cosa di lontano nel tempo, di cui ci si potrà occupare più tardi?
La Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha recentemente pubblicato i dati sui costi delle forme previdenziali del secondo pilastro (fondi pensione negoziali, aperti e piani individuali di risparmio). Per fare questo confronto – dal quale si evince che le forme negoziali siano le più convenienti in termini di commissioni medie – la Covip ha usato l’ISC, indicatore sintetico dei costi. È il parametro più adatto?
Ne abbiamo parlato con Nadia Vavassori, responsabile della business unit dedicata alla previdenza complementare di Amundi Sgr.
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