I listini di Tokyo non brillano, ma posizionarsi ora sull’equity del Sol levante, secondo alcuni analisti, potrebbe pagare in futuro. Da inizio anno l’indice Morningstar Japan ha ceduto il 5,6% (in euro al 26 agosto 2022), un risultato in linea con quello medio dei mercati sviluppati (come testimoniato dalla performance dell’indice Morningstar Developed Markets), ma il paese asiatico versa in un contesto politico ed economico profondamente diverso rispetto a quello delle altre regioni sviluppate come Europa e Stati Uniti.
Figura 1: Indici a confronto
Il manifatturiero pesa sulla performance del Giappone
Se guardiamo alle componenti che hanno contribuito alla performance dell’indice Morningstar Japan da inizio anno notiamo come i settori tecnologia e beni industriali siano i maggiori imputati del negativo andamento del mercato giapponese. I tecnologici hanno pagato la cattiva intonazione del comparto che, a livello globale, è stato tra i peggiori nel primo semestre, mentre le azioni del manifatturiero hanno sofferto l’effetto congiunto dell’aumento dei prezzi delle commodity e del deprezzamento dello yen nei confronti del dollaro. Questi due fattori, insieme, hanno l’effetto di comprimere i margini di profitto di quelle società che generano la maggior parte delle vendite sul mercato interno, che si approvvigionano all’estero e che trasferiscono con lentezza gli aumenti dei prezzi ai consumatori. E le aziende industriali giapponesi rispondono perfettamente a questa descrizione.
Tra le azioni che invece hanno sostenuto i listini nipponici ci sono, oltre a quelle del comparto energia e utility, che a livello globale stanno capitalizzando a loro favore la forte crescita dei prezzi del petrolio e dell’energia, anche quelle dei settori finanza e delle telecomunicazioni. Mitsubishi UFJ Financial Group, la più grande banca giapponese, e KDDI, attiva nelle industrie del mobile e della pay-TV, che pesano complessivamente per circa il 3% della capitalizzazione di mercato dell’indice Morningstar Japan, hanno guadagnato rispettivamente il 13% e il 22,6% (da inizio anno fino al 26 agosto, in euro).
Perchè essere ottiisti sul Giappone
Se la performance del mercato azionario giapponese è stata fino ad ora in linea con quella dei mercati sviluppati, ci sono elementi, secondo alcuni analisti, che potrebbero giocare a favore del mercato azionario nipponico nei mesi a venire.
“L’assassinio dell’ex-premier giapponese Shinzo Abe lo scorso 8 luglio ha avuto l’effetto di far lievitare i consensi del Partito Liberal Democratico che alle elezioni per il rinnovo della metà dei seggi della Camera Alta del Parlamento ha ottenuto la metà dei 125 seggi a disposizione. Questo risultato rafforza l’agenda del governo e in particolare due punti cruciali sul tavolo del Primo ministro, Fumio Kishida: il riavvio degli impianti nucleari, bloccati in seguito al disastro di Fukushima, e la revisione della costituzione, cosa che potrebbe portare a un aumento della spesa per la difesa. A questo si aggiunge anche il rafforzamento delle riforme economiche implementate dal governo precedente (Abenomics), che hanno prodotto un miglioramento dei margini operativi e del ritorno sul capitale delle aziende giapponesi e hanno reso le corporation molto più sensibili alla creazione di valore per gli azionisti, con dividendi e riacquisti di azioni che hanno raggiunto livelli record”, dicono gli analisti di Lazard Asset Management nel loro ultimo outlook.
Il secondo elemento che gioca a favore delle aziende giapponesi è il deprezzamento dello yen. Il cambio della valuta nipponica verso il dollaro americano è ai minimi dal luglio del 1998 e questo è un fattore positivo per la crescita dei profitti aziendali. Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg a fine maggio, le società quotate sui listini di Tokyo hanno ipotizzato un tasso di cambio yen/dollaro di 120 nella loro guidance di fine 2022, suggerendo la possibilità di utili d’esercizio superiori alle attese.
A questi aspetti di natura politica ed economica se ne aggiunge un terzo di natura finanziaria che potrebbe attirare l’interesse degli investitori: il mercato azionario giapponese è scambiato mediamente a un tasso di sconto di quasi il 20%, più alto rispetto a quello a cui sono negoziate le azioni dei listini di Wall Street e dei principali mercati azionari europei.
La Bank of Japan davanti a un bivio
Le perplessità di alcuni analisti, però, sono legate alle future mosse della Bank of Japan. “La Banca centrale del Giappone, diversamente da quanto fatto dalla Fed, ha mantenuto una politica monetaria espansiva e ha adottato una politica di acquisto proattivo di titoli di Stato al fine di mantenere i rendimenti a livelli molto bassi. Ora però si trova di fronte a un bivio: continuare su questa strada, rischiando di veder lievitare l’inflazione, o alzare i tassi di interesse con il rischio che questo impatti negativamente sulla crescita economica. Il livello dell’inflazione in Giappone è inferiore al 3%, tuttavia un'inflazione di questo tipo, attribuibile in larga parte all’ascesa dei prezzi dell'energia e dei beni agricoli, non può essere considerata sana poiché non è né il risultato di una forte crescita né di una domanda interna. A questo si aggiunge il deprezzamento dello yen. Se il cambio con il dollaro dovesse mantenersi su questi livelli potrebbe generare un aumento dell'inflazione e rallentare al contempo l'economia giapponese che fatica a ritornare ai livelli pre-Covid”, dice Olivier de Berranger, Chief Investment Officer di La Financière de l’Echiquier.
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