È passato un altro trimestre, ma l’unica cosa che è cambiata sui listini sono i motivi di preoccupazione. Se nei primi tre mesi dell’anno l’attenzione degli investitori è stata catalizzata dalle nuove ondate di Coronavirus e dalle possibili conseguenze del conflitto in Ucraina, con il passare del tempo sono state la forte crescita dell’inflazione e la risalita dei tassi di interesse a scuotere le Borse europee. Il risultato è stato che tra aprile e giugno l’indice Morningstar Europe ha ceduto quasi il 10% (in euro) portando il passivo da inizio anno al 17%.
La buona notizia, volendo seguire il motto di Warren Buffet: “sii avido quando gli altri hanno paura”, è quella che l’equity del Vecchio continente è scontato mediamente del 17% rispetto al fair value, il valore più basso da diversi anni a questa parte e che rende l’Europa la regione più conveniente a livello globale in termini di valutazioni di Borsa. Oltre il 60% delle azioni europee coperte da Morningstar sono infatti valutate con un rating di 4 o 5 stelle.
Le occasioni di investimento
Il settore migliore, nel secondo trimestre, è stato quello energia, l’unico a registrare dei guadagni, mentre quello tecnologia è stato il peggiore con perdite superiori al 20%.
Per gli analisti, il comparto beni di consumo ciclici è uno degli osservati speciali. Solo nel secondo trimestre, il comparto ha perso oltre il 12% portando il passivo da inizio anno al 26%. “Le ragioni alla base di questo trend negativo sono logiche: inflazione e tassi di interesse più elevati si traducono per i consumatori in una contrazione della spesa per i mesi a venire. Tuttavia, le forti perdite accumulate nel 2022 hanno reso ancora più convenienti le azioni consumer cyclical. Quasi un terzo dei titoli di questo settore è valutato con rating di 5 stelle, la percentuale più alta di ogni altro settore”, dice Michael Field analista azionario di Morningstar.
Ad ogni modo, i listini potrebbero non aver toccato i loro minimi. Le crescenti preoccupazioni per una possibile fase di recessione economica potrebbero far scattare nuove vendite e dunque contrarre ulteriormente le valutazioni delle stock europee. “Gli economisti sono prudenti nel parlare di una recessione, ma sembra che gli indicatori economici globali stiano peggiorando”, aggiunge Field.
L'inflazione come opportunità
L'attenzione del mercato è per ora rivolta principalmente all’inflazione. Tutte le aziende devono fare i conti con l’aumento dei prezzi e sono quindi chiamate a gestire questa situazione, ma ci sono società che sono meglio posizionate per affrontare le conseguenze che questo fenomeno ha sul business.
Ci sono quelle che sono riuscite a costruirsi una posizione di vantaggio all’interno del proprio settore e che riescono a scaricare l’aumento dei prezzi delle materie prime sul cliente finale. Esistono anche delle industrie meno esposte all’inflazione, come quella delle telecomunicazioni, dove alcuni gestori di torri hanno contratti legati alla crescita dell’inflazione, o quella assicurativa, dove è possibile trovare delle compagnie specializzate in alcune nicchie di mercato meno esposte all’aumento dell’indice dei prezzi. E poi ci sono anche i segmenti che stanno beneficiando della crescita dell’inflazione spinta dalla lievitazione delle quotazioni delle commodity come le compagnie petrolifere o le utilities europee.
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