La principale responsabile dei ribassi dei mercati continua ad essere l’inflazione.
A giugno, l’indice dei prezzi dell’Eurozona ha toccato l’8,6% su base annua, un livello mai visto da quando è in vigore la moneta unica. In Italia, è schizzata all’8%, dal 6,8% di maggio. Non accadeva dal 1986 (dati Eurostat e Istat).
Tra le cause principali c’è l’incremento dei prezzi energetici, che è stato superiore al 40% negli ultimi dodici mesi. Tuttavia, la forza della domanda ha consentito alle imprese di ribaltare sui consumatori i maggiori costi per le materie prime e la produzione, per cui i rincari hanno riguardato tutti i settori, incluso quello alimentare.
Spirale prezzi-salari?
Per Alessandro Tentori, responsabile investimenti di Axa IM Italia, “non è da escludere di vedere un’inflazione a doppia cifra nei prossimi mesi, come già accade in Spagna”. D’altra parte, anche la Banca centrale europea ha ammesso che sarà più alta e per più lungo tempo.
“L’inflazione è ai massimi nella storia dell’euro, senza peraltro riscontrare ancora una significativa pressione salariale (i salari “negoziali” sono aumentati del 2,8% nel primo trimestre)”, commenta Tentori. “È quindi più che lecito domandarsi a che livelli andremmo incontro in uno scenario di spirale tra prezzi e salari. Non è solo l’outlook nel breve a preoccupare (le curve swap prezzano l’inflazione a +6,2% per i prossimi dodici mesi), ma anche quello per gli anni futuri”.
In Italia, tutti al mare?
In Italia, le persistenti tensioni sul mercato dell’energia continuano a destare preoccupazioni, nonostante gli interventi del governo che ha esteso la tassa sull’energia e i tagli ai costi fissi fino alla fine di settembre. “Questo probabilmente non sarà sufficiente a impedire che i recenti picchi dei prezzi del gas colpiscano famiglie e imprese”, afferma Paolo Pizzoli, senior economist di ING.
Poi c’è l’effetto riaperture dopo il Covid, dal momento che questa è la prima stagione turistica su larga scala dal 2019. “Pressati dall'aumento dei costi dei fattori produttivi, alberghi e ristoranti stanno rivedendo i loro listini prezzi”, dice Pizzoli. “Il reddito disponibile reale delle famiglie è sempre più sotto pressione e in tempi incerti non crediamo che queste vorranno esaurire il bacino residuo di extra-risparmio ereditato dagli anni della pandemia. Tuttavia, agendo sotto un forte vincolo di bilancio, potrebbero modificare il loro modello di consumo, passando temporaneamente dai beni durevoli a quelli non durevoli e ai servizi durante i mesi estivi”.
La volatilità dei bond
E’ inutile addolcire la pillola. Per gli investitori il trimestre aprile-giugno è stato amaro. Per la seconda volta in 40 anni sia le azioni sia le obbligazioni hanno avuto rendimenti medi negativi. Nel reddito fisso, i bond a lungo termine sono i più vulnerabili all’aumento dei tassi di interesse e hanno subito un duro colpo negli ultimi mesi. Ma gli investitori sono preoccupati anche per una possibile recessione in tempi di politiche monetarie più restrittive e questo ha un impatto sui bond sensibili alla qualità del credito.
Il risultato è stato un aumento della volatilità del mercato obbligazionario, che però non ha ancora raggiunto i livelli della grande crisi finanziaria del 2008-2009 e neppure quelli dello scoppio della pandemia. Il grafico qui sotto mostra l’andamento dal 2007 dell’indice ICE BoAML MOVE, che misura la volatilità delle opzioni negoziate sui titoli di Stato statunitensi ed è considerato un barometro del rischio del mercato obbligazionario statunitense. La media è di 82 punti, mentre valori superiori a 120 indicano “estrema paura”. Questo indicatore è il corrispondente del VIX per i mercati azionari.
La volatilità del mercato obbligazionario dal 2007
Meglio non fare gli indovini
“In uno scenario di inflazione alta, gli investitori devono accettare l’elevato grado di incertezza macroeconomica che ne consegue, nella consapevolezza che è difficile prevedere quale sarà l’esatto livello di inflazione nei prossimi mesi e che anche le banche centrali hanno avuto enormi difficoltà a non farsi sorprendere dagli sviluppi degli ultimi mesi”, suggerisce Nicolò Bragazza, senior investment analyst di MIM.
E’ meglio, dunque, prepararsi a differenti scenari (inflazione più elevata, stabile, recessione, ecc.), attraverso una diversificazione “robusta”, scegliendo classi di attività con caratteristiche non sovrapponibili, ossia che non si muovano tutte nella stessa direzione.
Vediamo due possibili scenari.
Scenario 1: I prossimi mesi saranno simili al primo semestre
I primi sei mesi dell’anno hanno mostrato chiaramente quanto sia necessario “diversificare le strategie di diversificazione”, fa notare Bragazza. “Se le obbligazioni governtive sono state considerate per anni come uno dei più efficaci strumenti di diversificazione contro la caduta dei corsi azionari, così non è stato nella prima parte di quest’anno, quando l’equity ha sofferto per la risalita dei tassi reali che ha colpito negativamente anche i titoli governativi”, dice l’analista. “Stessa sorte è toccata allo yen giapponese che è tradizionalmente una valuta rifugio in periodi di stress sul mercato. L’altra divisa rifugio, il dollaro, ha invece offerto una buona protezione, così come hanno dato ottimi rendimenti il segmento delle materie prime ed il settore energetico”.
Le valute negli ultimi 24 mesi
Scenario 2: L’economia è afflitta da una profonda recessione
“Questo scenario potrebbe ridare spazio alle obbligazioni governative come efficace strumento di diversificazione, cui potrebbero aggiungersi valute come lo yen giapponese e le azioni di società nel settore dei beni di consumo primari, che storicamente hanno offerto buoni rendimenti relativi rispetto ad altri settori più ciclici come quello energetico e tecnologico”, commenta Bragazza.
Rendimenti dei principali titoli di stato governativi decennali dal 2000 a giugno 2022
Non predire, ma preparati
Questi scenari sono solo due esempi di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, ma mostrano chiaramente come le correlazioni tra azioni, obbligazioni, valute e altre asset class possano variare in situazioni economiche e finanziarie differenti.
Come diceva il famoso investitore Howard Marks, co-fondatore di Oaktree Capital Management: “Non puoi predire. Ma puoi prepararti”.
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