Debito pubblico fardello, ma il rapporto col PIL è in discesa

Secondo Maurizio Mazziero i margini di manovra per un eventuale scostamento di bilancio sono limitati, date le ingenti spese già affrontate negli ultimi due anni. La crescita economica migliore del previsto, però, aiuta i nostri conti. E le “scommesse” contro i BTP non dovrebbero destare preoccupazione.

Valerio Baselli 19/09/2022 | 09:04
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono Valerio Baselli, oggi mi trovo in compagnia di Maurizio Mazziero, analista finanziario, fondatore della Mazziero Research, e autore di un dettagliatissimo rapporto trimestrale sui dati economici italiani. Maurizio, ben ritrovato.

Maurizio Mazziero: Buongiorno Valerio, buongiorno a tutti.

Baselli: Le economie europee hanno dovuto affrontare in poco più di due anni prima la pandemia e ora questa tragica crisi energetica. I Paesi con conti pubblici molto fragili come l’Italia sono i più esposti a questi venti contrari. In queste settimane di campagna elettorale si è tornati a parlare di un possibile scostamento di bilancio. Prima di discuterne, vorrei però avere da te la fotografia attuale delle finanze pubbliche italiane. Quel è stata l’evoluzione del debito pubblico negli ultimi 2-3 anni e come siamo messi ora?

Mazziero: Il debito è in costante crescita, siamo sui record storici, oltre i 2.770 miliardi. Da qui ai prossimi mesi dovrebbe scendere, ma questa è la dinamica usuale che avviene ogni anno. Quello che conta è che il rapporto debito/PIL diminuirà: nel 2021 siamo andati oltre il 150% e ora stiamo per andare al di sotto di questa soglia, grazie alla crescita. Tutto sommato abbiamo una buona crescita, anche superiore a quella dei nostri partner europei e pur con un rallentamento che potrebbe esserci nel quarto trimestre di quest’anno riusciremo ad archiviare una crescita intorno al 3% nel 2022, mentre l’anno prossimo sarà più complicato.

Baselli: Alla luce di questi dati, quale margine di manovra abbiamo, se ce lo abbiamo, riguardo a un eventuale intervento atto a prevenire una nuova crisi dovuta a questi prezzi energetici?

Mazziero: Consideriamo che l’Italia proviene da due anni in cui ha speso già molto per fronteggiare il Covid. Ha accumulato un debito aggiuntivo di 163 miliardi nel 2020 e di 105 miliardi nel 2021. Inoltre, in questo momento sono già presenti degli interventi per calmierare i costi dell’energia che costano molto in termini di mancato gettito. Pensiamo all’Iva sulle bollette che è scontata, alle accise sui carburanti che sono scontati, quindi di fatto ci troviamo con dei margini di manovra che sono piuttosto limitati. Qui occorre agire in un altro modo. Dobbiamo cercare di approvvigionarsi di gas, cosa che comunque stiamo facendo.

Baselli: Ha fatto molto scalpore un articolo del Financial Times in cui sostanzialmente si afferma che gli hedge funds globali abbiano in portafoglio delle posizioni corte (short) sul debito italiano per circa 40 miliardi di euro, il più alto livello dal 2008. Cioè che stiano scommettendo contro i titoli di Stato italiani. Qual è l’idea che ti sei fatto di questa notizia e come vedi tu la situazione a pochi giorni dal voto?

Mazziero: Direi che è una cosa che rientra nella normalità e per le dimensioni, 40 miliardi, non genera particolari allarmi per il momento. Questa notizia va considerata in due modi che sono slegati tra loro. Il primo è che l’Italia ha un elevato debito, la BCE sta alzando i tassi e questo va ad aumentare la spesa per interessi, che limita lo spazio per altri interventi. Inoltre, non ci sono più gli acquisti da parte della BCE e un ipotetico intervento dello scudo anti-spread è soggetto a delle condizionalità. Quindi è chiaro che l’Italia, tra i grandi Paesi dell’Eurozona, rappresenta l’anello debole economico ed è normale la scommessa degli hedge funds.

Il secondo aspetto è un po’ più tecnico, che esula dal fatto di scommettere contro l’Italia. La struttura delle quotazioni dei futures sui Bund o sugli BTP, sui bond governativi in genere, penalizza chi va short e la penalizzazione è tanto maggiore tanto è più basso il rendimento del titolo di Stato. Cosa voglio dire? Che andare short di Bund è molto più penalizzante che andare short di BTP, proprio perché il Bund ha un rendimento molto più basso di quello del BTP. Quindi di fatto il BTP diventa il punto di riferimento per andare short, il che non è nient’altro che fare delle coperture per eventuali ulteriori aumenti dei tassi d’interesse. Da questo punto di vista è quindi una cosa abbastanza fisiologica. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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