Spread BTP-Bund, l’impatto su ETF e fondi

Lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi si è allargato in modo significativo dopo la riunione della BCE del 9 giugno. La situazione è migliorata in seguito alla decisione dell'istituto di Francoforte di intervenire in soccorso dei Paesi più indebitati. Cosa significa per gli investitori e quanto pesa sui rendimenti.

Sara Silano 14/06/2022 | 00:10
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Euro-banconote 

Il mercato dei titoli di Stato europei sta vivendo un periodo di grande turbolenza.

Dopo la riunione della Banca centrale europea, lo scorso 9 giugno, lo spread tra BTP e Bund decennali ha continuato ad allargarsi superando abbondantemente i 240 punti.

Oggi, 15 giugno, c'è stato un calo in seguito alla decisione dell'istituto di Francoforte di intervenire in soccorso dei Paesi più fragili, utilizzando la flessibilità del PEPP (il programma di acquisto di titoli varato per contrastare i rischi per il sistema economico e finanziario derivanti dalla pandemia di Covid-19) e accelerare i lavori per uno scudo anti-spread.

“La riunione straordinaria di oggi, focalizzata sul rischio di frammentazione economica e finanziaria dell’Eurozona, ha parzialmente deluso i mercati, già scoraggiati dalla vaghezza del meeting di settimana scorsa”, dice Michele Morra, gestore di portafoglio di Moneyfarm. “La nota positiva è che però ci potrebbe essere un ulteriore strumento oltre al reinvestimento del PEPP, che non era stato giudicato sufficiente per moderare il rialzo degli spread”.

Il Buono poliennale del tesoro italiano sta subendo pesantemente la prospettiva di un rialzo dei tassi aggressivo, una revisione al ribasso delle prospettive di crescita e un maggior pessimismo sull’andamento dell’inflazione.

Strategie anti-frammentazione
Il rischio di frammentazione deriva dal fatto che la fine dei programmi di espansione monetaria (Quantitative easing) può rappresentare una minaccia per la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Con l’aumento dei tassi di interesse, i paesi più indebitati, come l’Italia, si troveranno a dover pagare interessi più elevati sui titoli di Stato, facendo lievitare ulteriormente il debito pubblico.

“L'accelerazione del completamento dello strumento anti-frammentazione suggerisce che la BCE sente ora l'esigenza di avere qualcosa di più ‘strutturale’ che permetta una trasmissione fluida del proprio orientamento politico”, afferma Annalisa Piazza, analista sui titoli a reddito fisso di MFS Investment Management. “In poche parole, la banca centrale ha bisogno di aumentare i tassi per evitare che le aspettative di inflazione si consolidino. Se la frammentazione dovesse intensificarsi ulteriormente, la normalizzazione dei tassi dovrebbe essere interrotta al più presto”.  

BCE tra lotta all’inflazione e scudo anti-spread
La BCE, dunque, si trova nella difficile situazione di dover combattere l’inflazione, che a maggio ha raggiunto l’8,1% nell’area euro, senza causare una crisi del debito sovrano dei paesi periferici.

“E’ una sfida importante per la BCE”, dice Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders. “La banca centrale ha annunciato che le sue disponibilità di titoli di Stato nell'ambito del PEPP potrebbero essere riassegnate per bloccare aumenti significativi del costo dei prestiti per i governi periferici rispetto a quelli centrali”.

Rischio debito sovrano?
Il fatto che lo spread tra BTP e Bund sia continuato a salire dopo le parole di Christine Lagarde del 9 giugno, presidente della BCE, suggerisce che gli investitori siano preoccupati di un’altra crisi del debito sovrano dopo quella del 2011.

“È ancora presto per dirlo, ma con le elezioni, considerate cruciali, che si terranno l'anno prossimo in Italia, Spagna e Grecia, il rischio politico potrebbe tornare a interferire con il modo in cui la BCE deve e può impostare la politica monetaria”, afferma Zangana.

Quello che ha ipotizzato l’istituto di Francoforte è uno “scudo parziale” a protezione degli stati periferici. “La BCE ha dichiarato che ha partire dal 1° luglio 2022 interromperà il suo programma di acquisto degli asset; tuttavia, continuerà comunque a reinvestire almeno fino alla fine del 2024”, afferma Hetal Mehta, Senior European Economist di LGIM.

“Riteniamo che, con queste mosse, l’istituto di credito speri di non dover creare un nuovo programma a supporto dell’Italia. Il fatto che i tassi d’interesse si siano mantenuti bassi negli ultimi otto anni ha permesso al Tesoro di rifinanziare il debito a costi contenuti. Il loro aumento mette in discussione la sostenibilità del debito di un paese come l’Italia e questo obbliga la banca centrale a essere molto più ‘trasparente’ circa le sue intenzioni di effettuare ulteriori rialzi”, conclude Mehta.

In calo i fondi ed ETF con focus sui titoli italiani
L’allargamento dello spread ha avuto un effetto negativo sul rendimento dei fondi e degli ETF specializzati sui titoli governativi in euro e più esposti all’Italia. L’ETF Lyxor EuroMTS 10Y Italy BTP Government bond ha perso quasi il 5% in una settimana e oltre il 20% da inizio anno, contro una performance negativa dell’11,57% in media per la categoria (al 13 giugno 2022). Il comparto replica l’andamento dell’indice FTSE MTS Target Maturity Government Bond Italy (Mid Price) che è rappresentativo dei titoli di Stato italiani con scadenza residua target di 10 anni.

Registra ribassi un po’ più contenuti l’ETF iShares Italy Government Bond, che in una settimana ha perso circa il 4% e da inizio anno il 15,68%. La differenza di performance potrebbe essere spiegata dal diverso indice preso a riferimento. In questo caso si tratta del Bloomberg Barclays Italy Treasury Bond, che è composto da un paniere di titoli di stato con interesse a tasso fisso e una vita residua di almeno un anno.

Tra i fondi attivi più esposti ai titoli di stato italiani e con dati di portafoglio aggiornati, Anima Tricolore segna -2,4% in una settimana e -14,3% da gennaio (al 10 giugno 2022). I governativi italiani rappresentano il 97,71% del portafoglio al 30 aprile 2022. Nello stesso periodo, Fideuram Rendimento ha perso l’1,93% in sette giorni e il 12,21% da inizio anno. Il peso delle obbligazioni del Belpaese è del 93,94% (al 31 maggio 2022).

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Anima Tricolore A6,55 EUR0,09Rating
Fideuram Rendimento9,68 EUR-0,79
iShares Italy Govt Bond ETF EUR Dist EUR153,72 EUR0,34Rating
Lyxor EuroMTS 10Y ITA BTP GovBdDRETFAcc  

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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