L’Italia potrebbe diventare hub del gas nel Mediterraneo

Per Maurizio Mazziero, l’attuale crisi energetica è figlia della poca visione politica europea. L’Italia sta facendo tutto il possibile per aumentare l’approvvigionamento di gas, ma per il futuro serve uno sviluppo dei terminali di rigassificazione. Chi ha in portafoglio ETC sulle commodity energetiche potrebbe prendere profitto. 

Valerio Baselli 20/09/2022 | 08:29
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Sono Valerio Baselli, oggi mi trovo in compagnia di Maurizio Mazziero, analista, esperto di materie prime e fondatore della Mazziero Research. Maurizio, ben ritrovato.

Maurizio Mazziero: Buongiorno Valerio, buongiorno a tutti.

Baselli: Da diversi mesi l’Europa si trova stretta nella morsa della più grande crisi energetica dagli anni ’70 a questa parte. In maniera rapida, ci potresti spiegare come siamo arrivati a questa situazione dal tuo punto di vista?

Mazziero: Di fatto questo è il risultato di numerosi anni di scarsa visione, di scarsi investimenti nell’energia, da parte di tutta l’Europa. Ci si è limitati a fare quello che era più facile e così si è caduti nelle braccia della Russia. Ancor peggio è andata all’Italia, perché innanzitutto proveniva da un abbandono unilaterale del nucleare e poi c’è stato il mancato realizzo di una serie di rigassificatori che erano in programma. Per fortuna abbiamo il TAP, quel gasdotto che arriva dall’Azerbaigian e che giunge a Melendugno, in provincia di Brindisi. E poi i rigassificatori stanno adesso funzionando quasi al massimo, quindi stiamo rincorrendo gli eventi per raddrizzare questa situazione.

I rialzi del gas non sono solo legati al conflitto tra Russia e Ucraina, ma sono iniziati ben prima, a ottobre 2021, a causa del fatto che c’era una forte richiesta di energia da parte dell’Asia e quindi anche le navi che provenivano da Stati Uniti o altre parti venivano dirottate dall’Europa all’Asia. Questo ha fatto cominciare a crescere i prezzi dell’energia.

Baselli: Lo scorso 9 settembre il consiglio straordinario UE sull’energia non ha prodotto grandi risultati, anzi. Ne è stato convocato un altro per il 30 settembre. L’Italia è forse il Paese più esposto a questa crisi, lo è anche la Germania, che però ha un’economia molto più solida e una capacità di spesa decisamente maggiore di noi. Che cosa si può fare ora, adesso, per quantomeno metterci una pezza? E invece quali sarebbero le strategie da perseguire per garantirsi un maggior equilibrio nei prossimi anni?

Mazziero: Tutto sommato in questo momento non va poi così male. Quel che si poteva fare lo si sta facendo. Abbiamo un riempimento degli stoccaggi intorno all’86%, il problema è che questa quantità di stoccaggio equivale al 21% del consumo annuale. I terminali di rigassificazione stanno lavorando alla capacità massima e Snam ha acquistato tre nuovi terminali su nave che però entreranno in funzione l’anno prossimo. Quindi, se l’inverno sarà mite potremmo farcela, certo siamo di fronte a degli interventi di emergenza, mentre dobbiamo rendere più strutturale questo sviluppo. A mio modo di vedere, lo sviluppo è proprio sui terminali di rigassificazione e addirittura noi potremmo diventare un hub del gas nel Mediterraneo che potrebbe servire l’intera Europa, o almeno il centro Europa.

Baselli: Mettiamoci ora nei panni di un investitore. In un periodo molto difficile per praticamente tutte le asset class, chi ha avuto la saggezza o la fortuna di tenersi in portafoglio attività legate alle materie prime e in particolare alle materie prime energetiche, ha incassato dei rendimenti da capogiro, con gli ETF sul gas naturale che non sono lontani dal 200% di performance dall’inizio dell’anno. E ora? Quali potrebbero essere le mosse che tu ti sentiresti di consigliare agli investitori che guardano al mondo delle commodity?

Mazziero: Il rialzo delle materie prime non è finito, ma la fase esplosiva è alle spalle, già adesso si vedono su diverse materie prime dei segni di arretramento. Teniamo anche conto che gli ETC su gas naturale replicano la performance del gas statunitense, quello chiamato Henry Hub. Che di fatto ha un trascinamento sulla situazione europea, ma è soggetto a delle dinamiche differenti.

Quindi, per chi è investito direttamente in commodity tramite ETC forse sarebbe consigliabile ridurre l’esposizione e prendere profitto. Per chi è invece investito tramite fondi o singole azioni in aziende che lavorano con le materie di base le situazioni andrebbero viste caso per caso. In questo momento su questo comparto è arrivata l’ora di diventare molto molto selettivi.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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