-Con l’aumento dei tassi di interesse, i prezzi delle obbligazioni in circolazione scendono.
-I fondi obbligazionari a lungo termine hanno sofferto di più dall’inizio dell’anno.
-Il reddito fisso aiuta a controllare i rischi di portafoglio, anche quanto i tassi salgono.
Con l’inflazione che è diventata il nemico numero uno, sono in molti ad attendere ulteriori rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea (BCE) nei prossimi mesi, a partire dalla riunione dell’8 settembre.
Dopo una prima parte dell’anno di rendimenti generalmente negativi, gli investitori in fondi obbligazionari si trovano ad affrontare nuove sfide in autunno.
Gli ultimi dati Eurostat rivelano che l’inflazione ad agosto è cresciuta del 9,1% su base annua nei 19 paesi che adottano l’euro. Si tratta del livello più elevato da quando è nata la moneta unica nel 1999. Solo un anno fa, il caro-vita segnava +2,2%.
I prezzi energetici restano uno dei fattori determinanti la dinamica inflattiva e la recente impennata delle quotazioni del gas, dopo che la compagnia russa Gazprom ha annunciato nuove interruzioni alle forniture per manutenzioni al gasdotto Nord Stream, fa aumentare le preoccupazioni per gli sviluppi futuri.
La BCE ha aumentato i tassi di interesse di 50 punti base nella riunione del 21 luglio, anticipando che nei prossimi meeting del consiglio direttivo sarebbe stata “opportuna” un’ulteriore normalizzazione al fine di conseguire l’obiettivo del 2% di inflazione nel breve termine.
Quale sarà l’impatto sui fondi obbligazionari?
L’aumento dei tassi di interesse fa sì che gli investitori possano acquistare nuove emissioni obbligazionarie che hanno rendimenti maggiori di quelle in circolazione. Di conseguenza, i prezzi di queste ultime scendono. Tuttavia, se il bond viene tenuto fino a scadenza, verrà rimborsato dall’emittente alla pari e il sottoscrittore potrà investire il ricavato in nuove obbligazioni con rendimenti superiori. Per questa ragione, è difficile che il reddito fisso soffra perdite per due o più anni consecutivi.
I gestori di fondi obbligazionari, che hanno in portafoglio emissioni con differenti scadenze, generalmente tendono a investire i ricavi in nuovi bond che hanno tassi di interesse superiori e quindi migliorano le performance future.
In ogni caso, l’impatto dell’aumento dei tassi non è uguale per tutte le obbligazioni e i fondi che investono in esse.
Quando i tassi di interesse salgono, i fondi obbligazionari a lungo termine tendono ad essere i più penalizzati. Dall’inizio dell’anno la categoria Euro bond long term ha perso quasi il 25% e quella dei governativi in euro l’11,09% (al 30 agosto).
Per contro, i fondi a breve termine sono meno influenzati dal rialzo dei tassi. Da gennaio 2022, gli Euro government bond – short term perdono l’1,85% e gli Euro ulta-short term bond l’1,46%.
Tempi incerti
In futuro, il percorso della BCE sembra tracciato e quindi gli investitori devono aspettarsi ulteriori aumenti dei tassi, anche se la presidente Christine Lagarde, a luglio, non ha fornito indizi sull’entità e il numero di incrementi futuri. In un contesto economico complicato, è difficile, anche per i banchieri centrali, fare previsioni sull’andamento dell’inflazione e quindi sull’efficacia delle decisioni di politica monetaria per raffreddare i prezzi. Gli investitori devono essere pronti a ulteriori fasi di debolezza nei loro portafogli obbligazionari.
In effetti, i sottoscrittori di fondi non amano particolarmente il reddito fisso quest’anno. Secondo i dati Morningstar, nei primi sette mesi del 2022, l’asset class ha subito riscatti per oltre 88 miliardi di euro in tutto il Vecchio continente, di cui 2,34 miliardi nel solo mese di luglio.
Meglio non abbandonare i bond
Abbandonare i bond, tuttavia, potrebbe non essere una buona strategia. “Anche in periodi di rialzo dei tassi di interesse, possono aiutare a controllare il rischio”, afferma Amy C. Arnott, portfolio strategist di Morningstar.
La ragione è che le obbligazioni sono strutturalmente diverse dalle azioni. I bond sono titoli di debito che danno il diritto di ricevere una cedola per il denaro che si è prestato, oltre alla restituzione del capitale a scadenza. Le azioni, invece, permettono di partecipare al capitale sociale di un’azienda e l’investitore può ottenere un dividendo, ma questo è discrezionale.
“Le obbligazioni hanno in genere una performance molto più stabile rispetto alle azioni”, spiega Arnott. “Dal 1926, ad esempio, le azioni hanno subito 119 trimestri di rendimenti negativi. In circa due terzi di questi periodi, i bond hanno registrato rendimenti positivi. Inoltre, l'entità delle perdite per le obbligazioni è stata in genere molto più contenuta”.
Perdite di azioni e obbligazioni a confronto dal 1926
Le obbligazioni, inoltre, mostrano storicamente una minore correlazione con le azioni rispetto ad altre asset class, anche nei periodi di rialzo dei tassi di interesse. Le analisi Morningstar in fasi di stress mostrano che raramente la correlazione è salita sopra lo 0,6 ed è accaduto nelle fasi più acute dell’inflazione e/o dell’aumento dei saggi di riferimento.
Come scegliere i fondi obbligazionari
Nel decidere quale sia la migliore allocazione obbligazionaria, un investitore farebbe bene ad abbandonare l’idea di prevedere le tendenze future di inflazione e tassi di interesse e concentrarsi sulle proprie esigenze finanziarie.
“Se avete spese a breve termine o siete in pensione e pensate di dover attingere al vostro portafoglio entro due anni, il mio suggerimento è di rimanere liquidi, senza correre rischi legati ai tassi d'interesse, anche se dovete mettere in conto che il valore sarà un po’ eroso dall’inflazione”, suggerisce Christine Benz, direttore della finanza personale di Morningstar.
“Se pensate di dover smobilizzare i vostri fondi entro due-cinque anni, ad esempio, potreste considerare le obbligazioni a breve termine, che sono molto meno sensibili ai tassi d'interesse”.
“Infine, se il vostro orizzonte temporale è di 5-10 anni, potrete considerare i fondi obbligazionari a medio-lungo termine, che in quell’intervallo dovrebbero probabilmente essere tornati in territorio positivo”, conclude Benz.
Almeno, questo è quello che suggeriscono i dati storici, mentre il futuro è tutto da scrivere e nessuno ha la sfera di cristallo.
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