-Le donne rappresentano in media il 37% nei Cda delle banche europee e appena il 26% nelle posizioni manageriali.
-Solo cinque banche su 43 hanno un amministratore delegato donna.
-L’incremento di donne che gestiscono fondi è stato statisticamente irrilevante negli ultimi anni.
Tante parole e pochi fatti. Può essere riassunta così la situazione delle donne nell’industria finanziaria.
Molte banche e società di gestione hanno varato programmi sulla diversità, equità e inclusione (DEI) ambiziosi, ma i risultati sono deludenti.
Secondo uno studio di DBRS Morningstar, su un campione di 43 banche europee, le donne rappresentano in media il 37% nei consigli di amministrazione e la percentuale scende al 26% nei ruoli manageriali (dati al 2021). Solo cinque istituti di credito – tutti nei paesi del nord Europa, avevano l’anno scorso un amministratore delegato di sesso femminile: DNB (Norvegia), Handelsbanken (SHB Svezia), Bank of Ireland (BIRG Irlanda), NatWest (NWG) e Nationwide (NBS Regno Unito).
“Le quote di genere possono aver contribuito ad aumentare la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione, ma le posizioni manageriali e decisionali continuano ad essere in mano agli uomini”, commenta Charlotte Cervin, senior analyst di DBRS Morningstar.
La presenza femminile e maschile nei consigli di amministrazione e nei ruoli manageriali delle banche europee (2021)
A passo lento
Le normative adottate in diversi Paesi per aumentare la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle banche hanno prodotto risultati positivi, ma non sufficienti. Tra il 2020 e il 2021, la percentuale di donne è passata in media dal 35% al 37%. Era del 22% nel 2014.
Alcune nazioni, in particolare quelle nordiche, hanno numeri migliori. Per esempio, in Danimarca la quota femminile nei Cda è del 55%, in Norvegia del 50% e in Svezia del 48%. In Italia, è del 38%, di poco superiore alla media europea. Il fanalino di coda in Europa sono la Germania e il Portogallo con rispettivamente il 29% e il 23%.
Leadership maschili
Se nei consigli di amministrazione la situazione è leggermente migliorata, resta, invece, un gran lavoro da fare per i ruoli di leadership. Salvo poche eccezioni, i dati fanno impallidire. In Italia, la presenza di donne nei team dirigenziali delle banche è appena del 17%. In Germania è del 16% e in Spagna del 14%.
“Solo cinque banche del nostro campione hanno il 40% o più di donne nei ruoli dirigenziali”, dice Cervin. “Nationwide è quella con il numero più alto (67%), seguita da DNB e Rabobank (50%). È interessante notare che sia Nationwide che DNB sono due delle cinque banche che hanno un amministratore delegato donna, il che suggerisce che le società impegnate nel promuovere un maggior numero di donne in posti di leadership, hanno anche più probabilità di nominare un amministratore delegato di sesso femminile”.
Presenza media delle donne nei Cda e nei ruoli dirigenziali delle banche europee (2021)
Nelle banche europee le cariche più alte restano fermamente in mano agli uomini con pochissime eccezioni. Su 43 istituti di credito esaminati da DBRS Morningstar, solo cinque hanno un amministratore delegato donna e quattro “una” presidente del Cda. Tra queste ultime, c’è anche Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS) con Maria Patrizia Grieco, che ha assunto la carica nel maggio 2020.
Donne e rating creditizio delle banche
Diversi studi mostrano che alti livelli di diversità di genere sul posto di lavoro creano un ambiente più innovativo e aumentano l'impegno dei dipendenti. Ci sono anche alcune evidenze che la diversity migliori i risultati finanziari. L’analisi di DBRS Morningstar aggiunge un ulteriore tassello a questa narrativa.
“Abbiamo notato una correlazione positiva tra la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione e il rating creditizio delle banche nel campione”, dice Cervin. “Tendenze simili sono state riscontrate considerando la quota di donne nei ruoli dirigenziali. Tuttavia, è importante notare che il numero limitato di banche analizzate non consente di giungere a conclusioni in merito alla causalità”.
Poche donne nella gestione dei fondi
Non sono solo le banche ad essere dominate dagli uomini. Anche l’industria del risparmio gestito fatica a fare passi in avanti nella direzione di una maggiore equità di genere. Secondo l’ultimo Alpha Female Report di Citywire, che ha analizzato un universo di 17.554 gestori di portafoglio nel mondo, la percentuale di donne è passata dall’11,8% del 2021 al 12% del 2022, un incremento statisticamente irrilevante. Rispetto agli anni scorsi, il rapporto segnala un rallentamento nella crescita di posizioni femminili nel settore dell’asset management.
Nonostante le iniziative e le campagne sulla diversity delle società di gestione, dal 2016 ad oggi è cambiato ben poco: le donne fund manager sono aumentate di un magro 1,7%. E la tendenza non è incoraggiante: solo il 10% dei fondi che hanno debuttato negli ultimi dodici mesi è stato affidato a una donna.
A livello geografico, l’Italia, la Spagna, Hong Kong e Taiwan sono gli unici mercati con più del 20% di donne-gestori. Altri mercati rilevanti per gli investitori italiani, come quello lussemburghese o irlandese, hanno percentuali di poco superiori al 10%. Importanti aree come gli Stati Uniti e il Regno Unito si fermano rispettivamente all’11% e al 12%. La Germania è tra i peggiori per partecipazione femminile alla gestione dei portafogli con il 6%.
Una sfida non ancora vinta
Abbiamo più volte scritto che le quote rosa nei Cda non sono sufficienti a creare ambienti più inclusivi, perché i board sono lontani dalla vita quotidiana di un’azienda. La ricerca Morningstar mostra che è molto più importante la presenza di donne in ruoli dirigenziali per favorire equi percorsi di carriera e aumentare la probabilità di trattenere i talenti.
Purtroppo, gli ultimi dati sulla partecipazione femminile nell’industria finanziaria, indicano chiaramente che la gender diversity rimane una grande sfida nel settore e molto lavoro deve essere ancora fatto.
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