Gli investitori sono tornati sui fondi obbligazionari, dopo i pesanti deflussi della prima parte del 2022.
Secondo i dati Morningstar, la raccolta netta in Europa è stata di 10 miliardi di euro. Gli investitori hanno puntato soprattutto su obbligazionari corporate in euro, global bond che coprono l’esposizione valutaria in dollari (USD hedged), governativi in euro e obbligazionari mercati emergenti.
“Gli investitori probabilmente considerano il reddito fisso di qualità un’attività finanziaria più adatta delle azioni per resistere a un’eventuale recessione, in un contesto di tassi di interesse in salita su entrambe le sponde dell’Atlantico”, spiega Valerio Baselli, autore del report mensile sui flussi di raccolta dei fondi europei di Morningstar.
I bond tornano attraenti
Il dato positivo di raccolta dei fondi obbligazionari ad agosto non era affatto scontato, dal momento che il reddito fisso ha vissuto uno dei periodi peggiori della sua storia nella prima parte del 2022, perché le banche centrali hanno aumentato in modo aggressivo i tassi di interesse per combattere l’inflazione. Tuttavia, la mossa degli investitori ha una sua logica.
“Il rapido e netto repricing del mercato ha fatto aumentare i rendimenti, creando un punto di ingresso interessante per gli investitori”, dice Flavio Carpenzano, Investment Director di Capital Group.
“I rendimenti, spesso considerati un indicatore dei potenziali ritorni futuri, sono nettamente superiori ai minimi degli ultimi anni. In prospettiva, gli investitori hanno ora la possibilità di realizzare un reddito più significativo dalle obbligazioni di quanto non sia avvenuto nel recente passato”, spiega Carpenzano.
Performance passate e future
Nella prima parte dell’anno, le obbligazioni non sono state in grado di attutire le perdite derivanti dall’aumento dei tassi di interesse perché gli incrementi sono stati ampi, rapidi e partivano da livelli molto bassi. I fondi obbligazionari governativi e corporate in euro hanno perso oltre il 10% tra gennaio e giugno. I comparti specializzati sui Treasury americani hanno lasciato sul terreno più del 9% in valuta locale, e quelli sulle emissioni societarie in dollari il 14%.
Nel terzo trimestre, le performance medie di queste categorie obbligazionarie continuano a mostrare il segno meno. I governativi in euro e dollari perdono in media oltre 4% (in valuta base), i corporate in euro intorno al 3% e quelli in dollari oltre il 5% (al 28 settembre).
Gli investitori obbligazionari, tuttavia, tendono a guardare avanti. In prospettiva, ci sono due aspetti da considerare: il proseguimento dei rialzi dei tassi e le probabilità di recessione.
Ancora rialzi dei tassi
Il mercato sconta ulteriori strette, anche se in modo differente tra Stati Uniti ed Europa.
“I mercati stanno ora scontando la possibilità che i tassi d’interesse statunitensi raggiungano il picco intorno a quota 3,9% a marzo (dal 2,25-2,5% attuale) per poi essere tagliati nuovamente entro la fine del prossimo anno”, si legge nel Barometro di settembre di Pictet asset management.
Nell’area euro, invece, la stretta monetaria potrebbe essere più aggressiva di quanto ipotizzato solo pochi mesi fa dai mercati. “È probabile che il forte e progressivo aumento dei prezzi dell'energia spinga ancora più in alto il livello di inflazione della regione. Prima della decisione di settembre, i mercati scontavano una stretta complessiva di 135 punti base per il resto dell'anno: 35 punti base in più rispetto al mese precedente”, spiegano da Pictet AM.
I pericoli di recessione
Rispetto a qualche mese fa, il pericolo di recessione è molto più che un’ipotesi.
Dopo l’ultima riunione trimestrale sugli investimenti effettuata il 14 settembre 2022, il team di reddito fisso di J.P. Morgan asset management ha modificato “a recessione lo scenario di base (probabilità del 50%) per la direzione del sentiment di mercato nei prossimi tre-sei mesi”.
“Riteniamo che le banche centrali continueranno a innalzare i tassi fino a quando la crescita non rallenterà abbastanza da consentire di contenere un’inflazione elevata come mai si era vista. Ma, cosa più importante, ci aspettiamo che questa recessione sia determinata dalle politiche delle banche centrali e non da un eccessivo indebitamento di consumatori o aziende”, si legge nella nota di J.P Morgan AM.
Anche Amundi dipinge uno scenario recessivo.
“Prevediamo una recessione in inverno nell'Eurozona a causa dell'aumento del costo della vita, in particolare dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari, che inciderà sulla domanda dei consumatori”, ammette Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer di Amundi.
Le mosse delle case di gestione
In questo scenario, come devono comportarsi gli investitori nel reddito fisso?
“Preferiamo detenere posizioni corte di duration sui titoli di Stato, soprattutto nel segmento a breve della curva dei rendimenti, in quanto le continue misure di inasprimento monetario dovrebbero far salire i rendimenti”, fanno sapere da J.P. Morgan AM.
La prospettiva di un rallentamento della politica restrittiva da parte della Federal Reserve nel 2023 è il motivo principale per cui i Treasury USA sono la maggior posizione di sovrappeso di Pictet AM nel segmento obbligazionario. “L'asset class è inoltre sostenuta dal suo status di bene rifugio, in un momento in cui gli indicatori anticipatori globali sono in ulteriore calo”.
Capital Group mette l’accento sul fatto che probabilmente l’inflazione rimarrà elevata fino al 2023. “Di conseguenza, è importante concentrarsi su strategie che siano in grado di offrire solidi fondamentali e un rendimento reale ancora positivo. Da questo punto di vista, asset class come le obbligazioni corporate high yield e il debito dei mercati emergenti potrebbero offrire una maggiore protezione dall’inflazione all’attuale livello di rendimento”, spiega Carpenzano.
Per Mark Dove, Junior Credit Portfolio Manager di Federated Hermes, con una recessione globale che sembra sempre più probabile nel prossimo futuro, il credito investment grade appare interessante sulla base dei rendimenti corretti per il rischio.
Le aspettative sul percorso di rialzo dei tassi d'interesse e il suo effetto sui mercati del reddito fisso hanno spinto i rendimenti di questo tipo di obbligazioni sia negli Stati Uniti sia in Europa. “Per quanto riguarda il rischio, invece, la volatilità a 12 mesi dell’indice S&P è 7,4 volte superiore a quella dei corporate investment grade a breve scadenza, nonostante i livelli record di volatilità registrati quest'anno sui mercati del reddito fisso”, conclude Dove.
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