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Perché Musk vuole il delisting di Twitter?

Il social network americano è l'ultima di una serie di aziende che decidono di tornare a essere private. Ecco i pro e i contro di un’operazione di questo tipo.  

Sunniva Kolostyak 03/05/2022 | 10:06
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Privatisation switch

La notizia dell'acquisto di Twitter da parte del CEO di Tesla Elon Musk ha tenuto banco nelle ultime due settimane. Alla comunicazione da parte di Musk di essere salito al 9% nel capitale sociale del social media all'inizio di questa primavera è seguito l’annuncio di un accordo per l’acquisto definitivo di Twitter da parte di un'entità interamente controllata dal proprietario di Tesla per circa 44 miliardi dollari (par a 54,20 dollari per azione). Al termine di questa operazione, i piani di Musk prevedono il delisting del titolo. 

Secondo i dati di PitchBook, l'accordo tra Musk e Twitter è il più grande da quando Dell ha acquistato la società di storage di dati EMC nel 2016 al prezzo record di 67 miliardi di dollari. Anche se questo è un deal storico, non è la prima volta che Musk dichiara pubblicamente di rendere privata una società. Nel 2018, ha twittato la sua intenzione di fare lo stesso con Tesla pagando agli azionisti un prezzo di 420 dollari per azione (per un valore complessivo di 72 miliardi di dollari), ma quell'accordo fallì costringendo Musk a pagare 20 milioni di dollari alla SEC americana e a dimettersi dal consiglio di amministrazione dell’azienda. Quello, in realtà, sarebbe stato un ottimo affare per Musk, dato che ora la capitalizzazione di mercato della casa automobilistica è pari a mille miliardi di dollari.

Figura 1: Le più grandi operazioni di delisting degli ultimi 20 anni

Ma perché si sceglie di rendere privata una società? Ecco alcuni dei pro e contro di una scelta di questo tipo.

I pro
- Il vantaggio più ovvio per gli azionisti è che gli acquirenti di solito offrono un prezzo superiore a quello di Borsa (premio).
- E’ spesso più facile operare delle ristrutturazioni aziendali lontano se non si è una società quotata in Borsa. Alcune decisioni complesse legate ai dipendenti o alle strategie future, infatti, non devono essere sottoposte al vaglio degli azionisti e la società non è tenuta a riportare i risultati ogni trimestre o a pagare i dividendi.
- Un'azienda in difficoltà finanziarie può risolvere al meglio i suoi problemi, che di solito comportano un'iniezione di denaro, prima di essere rivenduta agli investitori.
- Infine, non è detto che entrare nel mercato privato sia una strada a senso unico. Gli investitori retail, infatti, a volte hanno la possibilità di tornare a essere azionisti di un’azienda ma in una nuova veste, magari come parte di un gruppo nuovo e più grande.

I contro
-Come investitore retail, probabilmente si perde la possibilità di godere della crescita futura dell'azienda.
- Le acquisizioni implicano un minor numero di titoli tra cui gli investitori possono scegliere, il che significa meno scelta per fondi, schemi pensionistici e indici. Questo è importante anche per gli income investor che si affidano alle società quotate per ottenere dei dividendi. - Da un punto di vista ESG, essere una public company comporta anche un livello di responsabilità che può migliorare il rapporto di un'azienda con i lavoratori e le comunità. Uber, ad esempio, ha dovuto aggiornare i termini e le condizioni di lavoro dei conducenti quando ha fatto il suo debutto in Borsa.
- È facile ottenere informazioni in tempo reale su quanto valgano le società quotate e cosa otterresti se le vendessi oggi. Mentre valutare le aziende private è molto più difficile perché non sono tenute a rendere pubblici i dati su vendite, profitti e prestazioni dei prodotti.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Sunniva Kolostyak  è data journalist di Morningstar

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